Renato Zero: «Fare il cantante non è un mestiere improvvisato»
Alla vigilia del nuovo tour in partenza il 7 marzo l'artista parla della responsabilità che ogni artista si assume quando va in scena
Dopo aver celebrato i suoi 70 anni (con due anni di ritardo a causa del Covid) e i 55 di carriera con sei concerti-evento sold out da oltre 100.000 spettatori al Circo Massimo, Renato Zero è pronto per una nuova avventura live con "Zero a Zero - Una sfida in musica", la tournée nei palasport prodotta da Tattica e in partenza da Firenze il 7 marzo. Una “sfida in musica” di ventitré concerti in dieci palasport (Firenze, Conegliano, Torino, Mantova, Bologna, Pesaro, Milano, Livorno, Eboli, Roma), con numerose repliche nelle più importanti città e la sua Roma a chiudere il cerchio, per emozionare fan vecchi e nuovi con i brani che hanno segnato intere generazioni, senza risparmiare novità e grandi sorprese. «Non anticipo nulla - ha dichiarato Zero alla stampa - ma in occasione di questo tour succederà qualcosa di importante tra Renato e Zero. Quando abbiamo un ospite a casa ci abituiamo a lui alle sue abitudini, anche se russa, parla o mangia troppo. Poi ad un certo punto ti trovi a un bivio e ti chiedi se sopportarlo ancora oppure poterne fare a meno».
Un rapporto, quello con il palco, che per il cantautore romano ha sempre un sapore speciale: «Io sono molto sempre sereno. Il camerino è la mia sacrestia perché è dove mi concentro e mi preparo. Il palco, invece, è la verifica costante che non sono cambiato, che non ho tradito e che mi piace sempre incontrare il mio pubblico». Renato si rattrista quando ricorda gli amici che non ci sono più: «Penso ad Alberto Radius, uno della carboneria della musica italiana. Mi viene in mente Vittorio De Scalzi che persino Sanremo ha dimenticato. Penso a Claudia Arvati, la mia corista che non c’è più».
A proposito di Sanremo, Zero non risparmia critiche ad alcuni artisti, ma soprattutto a chi li ha selezionati e portati su un palco così impegnativo: «Una volta c'erano tantissimi esperti nelle case discografiche, che ti davano i giusti consigli e ti aiutavano a trovare la tua strada artistica da percorrere, con i tempi giusti. Oggi non è colpa di Rosa Chemical o di altri ragazzi, che sono sempre da assolvere... La colpa è invece di chi pensa che fare il cantante sia un mestiere improvvisato e che non ci sia una responsabilità nell'andare in scena davanti al pubblico, teatrale o televisivo. Sapete come ho scoperto la verdura io? Sul palco, quando me la tiravano in faccia nei concerti. Ripeto: non è colpa loro ma di un mondo, politica compresa, che ha lasciato indietro questi ragazzi, spesso ridotti a scatole vuote». A proposito della sua mancata partecipazione come ospite di Sanremo e della sua presenza a C'è posta per te su Canale 5, Zero ha voluto fare chiarezza:
«Ero stato interpellato da Amadeus per Sanremo, ma prima di andare al Festival devi preparare tutta l'artiglieria, mentre per andare da Maria basta indossare un 'tailleurino' e una scarpetta lucida con il tacco, è meno impegnativo. Se il prossimo anno sarò nuovamente invitato ad andare al Festival di Sanremo, ci farò un pensierino». Il tour di "Zero a Zero" ha un significato speciale per Renato: «Per me è il momento di chiudere un po' di conti e confrontarmi con me stesso, guardarmi dentro e fare i conti anche con quella trasgressione che mi è stata imputata e che ho accettato come abito. Quell'accezione mi ha permesso di guardarmi continuamente dentro e di voler essere sempre credibile». Zero ha spiegato, infine, qual è il suo ruolo che sente più vicino al suo sentire: «Non voglio essere un cantante ma un interprete di vita, sentimenti, disagi e amicizia. La mia, però, è una solitudine attiva, che mi fa lavorare e che probabilmente ha anche un sindacato tutto suo».