È ancora il Museum of the City of New York il luogo migliore per scoprire (ma anche e soprattutto per ri-scoprire) la città.
Dall’alto della sua nobile collocazione nel Museum Mile, a est di Central Park, è in costante interazione dinamica con i cinque borough, in una grande, continua riflessione sulle relazioni fra la storia e il presente.
Passare da qui è l’antidoto migliore per tenere a bada la città-cartolina, con i suoi luoghi “irrinunciabili” e banalizzati che son quasi diventati un’astrazione.
Grazie a un patrimonio immenso che si arricchisce continuamente, il Museum of the City of New York è in realtà una combinazione sempre rinnovata di esposizioni tematiche che entrano nelle viscere della città.
L’altra metà: Jacob Riis
In questi mesi per esempio il museo rende omaggio a Jacob A. Riis (1849-1914) con una esposizione che da sola vale la visita (fino al 20 marzo 2016).
Troppo spesso definito frettolosamente come il “fotografo degli slum” per le migliaia di immagini del Lower East Side popolato da immigrati che scattò personalmente e commissionò ad altri fotografi, Riis fu invece una personalità assai più complessa. Twitter: #JacobARiis.
Jacob Riis, fotografie

[Jacob Riis], Pach Brothers, 1903.
Jacob Riis, fotografie

Chicago Albumen Works Police Station Lodgers 19. The Single typhus lodger in Eldridge Street, he lay by the stove in the policemen’s room no one dreaming what ailed him.
Jacob Riis, fotografie

Chicago Albumen Works Police Station Lodgers 18. Eldridge Street Station, Women lodgers (only women lodgers in Eldridge St.). DATE: ca. 1890. Women sleeping on plank beds and the floor.
Jacob Riis, fotografie

Chicago Albumen Works One of four pedlars who slept in cellar of 11 Ludlow Street rear.
Jacob Riis, fotografie

“Five Cents a Spot”
Jacob Riis, fotografie

Sweatshop in Hester Street
Jacob Riis, fotografie

“Bohemian Cigar Makers at Work”
Jacob Riis, fotografie

“Little Susie in Gotham Court”
Jacob Riis, fotografie

“Newsboys Sleeping in the Offices of the New York Sun, 1891-1892”
Jacob Riis, fotografie

“Children’s Playground, Poverty Gap”
Jacob Riis, fotografie

“Bandit’s Roost” (half stereo, left)
Jacob Riis, fotografie

Mott Street Barracks fra Bleecker and Houston Streets.
Meno fotografo sicuramente – dilettante per certi versi, arrivò addirittura a provocare incendi nei tuguri dove riprendeva i suoi soggetti per l’uso maldestro e poco consapevole del lampo al magnesio – e più classificatore, illustratore e analista delle miserie della città, la personale di Riis ce lo restituisce soprattutto come instancabile e abilissimo divulgatore di questi documenti.
Al pubblico colto e sensibile andava mostrando come viveva “l’altra metà” della città.
Lo fece in un libro a suo modo diventato best-seller dell’epoca, “How the Other Half Lives” (1890), ma lo fece soprattutto girando per i quartieri di Nyc e l’intero paese dove teneva vere e proprie lezioni: proiettava le immagini che aveva scattato o commissionato ad altri fotografi nei tenement del Lower East Side, spiegava le conseguenze delle terribili condizioni di vita degli immigrati e indicava i possibili rimedi.
Il suo piglio di divulgatore, unito a una sostanziale e esplicita accettazione del sistema capitalistico, lo resero “accettabile” anche a imprenditori e politici illuminati ma radicalmente ostili a ogni forma di organizzazione politica e sindacale operaia, temuta come sovversiva e pericolosa.
La mostra del Museum of the City of New York è efficace nel dare la giusta luce al lavoro complessivo di Riis, anche con i suoi limiti, sia tecnici come fotografo, sia nella sua ambiziosa carriera di “riformatore sociale”. Notevole la documentazione scritta esposta. Vediamo le prime edizioni dei libri, le lettere e gli appunti manoscritti, grazie al materiale della Library of Congress e della New York Public Library che nella mostra si integra con l’archivio fotografico Riis del museo. Ma anche una delle sue lezioni itineranti: la proiezione delle immagini con il testo del suo discorso per sostenere la causa della riforma.
Decisamente efficace il supporto che il sito web del Museo – in particolare con un blog efficacissimo – offre a visitatori e ricercatori.
Sull’archivio fotografico, per esempio, è possibile vedere le foto di Riis.
Intenso anche il lavoro del Museo sui social network, con Twitter che ospita per ogni esibizione un hashtag specifico per ottenere il contributo del pubblico: #JacobARiis.
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How the other half lived… #JacobARiis by edcauchi https://t.co/v8YlHYk115 pic.twitter.com/M326hz0CUp
Central Park in pics (@fromcentralprk) 20 Novembre 2015
