“Siamo sconvolti e profondamente addolorati per la morte improvvisa di Jonah. Era una leggenda del nostro sport, un giocatore amato dai suoi molti fan sia qui sia in tutto il mondo”. Con queste parole Steve Tew, amministratore delegato della New Zealand Rugby Union, dà notizia sul sito degli All Blacks (clicca qui per leggere il post integrale) della scomparsa di Jonah Lomu, uno dei più grandi rugbisti di sempre. Se n’è andato a 40 anni, probabilmente per le conseguenze di quella rara forma di nefrite che lo aveva costretto a interrompere la carriera a 24 anni per il trapianto di rene.

Bandiere a mezz’asta in segno di lutto davanti alla Federazione del rugby neozelandese

La firma sul libro delle condoglianze

Una delle ultime foto di Lomu, scattata a Londra in occasione della finale della Coppa del mondo di rugby del 2015

Lomu alle prese con l’haka, la nota danza che propongono gli All Blacks prima delle loro gare. Era lo scorso settembre

Nel 2012 alla presentazione dell’iPhone 5

Nell’ottobre 2011, sugli spalti del North Harbour Stadium di Auckland

Lomu insegnante in uno dei suoi tanti clinic

Una delle sue ultime gare. Con la maglia del Marsiglia, club che militava nella terza divisione francese

Il fisico di Jonah Lomu


A Tokyo nel maggio 2007: una delle ultime partite con la casacca degli All Blacks

Nel 2005, Lomu giocatore del Cardiff contro il Calvisano in una gara valida per l’Heineken Cup

Il ritorno in campo dopo il trapianto

Con la seconda moglie, Fiona Taylor, nell’aprile 2004

Con Kevin Mealamu nel novembre 2002 in un allenamento a porte aperte a Chantilly, prima della gara con la Francia

Nella storica finale della Coppa del mondo 1995 contro il Sudafrica

Con gli All Blacks contro l’Inghilterra nella Coppa del mondo 1995

Lomu nel 1992. Aveva 17 anni
Aveva iniziato alla grande, Lomu. A 19 anni fu il più giovane debuttante neozelandese in una gara ufficiale degli All Blacks, la squadra dei fuoriclasse, dei campioni inarrivabili. Pronti e via e nel 1995, a 20 anni appena compiuti, fu subito protagonista della Coppa del mondo in programma in Sudafrica. Il giorno prima della semifinale con l’Inghilterra arrivò un fax nell’hotel che ospitava Lomu e i suoi compagni di spogliatoio. Diceva: “Ragazzi, ricordatevi che il rugby è un gioco di squadra. Quindi, per cortesia, passate tutti e 14 la palla a Jonah”. Andò proprio così. Gli All Blacks travolsero la rappresentativa inglese 45-29 con 4 mete del ragazzo di Auckland.
La finale tra la nazionale di casa, gli Springboks, e la formazione neozelandese entrò nella storia come simbolo del riavvicinamento tra la popolazione nera e quella bianca. Come raccontato dal film “Invictus“, a Nelson Mandela, nominato presidente del Sudafrica poco prima, spettò la premiazione di vincitori e vinti. Lomu magnifico. Anche nella sconfitta. Poi, il dramma. La malattia ai reni lo costrinse a fermarsi. E quando tornerà in campo non riuscirà più a ripetersi ad altissimi livelli. Si ritirò nel 2010. Tre anni prima, ottenne il riconoscimento più grande: l’inserimento nell’International Rugby Hall of Fame. Verrà ricordato anche per lo spot della Adidas nel quale salva un pesce da una fine sicura.
