Marco Polonioli, ritratto di un fotografo naturalista
Marco Polonioli all'opera (@Marco Polonioli)
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Marco Polonioli, ritratto di un fotografo naturalista

Chi è e cosa fa Marco Polonioli, interessante fotografo naturalista innamorato del territoriio lombardo

Milanese, classe 1965, Marco Polonioli vive e lavora a Lodi.
Da sempre amante della natura, Marco ha fatto di questa sua passione molto più che un hobby, visto che è referente per la sezione Lombardia dell'AFNI (associazione fotografi naturalisti Italiani), fa parte del gruppo Photonatura «il Gerundo» ed è consigliere del «GOL», gruppo ornitologico Lombardo. Attivo soprattutto sul territorio padano, molti suoi scatti sono stati esposti in mostre collettive e personali e proiettate al museo di storia naturale di Milano

Schivo e riservato, ha comunque accettato di raccontarsi per Panorama.it

Marco, com'è nata la tua passione per la fotografia e per quella naturalistica in particolare?

Fin da piccolo, sono sempre stato amante della natura. Prati, rogge, fiumi, laghi, sono un vero toccasana per la mia mente e mi regalano quel senso di pace che da sempre vado cercando. Dall'amore per la natura a quello per la fotografia il passo è stato breve…Fotografare per me vuol dire uscire prestissimo, quando è ancora buio, fare un capanno di appostamento e, completamente mimetizzato, aspettare il momento giusto per lo scatto. Oppure camminare in riva ad un fiume o ad una roggia, sperando di trovare la luce giusta per i miei soggetti. A volte, dopo ore di appostamenti, sotto la pioggia o il sole cocente, sono tornato a casa senza nemmeno uno scatto…
Per fotografare la natura, soprattutto insetti ed animali, ci vuole molta pazienza e spirito di adattamento: devi essere talmente integrato con l'ambiente da diventarne quasi parte.

Quali sono i tuoi soggetti preferiti e cosa vuoi comunicare con le tue foto?

Con le mie fotografie cerco di mostrare la bellezza del nostro territorio e degli esseri che lo popolano. Vedere attraverso l'obbiettivo le ali di una farfalla , gli occhi di una libellula o il piumaggio del Martin pescatore è come guardare delle vere e proprie opere d'arte. Ed è questo «bello» che cerco di trasmettere a chi guarda le mie foto. Oltre, ma questo è quasi scontato visto che sono un ambientalista convinto, l'amore ed il rispetto per il nostro Pianeta.

C'è qualcosa che ti piacerebbe fotografare e non hai ancora immortalato?

Nonostante abbia fotografato molto, credo che la natura fornisca sempre nuovi e continui spunti: insetti, animali, uccelli, paesaggi, l'alternarsi delle stagioni, l'acqua, il ghiaccio. Ogni uscita è per me una nuova opportunità.

So che sei una guardia ecologica volontaria per il parco Adda:cosa implica questo ruolo?

Da qualche anno sono diventato GEV - guardia ecologica del Parco Adda Sud – ruolo che mi permette di frequentare e fotografare gli ambienti meno noti e più nascosti del nostro territorio. Molti miei scatti sono stati utilizzati per le pubblicazioni sul Parco e, recentemente, ho fornito materiale per un libro sui rapaci notturni, frutto di anni di appostamenti in cerca di Barbagianni, Gufi, Allocchi e Civette

Passiamo a una domanda più tecnica: analogico o digitale?

Ho usato per molti anni l'analogico, soprattutto diapositive. Sono passato al digitale con qualche riserva, ma ora non tornerei più indietro.

Postproduci le tue foto?

Si, un po'di post-produzione la utilizzo: scatto in Raw il file grezzo e lo lavoro in Photoshop.

Cosa ne pensi delle foto fatte con gli smartphone?

Gli smartphone vanno bene per le foto ricordo. Per realizzare uno scatto professionale ci vuole tutt'altra attrezzatura. Personalmente uso materiale Sony. Ho diversi corpi macchina e tanti obbiettivi, compresi quelli vintage. Proprio con uno di questi ho fatto una tra le foto che più amo: una farfalla Melitea su sfondo giallo con cerchi in controluce, creati proprio grazie all'uso di uno di questi obbiettivi.

In epoca Covid, è cambiato il tuo modo di fare fotografia?

Durante il lockdown ho fatto fotografie in casa: mi facevo portare qualche fiorellino da mia moglie (quando usciva con il cane) e li fotografavo, ricercando composizione e sfondi. Insomma, ho creato delle «nature morte al tempo del Covid19»


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Rita Fenini