Euro Juve, adesso Berlino è più vicina
Dopo il successo sul Real Madrid, la squadra di Allegri ha la convinzione giusta. Serve un'impresa, ma la finale è alla portata
L'ultima immagine della Juventus a così alto livello era quella di una squadra tremebonda infilzata senza pietà dal Bayern Monaco. Primavera 2013, quando Conte disse (a ragione) che alcune sfide erano ancora troppo per la sua squadra e che il gap tra i bianconeri e l'elite europea sarebbe stato difficile da colmare. Adesso quell'immagine è cancellata e comunque vada la gara di ritorno al Bernabeu, la Juventus ha dimostrato sul campo di meritarsi di stare dentro le bellissime quattro d'Europa. Non è arrivata in semifinale per caso e se i galattici vorranno approdare a Berlino dovranno sudarsela fino in fondo e fare qualcosa di più e di diverso rispetto a quanto messo in scena a Torino. Già questo è un risultato incredibile e che sia avvenuto sotto gli occhi di Conte, quello del ristorante da cento euro in cui non ci si poteva nemmeno sedere, assomiglia alla pena del contrappasso.
Chissà se Antonio ha sofferto o gioito nel vedere la sua ex creatura mettere sotto il Real Madrid campione d'Europa in carica. Di sicuro Allegri ha mescolato con sapienza il vecchio e il nuovo, partendo con la sorpresa Sturaro nel modulo europeo di quest'anno e chiudendo con la difesa a tre che per la critica non sarebbe adatta a questi palcoscenici. La prima intuizione è stata geniale, perché ha sostenuto il lavoro dei centrocampisti nel tentativo di togliere palleggio e profondità alla manovra dei madridisti, penalizzati evidentemente anche dalla presenza di un difensore (Sergio Ramos) sulla linea delle mezzali. E' probabile che il ritorno abbia un Real diverso in campo, ma i 90 minuti iniziali della semifinale hanno espresso un verdetto chiaro al di là del 2-1 con cui la Juve viaggia al Bernabeu.
Ch. League: Juventus-Real Madrid 2-1 - le immagini
Per passare basta non perdere oppure l'obiettivo diventa segnare a tutti i costi, così da costringere Ronaldo e compagni ad andare di goleada o quasi. Non è una posizione comoda, ma resta un buon trampolino da cui provare a spiccare il volo per la finale del 6 giugno. Per intenderci, nel 2010 Mourinho usò un viatico simile per eliminare il Chelsea agli ottavi di finale, mentre ebbe bisogno di un 3-1 per far fuori i marziani del Barcellona all'altezza della semifinale. Attenzione però, perché il disegno tattico sarà favorevole ad Allegri che potrà giocare in spazi molto più larghi e la pressione tutta sulle spalle di Ancelotti che per la centesima volta si giocherà tutto: Champions League e panchina a Madrid.
Per chiudere, il confronto tra Tevez e CR7. Stravinto dall'Apache anche se il portoghese ha lasciato il segno con un gol pesantissimo e bello per come è nato, con un'azione prolungata e fatta di tocchi di prima. Se Agnelli e Marotta hanno il potere di farlo, che leghino Carlitos a una sedia di Vinovo e lo convincano che il ritorno al Boca può attendere almeno un anno. Tevez è l'anima di questa Juventus pur non essendone l'unica arma a disposizione. Immenso sia dal punto di vista tecnico che per leadership in campo. Ronaldo, al contrario, è diventato una feroce bestia d'area di rigore: letale ma giocabile. Un po' come tutto il Real Madrid