Bennato: «Bagnoli, voglio risvegliare questa bella addormentata»
Musica

Bennato: «Bagnoli, voglio risvegliare questa bella addormentata»

Il cantautore che non si è mai allineato imbraccia di nuovo la chitarra e in una ballata sull'area abbandonata di Bagnoli dà la sua idea per un rilancio del Sud. Con Panorama parla poi di politica, conformisti culturali, forza dei giovani. E di quando tracciò per strada strisce bianche contro il parcheggio selvaggio e la gente del quartiere...

Alla fine della chiacchierata vien da chiedergli quale sia il segreto di tanta energia a un'età che, per altro, nemmeno dimostra. «Intanto ho Gaia, una figlia quindicenne che mi aiuta a proiettarmi nel futuro. E poi…». Cantautore e bluesman, Edoardo Bennato è una fucina di idee. L'ultima è La Bella Addormentata, una ballata di cui ha appena pubblicato il video, che incastona sulla favola disneyana la visione della sua Bagnoli: «Incatenata/ A una catena/ Per l'incantesimo/ Di una strega/ E anche se la strega/ È organizzata/ E anche se l'impresa/ È disperata/ Sarà una lotta/ Senza quartieri/ Ma vale la pena/ Di tentare/ Solo un bacio la può svegliare».

Ancora una canzone ispirata a una favola?

Già ai tempi di Fedro e di Esopo le favole erano più comprensibili della filosofia di Aristotele e Platone. Sono il meccanismo ideale per coinvolgere sia i bambini che i professori universitari. E mi liberano dell'accademia e del moralismo.

Un meccanismo che ha adottato in tante canzoni.

Con Il rock di Capitan Uncino criticavo il teorico della lotta armata che predicava violenza contro Peter Pan qualunquista, esibizionista, «il primo della lista». Con Il gatto e la volpe scoprivo le intenzioni degli imbonitori del mondo dello spettacolo che fanno leva sulle aspirazioni dei giovani per trarne profitto.

Perché ora questa Bella Addormentata?

A Bagnoli vedo il mare di Nisida e l'area dell'ex Italsider abbandonata da 30 anni. Mi auguro che, come per miracolo, arrivi un principe a risvegliarla con un bacio.

Anche se di questi tempi i principi azzurri passano per molestatori?

È la nuova caccia alle streghe. C'è il rischio che i tempi siano cambiati in peggio. Quando da ragazzo frequentavo la Ricordi, Mogol e Battisti scrissero Il tempo di morire: «Motocicletta/ 10 HP/ Tutta cromata/ È tua se dici sì». Pensi cosa accadrebbe adesso... Io voglio percorrere una strada propositiva per andare oltre le due fazioni che si scontrano a tutto campo nel Paese.E la musica può essere d'aiuto.

Sono solo canzonette, ma possono smuovere le montagne?

In teoria sì. Però ho imparato presto che in questo mestiere non è bello ciò che è bello... Dopo l'uscita del primo album nel 1973, Non farti cadere le braccia, fui licenziato dal direttore della Ricordi perché avevo una voce che non piaceva alle radio. Così me ne andai a suonare per le strade di Londra con un tamburello a pedale. Lì mi notarono dei giornalisti e quando tornai in Italia mi invitarono a un festival. La mia carriera ripartì e il direttore della Ricordi mi richiamò, stupito che fossi riuscito a sfondare nonostante l'ostruzionismo delle radio.

In Italia serve la patente culturale giusta per fare strada?

È così. Ora, nel giugno 2021, mi chiedo se le radio trasmetteranno questa canzone. Oppure se si comporteranno come nel 1973. Siccome non sventolo nessuna bandiera politica tutto diventa più complicato. Spero che questa canzone riesca a trasmettere emozioni positive a chi la ascoltasse distrattamente mentre va in macchina.

A proposito di Napoli, si parla sempre di Scampia o della Terra dei fuochi con i toni della denuncia: che cosa la fa essere propositivo?

Nel cortile di Bagnoli dove abitavano le famiglie dei dipendenti Italsider provenienti da tutte le regioni italiane ho imparato a superare i pregiudizi che dividono Nord e Sud. Noi siamo formiche voi cicale, non lavoriamo voi no. Anche le classifiche sulla qualità della vita premiano sempre le città settentrionali e bocciano quelle del Mezzogiorno. Ma siccome io sono, tra virgolette, un intellettuale del Sud, mi ribello al pensiero che da Roma in su siano tutti intelligenti e da Roma in giù tutti stupidi.

Qual è la sua analisi?

Siamo napoletani, italiani, europei e cittadini del mondo. Una volta il nostro pianeta era come un sommergibile, diviso in compartimenti stagni per evitare che un'infiltrazione lo affondasse. Oggi il mondo è come una nave: una falla in qualsiasi punto ci manda a picco tutti. Perciò, pur vivendo a Napoli, devo interessarmi anche di ciò che avviene nelle megalopoli mondiali.

Anche se poi l'azione parte dal posto in cui viviamo?

In Corea del Sud valgono le stesse leggi di scienza delle costruzioni adottate in Corea del Nord. Voglio dire che per ripensare il futuro preferisco ascoltare architetti, urbanisti, elettricisti e falegnami piuttosto che infilarmi in estenuanti dissertazioni ideologiche, etiche o religiose.

Chi e che cosa dovrebbe risvegliare il Sud?

Propongo una chiave di lettura geopolitica. Le città più progredite del pianeta - Vancouver, Oslo, Copenaghen, Stoccolma - stanno tutte al Nord. Sono città dove lo sbalzo climatico stagionale è elevato. Il parametro latitudinale è rilevante. E lo è il fatto che in quelle città vige un sistema di verifica delle comunità sull'azione dei governanti. I quali, non dimentichiamo, sono persone delegate.

I governanti nazionali e locali sono distanti dai bisogni di Napoli e del Mezzogiorno?

Non voglio entrare nell'antagonismo tra le fazioni. Non dirò se a Napoli va bene un politico o un altro. Accusare il cattivo di turno è comodo e deresponsabilizzante. Il mio compito, anche attraverso una canzonetta favolistica, è sensibilizzare la gente comune.

Mai pensato di entrare in politica?

Mai. Nel 2016 ricevetti una telefonata da Salvatore Nastasi, allora vicino a Matteo Renzi, che mi propose d'incontrarci per parlare di Bagnoli. Ci vedemmo in una pizzeria, ma qualcuno scattò delle foto. Qualche mese dopo, a un dibattito su Cuba e il Sudamerica con alcuni rappresentanti del mondo antagonista, uno di loro sentenziò che non avevo diritto di parola perché avevo osato incontrarmi con Nastasi. Affido i miei pensieri alle canzoni e alle radio che vogliono trasmetterle.

Le potenzialità di Bagnoli e dei Campi Flegrei sono visibili a tutti: nessuno pensa di riconvertire quest'area per fatalismo, per pigrizia o per paura della camorra?

Quando avevo 15 anni nel famoso cortile delle case Italsider tutti parcheggiavano a caso. Così, niente giochi dei ragazzini né circolazione ordinata. Si creavano ingorghi apocalittici. Un pomeriggio io e mio fratello prendemmo la vernice bianca e tracciammo le strisce per delimitare i parcheggi sul perimetro e a spina di pesce. C'era posto per tutti. Voglio provare a superare il fatalismo, il vittimismo e la passività più o meno giustificata dalla presenza della criminalità.

È sicuro che la vocazione di quest'area sia il turismo?

Il turismo è spesso considerato eticamente meno pregiato dell'industria. Invece porta lavoro e ricchezza. Tra la collina di Posillipo e il mare, ci sono le terme di Agnano e di Castellammare implacabilmente chiuse. C'è l'anfiteatro Flavio di Pozzuoli, ci sono i siti archeologici… Ho fatto anche un video con Nino Frassica per mostrarne le bellezze. In tutte le coste italiane non c'è un'area ricca di potenzialità come questa.

Il 21 giugno lei è il testimonial della Festa della musica al Castello Sforzesco a Milano. Qual è lo stato della musica italiana oggi?

Non m'interessa molto. Da cinquant'anni viviamo ai margini dell'impero anglo-americano di cui rischiamo di essere dei replicanti. Perciò amo evidenziare gli episodi rossiniani del mio repertorio. Come farò a Firenze il 19 luglio in una grande serata con l'orchestra sinfonica.

Le piacciono i Maneskin, i vincitori dell'Eurofestival?

Sono bravi. Li seguo già da qualche anno.

È diventato propositivo perché ha trovato l'Isola che non c'è?

Non ho trovato niente, la ricerca continua. Chi soddisfa le proprie domande una volta per tutte finisce per chiudersi nel suo limbo. L'Isola che non c'è rappresenta la ricerca e il confronto con gli altri.

Che cosa le dà tanta energia?

Se verrà il 21 giugno al Castello Sforzesco lo vedrà di persona. La musica è energia. E poi ho quella che mi dà mia figlia di 15 anni, con la quale parliamo di tutto. Quando vado a prenderla a scuola devo essere competitivo con gli altri papà. Infine, sono stato fortunato.

Quando?

Quando facevo sport e non fumavo e non bevevo. Da ragazzo, quando mi offrirono la prima sigaretta dissi: «Che schifo!». «Sì, però poi ti abitui» mi risposero. Invece non mi sono mai abituato, né allineato alle mode.

Anche se ha vissuto in Giamaica come si vede nel video di Nisida?

Anche lì mai fumato. Per scelta personale, senza moralismi.

I più letti

avatar-icon

Maurizio Caverzan