Pinguini Tattici Nucleari: eccezionali perché straordinariamente normali
Prandoni/Ufficio stampa Astarte Agency
Musica

Pinguini Tattici Nucleari: eccezionali perché straordinariamente normali

La band della provincia bergamasca, che ha venduto mezzo milione di biglietti per il tour negli stadi, si è esibita in due concerti sold out allo Stadio Olimpico di Roma. Il segreto del successo del gruppo capitanato da Riccardo Zanotti

L'estate 2023, dal punto di vista della musica italiana, sarà ricordata per il boom dei concerti negli stadi. Un successo di pubblico che non stupisce affatto per artisti di lungo corso come Vasco Rossi, Ligabue e Pooh o per solisti con vent'anni di successi alle spalle come Tiziano Ferro e Marco Mengoni, mentre è più sorprendente per i giovani Ultimo, Maneskin e Pinguini Tattici Nucleari, i veri trionfatori di questa torrida stagione live nei grandi spazi all'aperto. Mentre i successi del cantautore di San Basilio e della rock band romana sono quasi esclusivamente frutto degli ultimi 3-4 anni, segnati inevitabilmente dalla pandemia, il percorso dei Pinguini Tattici Nucleari, più lento e graduale, parte dal 2010, quando, nella provincia bergamasca, sei amici con la passione per la musica fondano una band indie rock che ha percorso tutte le strade della gavetta, senza poter contare, agli esordi, sulla leva di un'improvvisa sovraesposizione mediatica. Vedendo in azione il gruppo, nel secondo concerto allo Stadio Olimpico di Roma, capitanato dal frontman Riccardo Zanotti e composto dagli inseparabili Elio Biffi alle tastiere, Nicola Buttafuoco e Lorenzo Pasini alle chitarre, Matteo Locati alla batteria e Simone Pagani al basso, è evidente quanto questa gavetta sia stata utile sia dal punto di vista dell'affiatamento sul palco (sul quale suonano con la tranquillità di chi è abituato da decenni a calcare quel tipo di location) che nella scrittura dei testi, che, pur strizzando l'occhio al citazionismo, sono dei racconti di vita vissuta nitidi, onesti e coinvolgenti, in cui è davvero facile rispecchiarsi.

Si usa spesso il paragone con gli 883 per spiegare il successo dei Pinguini, e, vedendo dal vivo quanto le loro canzoni siano entrate nel cuore dei 50.000 spettatori dell'Olimpico (per un totale di oltre 100.000 paganti in due date), si capisce che la band di Pezzali e Repetto non è affatto un riferimento a caso: prendete Cena di classe, una Gli anni 2.0 più ironica e stralunata, o Rubami la notte, che ha lo stesso piglio danzereccio di Nella notte. Nella musica della band bergamasca si avverte anche l'evidente ispirazione dei Coldplay più pop e mainstream, come nei brani Coca Zero e Ridere, soprattutto nel loro mix di chitarre liquide e tastierone ipertrofiche, fino agli immancabili cori da singalong per gli stadi. Mentre la trap e il rap si nutrono spesso di storie al di fuori dell'ordinario (rivalità tra gang, ricchezza ostentata, sfoggio di abbigliamento e auto di lusso, uso di droghe pesanti e psicofarmaci) che, proprio per questo, affascinano anche il pubblico "medio", nella musica dei Pinguini Tattici Nucleari la normalità della provincia italiana è eletta a vessillo della loro poetica, tra relazioni andate male, le difficoltà nel rapporto con i genitori, la precarietà del lavoro, la ricerca di un proprio posto nel mondo e il desiderio di farsi accettare. «L’hype è un gioco pericoloso», ha dichiarato il frontman Riccardo Zanotti. «Per noi la musica è altro. Non essere il più grande, il più forte, il più atteso, ma saper condividere le proprie debolezze. La canzone Fuori dall'hype parla di questo, ed è dedicata alla musica».

Pur avendo venduto oltre 500.000 biglietti per le loro 11 date estive (leggermente più di Vasco, che ne ha venduti 450.000), i Pinguini sono rimasti indie nell'attitudine giocosa e confidenziale con la quale interagiscono con il pubblico. Dalle ragazze (che formano la maggioranza del loro pubblico, piuttosto eterogeneo) sono visti come i loro coetanei più simpatici, buffi e romantici che, grazie a queste doti, riescono inaspettatamente a conquistare i loro cuori, mentre dai ragazzi sono percepiti non come rivali, ma quasi come amici con i quali andare a prendere una birra insieme il venerdì sera. E questo senso di vicinanza tra gruppo e spettatori è ancora più evidente dagli spalti dello Stadio Olimpico, nonostante il palco imponente con tre enormi maxischermi e i continui giochi pirotecnici che hanno poco da invidiare a quelli utilizzati dai Kiss. Il frontman Riccardo Zanotti ama introdurre i brani, spiegandone anche i significati nascosti (come il tatuaggio per coprire i segni dell'autolesionismo in Hold On, durante il quale un volontario sale sul palco per farsi tatuare sul braccio il titolo della canzone), ma non ha quell'egocentrismo che ha rovinato tante band, tanto da dare spesso il microfono agli altri componenti del gruppo, che cantano una canzone a testa. Un altro aspetto che colpisce sono i loro riferimenti culturali: Zanotti cita le lenti di Kant prima di introdurre Coca Zero e Dostojevski prima di cantare Pastello Bianco, mentre Biffi (il vero istrione della band, sia dal punto di vista musicale che scenico) cita una poesia di Cesare Pavese prima di attaccare Bergamo, dedicata alla loro città. Non mancano citazioni più "pop" (Lake Washington Boulevard è un brano ispirato alla morte di Kurt Cobain), ma non capita tutti i giorni di ascoltare una band di ventenni che cita filosofi e poeti, categoria nella quale inseriamo anche Fabrizio De Andrè, che viene evocato come ispirazione per il tavolo in legno che viene messo al centro del palco per suonare Scatole e Giulia:

«Sono stato in Sardegna a visitare la casa al mare di De Andrè e la cosa che più mi ha colpito è quel grande tavolo in legno all'aperto, dove gli ospiti si sedevano, cantavano e si ballavano. Il tavolo in legno è per noi un simbolo di fratellanza», ha sottolineato Zanotti. Mentre i concerti di alcuni artisti italiani sono uno sfoggio continuo di ospiti, quasi a voler insaporire un piatto troppo sciapo, i Pinguini, nelle oltre due ore di concerto, invitano sul palco solo una ragazza speciale, Giorgina, che parla con il linguaggio dei segni e che canta e balla insieme a Riccardo nel trascinante brano pop-dance Ridere. Per anni la band bergamasca ha suonato in piccoli locali, con una manciata di spettatori distratti, un'epopea rievocata in Dentista Croazia, la scritta che c'era sul pulmino scalcinato che affittavano nei weekend per attraversare l'Italia, con pochi soldi in tasca e tanta speranza nel futuro: «Per tanto tempo le altre band ci hanno preso in giro per la scritta sul pulmino, ma adesso posso dire, a bassa voce, che abbiamo vinto noi». E pensare che, nel 2016, i Pinguini Tattici Nucleari hanno suonato, nella loro prima esibizione romana, davanti a cinquanta spettatori del locale Na' cosetta, nel cuore del Pigneto. Sette anni dopo, quei cinquanta spettatori sono diventati duemila volte di più, grazie alla loro caparbietà, alle loro canzoni dirette e oneste e, soprattutto, alla loro straordinaria normalità. Come canta la band, in una delle canzoni che ha maggiormente entusiasmato ieri lo Stadio Olimpico, «in un mondo di John e di Paul, io sono Ringo Starr». Un batterista che era il vero collante della band e che, senza strafare, suonava sempre le note giuste.

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Gabriele Antonucci