Home » Tempo Libero » Musica » Maria Callas, i 100 anni della diva della lirica

Maria Callas, i 100 anni della diva della lirica

Maria Callas, i 100 anni della diva della lirica

La leggendaria cantante, nata il 2 dicembre 1923 a New York, sarà celebrata a Milano nelle iniziative del Callas Day. I motivi del suo straordinario successo

«L’emozione di quel suono… la sua voce, che udivo per la prima volta, giungeva attraverso i timpani fino ai nervi, alle cellule più segrete e recondite della mente». Con queste parole il grande regista Franco Zeffirelli descrisse la voce senza confini di Maria Callas, una delle più importanti e celebrate interpreti femminili dell’opera, soprannominata non a caso la Divina per le sue qualità fuori dal comune. Maria Anna Cecilia Sofia Kalos, meglio conosciuta come Maria Callas, pur essendo concepita in Grecia dai genitori Geōrgios Kalogeropoulos ed Evangelia Dimitriadou, nacque al Flower Hospital di New York il 2 dicembre 1923 (anche se la sua data di nascita è stata per anni controversa). La soprano statunitense di origine greca, naturalizzata italiana e poi greca, è passata alla storia anche come icona di stile, tanto da essere inserita, alla fine degli anni Sessanta, nella lista delle dieci donne più eleganti del mondo. Milano celebra l’anniversario dei cento anni dalla nascita della Divina con le iniziative del Callas Day. La giornata inizierà alle 17.30 con la proiezione alla Scala del documentario di Roberto Dassoni “My Callas”, con le testimonianze di chi ha lavorato insieme a lei. Le galleria d’Italia di Intesa Sanpaolo apriranno gratuitamente ai visitatori la mostra “Maria Callas. Ritratti dall’Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo”.

Il Teatro Piccolo ospiterà alle 20.30 una serata ideata e condotta da Concita De Gregorio, “Callas-Pasolini. Il mistero della voce, il mistero dell’amore”, su simboli, amori, voci e misteri, a partire dall’incontro fra Pasolini e Callas sul set di Medea. Un dialogo con la didatta e filosofa della musica Francesca della Monica, lo psicoterapeuta e filosofo Umberto Galimberti, il drammaturgo e scrittore Petros Markaris e l’artista Francesco Vezzoli. Fino al 30 aprile 2024 al museo teatro alla Scala sarà visitabile la mostra “Fantasmagoria Callas”: le tracce che la soprano ha lasciato nell’immaginario degli artisti di oggi. In mostra alcuni costumi indossati da Maria Callas, tra cui quello dipinto a mano da Salvatore Fiume nel 1953. Cinque le sale divise per le diverse discipline: Giorgio Armani rappresenta la moda, Alvin Curran la musica contemporanea, Francesco Vezzoli e Latifa Echakhch l’arte contemporanea, Mario Martone il cinema. Il mito di Maria Callas, musicale e mediatico insieme (pensiamo alla sua storia d’amore con il miliardario Aristotele Onassis) è il prodotto di due elementi: la voce e un talento rarissimo di attrice.

La voce era di un’ampiezza inconsueta, in grado di estendersi dal registro di mezzosoprano fino ai sovracuti del soprano di coloratura, il tutto sostenuto da un fraseggio ricco di sfumature. Queste caratteristiche le hanno permesso di cantare un repertorio vastissimo e quasi senza limiti: dalla Medea di Cherubini a La vestale di Spontini, dall’Armida e da Il barbiere di Siviglia di Rossini alla Norma e alla Sonnambula di Bellini, dalla Lucia di Lammermoor di Donizetti alle grandi eroine di Verdi, senza ignorare Puccini e perfino Leoncavallo e Mascagni. Personaggi interpretati spesso in palcoscenico, ma anche affidati alle registrazioni discografiche. La Callas, in polemica con l’eterna rivale Renata Tebaldi, rivendicò con orgoglio queste sue scelte: «Io ho contribuito alla storia della musica. Ho riesumato dei pezzi morti e sepolti da lungo tempo e li ho portati a nuova gloria». Fondamentale, nei suoi successi, fu l’apporto di due grandi registi come Luchino Visconti e Franco Zeffirelli, che le insegnarono l’arte della recitazione, in cui la Callas raggiunse risultati mai ottenuti da altri grandi interpreti. La sua prima biografa italiana, Camilla Cederna, scrisse: «La Callas ha la sensibilità di Sarah Bernhardt e ha il fascino della Garbo».

Eugenio Montale, in occasione della Norma del 1955 alla Scala, scrisse da critico musicale del Corriere d’Informazione: «Sacerdotale e viperina, ora dolce, ora sferzante nel canto, dotata di armonici che tengono all’arte violinistica, capace di smorzare anche un rischioso sopracuto, ella dà i brividi quando investe Pollione e commuove nelle invocazioni elegiache. Attrice di classe». Alla fine degli anni Cinquanta cominciò, dopo vent’anni di carriera luminosa, il suo declino, non dell’attrice sempre sublime, ma della cantante. La voce cominciò a perdere l’omogeneità e gli acuti diventarono più incerti, ma il suo mito continuava nonostante ciò a durare. La Norma all’Opéra di Parigi nel maggio del 1965 conquistò ancora una volta il pubblico, benché la critica sottolineasse i problemi sempre maggiori della sua voce. Due anni prima di morire, si dedicò insieme a Giuseppe Di Stefano, suo partner negli anni d’oro , a una serie di concerti che confermarono l’intatta resistenza del mito Callas. Maria Callas morì nel suo appartamento parigino al 36 di Avenue George Mandel il 16 settembre 1977: il suo mito, invece, è arrivato fino ai nostri giorni e non accenna ancora a tramontare.

© Riproduzione Riservata