Dopo le restrizioni dei lockdown, quasi un italiano su cinque cerca il contatto con un ambiente incontaminato. L’obiettivo è godere degli effetti benefici delle piante, dimostrati da vari studi. Nascono così spa «alchemiche», itinerari in compagnia di animali e sport dall’anima green.
A piedi nudi nel bosco si sentono le vene della terra. Vinta l’iniziale diffidenza, le scarpe si dimenticano, camminare sul muschio è una carezza, gli affondi sul suolo accompagnano i passi ammorbidendoli. Intorno, si avverte il fiato degli alberi: vive nel vento che soffia tra i rami, è un respiro di profumi tra sfumature mosse di bellezza.
Assomiglia a un tuffo all’asciutto il «forest bathing», il bagno nella foresta, etichetta suggestiva di un’immersione totale e prolungata nel verde. L’arte di perdersi in un contesto selvaggio per ritrovare se stessi. I giapponesi, che praticano la disciplina da generazioni, la chiamano «shinrin-yoku». Significato letterale: «trarre giovamento dall’atmosfera della foresta». Gli italiani se ne stanno innamorando: secondo l’ultimo studio della società di marketing territoriale Jfc, quest’estate quasi 2 connazionali su 10 (il 16,9 per cento) hanno disertato le solite spiagge e i luoghi affollati per isolarsi dal frastuono del mondo e riscoprire il contatto con la natura.
La tendenza continua a crescere e non è difficile intuirne la ragione: la pandemia ha spinto a coltivare orti e giardini dentro casa, la nuova normalità induce a riappropriarsi di radici, fusti e foglie nell’ambiente in cui prosperano. Non solo per assecondare mode o tentazioni zen: i frutti sono evidenti, persino ai più dubbiosi. La pratica dà «calma e serenità, regolarizza il battito cardiaco, modula la pressione arteriosa, diminuisce l’aggressività, aumenta l’energia, stimola la memoria e le capacità cognitive, alza le difese immunitarie e la nostra capacità di contrastare tumori e malattie» elencano Marco Mencagli e Marco Nieri nel libro La terapia segreta degli alberi. L’energia nascosta delle piante e dei boschi per il nostro benessere, pubblicato da Pickwick.
Gli autori citano vari studi scientifici ancora poco noti nel nostro Paese, raccontano del «bioenergetic landscape», altro evocativo anglismo per rappresentare le emissioni energetiche positive delle piante: banalizzando il concetto all’estremo, nei loro dintorni si genera un campo elettromagnetico in grado di abbattere lo stress dell’organismo. «E l’effetto è sia immediato che duraturo. Il consiglio è passare qualche ora nella foresta per più giorni consecutivi. Camminare, pensare, tenere gli occhi chiusi e ascoltare. I benefici saranno sorprendenti» conferma Renate De Mario Gamper, che discende da una famiglia di donne altoatesine cultrici della natura e si definisce una moderna alchimista. Un titolo legato a una conoscenza approfondita delle proprietà terapeutiche di erbe, fiori e radici.
Le sue competenze sono al servizio di quella che si presenta come la prima «spa curativa alchemica», un ventaglio di elisir, bagni, impacchi e trattamenti personalizzati all’interno dell’elegante albergo Castel Fragsburg di Merano, vicino a Bolzano. Gli ingredienti sono fieno di malga, pino, lavanda, rosmarino, rosa, calendula e tutto ciò che viene dalla terra, combinato da De Mario Gamper sulla base di esigenze e desideri dell’ospite. In alternativa, le si possono rubare i segreti del mestiere con un percorso dedicato alla biofilia: un’escursione durante la quale l’alchimista aiuta a riconoscere le erbe e i loro superpoteri. Così, se si viene assaliti da una zanzara, basta sfregare la foglia giusta sulla pelle e il prurito scompare d’incanto.
Intanto al Prezioso, il ristorante gourmet dell’albergo, lo chef Egon Heiss ha disarticolato le liturgie rigorose della cucina stellata variando il menu senza sosta. Gli ingredienti arrivano dal «soul garden», il giardino dell’anima a pochi metri dai fornelli: «Ogni mattina» spiega lo chef «vado lì e scelgo. I piatti nascono al momento, sulla base di quello che raccolgo. Le materie prime sono prodotti che non si trovano sui mercati, come una dozzina di tipologie di ravanelli, numerose varietà di carote, ognuna con il suo sapore peculiare». La natura esce dal bosco e diventa un viaggio nel gusto.
Trasformare il verde in un’esperienza è il motivo ricorrente. Per esempio, tra le novità dei cofanetti Smartbox c’è Evasione nei parchi naturali d’Italia, selezione di 200 soggiorni nelle oasi protette lungo tutto il Bel Paese, mentre in Svizzera, durante le notti di luna piena, il Kulm Hotel St Moritz e il Grand Hotel Kronenhof di Pontresina propongono il «Goat meditation walk»: una passeggiata nei boschi accompagnati dalle capre di montagna.
Dall’8 al 10 ottobre, presso la Palazzina di Caccia di Stupinigi, settecentesca residenza sabauda alle porte di Torino, si terrà invece Floreal, che si presenta come «un festival nel segno della sostenibilità e del rapporto tra piante e uomo, per la ricerca di un nuovo possibile patto di vita in comune sul nostro pianeta». Sono attesi i migliori 150 vivai italiani, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, ci saranno spettacoli e appuntamenti all’insegna del green.
Il messaggio di fondo sembra chiaro: il ritorno alla natura è cultura. Non una parentesi dedicata al turismo, ma un cambio d’abitudini. Ecco che oltre a camminare scalzo sull’erba, qualcuno già s’impegna a preservarla quando indossa le scarpe da runner. Dal Nord Europa arriva e si diffonde il plogging, fusione del termine svedese «plocka upp» (che significa «raccogliere») e dell’inglese jogging. Uno sport che consiste in ciò che il nome suggerisce: correre armati di sacchetto della spazzatura, portandosi via i rifiuti lungo il percorso. Un assist all’ambiente e un altro ai muscoli, visto che per il momento netturbino ci si china praticando uno squat. I più schifiltosi possono indossare i guanti, è immancabile il selfie sui social network per mostrarsi atleticamente coscienziosi: solo su Instagram, l’hashtag #plogging ha superato i 200 mila post. Almeno, è edonismo a fin di bene.
