Tutti pazzi per i Manga e per gli Anime
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Tutti pazzi per i Manga e per gli Anime

La storia di Caterina Rocchi, disegnatrice di Manga ed Anime, amatissimi dai giovani sempre più attratti dalla cultura orientale

In attesa di Lucca Comics & Games dove Caterina Rocchi di Lucca Manga School e Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari si racconteranno alla Japan Town il 30 ottobre alle 12, abbiamo incontrato la giovanissima Caterina, a capo di una delle realtà di riferimento per la cultura Manga in Italia.

Come ti sei approcciata alla letteratura Manga?

«La prima volta che sono entrata in contatto con i manga è stato grazie alla televisione! Non avevo idea che i cartoni animati che guardavo da piccola in realtà venissero dal Giappone; parlavano italiano quindi non mi ero mai fatta domande. Solo quando ho cominciato ad avvicinarmi ai Manga ho scoperto che in realtà ero cresciuta guardando Anime, cioè le serie animate giapponesi! Sailor Moon, Dragon Ball, Ranma, Lady Oscar… le mie serie preferite arrivavano tutte dal Sol Levante.Più tardi ho scoperto che ne esisteva anche la versione stampata, e mi ci sono approcciata con, ammetto, tanta vergogna. Però non potevo resistere, i disegni mi piacevano troppo, ero incredibilmente attratta dalla veste grafica e anche se ho tentato inizialmente di reprimere questo interesse, non ci sono riuscita a lungo. In quel periodo c'era tanta disinformazione in TV su cosa fosse il Manga, e alcuni di quei vecchi stereotipi ancora oggi incredibilmente sopravvivono. Quindi quando ho comprato il mio primo manga a 11 anni con i soldi della paghetta mi sentivo come se stessi facendo qualcosa di sbagliato. Temevo cosa avrei trovato in quelle pagine, perché mi era stato detto dalla TV che c'erano cose sporche e violente in questi fumetti. In realtà, leggendo, ho scoperto che era una tenerissima storia d'amore quella che avevo comprato, dove i protagonisti nemmeno si tenevano per mano e non riuscivano a dichiararsi l'uno all'altra… Molto diverso da come era stato dipinto questo media! E me ne sono ovviamente innamorata. Soprattutto, per me è stato importante e formativo avere a disposizione tutto un filone narrativo fatto apposta per me, il genere "Shoujo" ovvero fumetti specificamente creati per le giovani ragazze. Non tutti i manga Shoujo sono romantici, semplicemente parlano di episodi di vita e avventure dal punto di vista delle protagoniste, e per me è stato incredibile leggere finalmente delle storie nelle quali mi potessi immedesimare e rivedere, dopo aver letto per anni fumetti bellissimi, ma basati su protagonisti maschili».

Con quali maestri "importanti" hai lavorato in Giappone?

«Che risultati hai raggiunto in quella terra lontana? Primo fra tutti Matsuda Ikuo che è stato uno dei miei primissimi insegnanti e mi ha aiutato a orientarmi nel mondo del fumetto giapponese, presentandomi a case editrici e autori con i quali ho collaborato. Farsi notare dagli insegnanti (in positivo, s'intende) è cruciale per espandere la propria rete di contatti, infatti è grazie al maestro Matsuda che ho potuto fare il mio debutto in Giappone con Ippin Zeppin in collaborazione con il maestro Mochizuki Mikiya, autore conosciuto in Italia per Ken Falco. Attraverso Matsuda e Mochizuki ho poi ottenuto la possibilità di fare da assistente Mangaka al maestro Tanabe Setsuo, disegnando sfondi e personaggi secondari, e addirittura il David di Michelangelo in una pagina, assegnatomi "perché sei italiana"! In Giappone l'assistente non fa telefonate o porta i caffé, ma è parte integrante dello studio e disegna tutto ciò che il maestro non ha il tempo di fare: se sfogliate un fumetto giapponese, è molto probabile che il maestro abbia disegnato solo i personaggi, mentre il resto viene affidato ai fidati collaboratori (o appunto, assistenti).Più avanti ho poi conosciuto Tamura Yoshiyasu, pittore e mangaka, con il quale abbiamo creato un manga per la Francia e partecipato a diversi eventi in Giappone, Francia e Italia. Le soddisfazioni sono state moltissime, ma ultimamente sto tornando al nido per concentrarmi di più sulla mia scuola, anche perché il suo successo impone una cura maggiore ormai».

Quale mangaka pensi abbia influenzato maggiormente il tuo stile? È cambiato nel tempo?

«Il mio stile è cambiato molto, artisticamente ma anche mentalmente. Mi sto approcciando al disegno con un atteggiamento più zen, dove disegno per disegnare, senza preoccuparmi di comunicare qualcosa di specifico. Trovo molto liberatorio tornare ai tempi in cui disegnare era una cosa che facevo e basta, solo per il piacere di farlo. Non so indicare un autore specifico, è più un agglomerato di ciò che sono io come persona, finché mi preoccupavo di imitare gli autori che preferisco non avevo la libertà che ho adesso, quindi mi sono fermata a un certo punto e ho sradicato tutto, cercando di ritrovare ciò che sono come persona, ciò che rende il mio tratto unico e riconoscibile, ed ha funzionato».

Cosa farai a Lucca Comics and Games 2021?

«Cosa pensi che unisca musica e manga? Tante cose belle! Porto ovviamente il mio stand della scuola nell'Area Japan, con i workshop LuccaMangaSchool ogni giorno alle 16.00, mentre il 30 Ottobre alle 12.00 incontro Riccardo dei Pinguini Tattici Nucleari per parlare insieme tra giovani artisti della nostra esperienza, che sembra un po' una favola, ma incredibilmente è realtà. Musica e disegno sono strettamente legati da sempre, quando hai le mani, gli occhi, la mente occupata su una tavola è naturale mettere su una playlist per trascinarti ancora di più nella scena, anche scegliendo canzoni specifiche per rendere ancora più forti scene drammatiche o allegre, la musica ci aiuta ad entrare nello spirito della scena, scaccia i pensieri di troppo, rendendo possibile dare il 100% e per questo mi fa piacere vedere questo legame entrare a far parte "ufficialmente" della fiera. Sto ascoltando musica proprio adesso mentre rispondo! Ma senza parole, altrimenti mi confondo…»

In che modo la Lucca Manga School può aiutare sia semplici appassionati, sia futuri professionisti e professioniste?

“Avere una formazione di qualità è la base per qualsiasi aspirante artista, ma soprattutto ciò che mi piace delle scuole in generale è poter entrare in contatto con gli insegnanti, perché come ho già accennato per me è stata la chiave di volta per entrare veramente nel mondo fumettistico. Per questo ci tengo molto che a scuola ci sia un ambiente dove insegnanti e studenti si possano sentire a loro agio e parlare tra appassionati, ed infatti più di uno studente è stato reclutato o per lavorare a scuola o per lavorare con gli insegnanti come assistente! Gli studenti del biennio sono ovviamente quelli con cui passiamo più tempo rispetto ai corsi brevi, quindi impariamo a conoscerli e possiamo anche consigliarli a case editrici se si distinguono, se non passa direttamente la casa editrice a fare scouting per prima! In questo momento c'è tanto fermento nel mondo manga, quindi sto facendo del mio meglio per formare studenti che siano non solo artisti ma anche professionisti, includendo nel piano lezioni anche nozioni di autopromozione, gestione delle finanze, e tutto ciò che serve per presentarsi in modo professionale quando ci affacciamo al mondo del lavoro».

Com'è stato approcciarsi all'insegnamento a soli 17 anni? Il tuo approccio verso gli studenti è cambiato nel tempo? Hai avuto difficoltà nell'impostare un metodo che fosse corretto per tutte le età?

«In realtà quando abbiamo cominciato con Lucca Manga School io facevo parte degli studenti: uno dei motivi per cui l'ho fondata era proprio perché anche io volevo studiare di più. La mia prima lezione come insegnante l'ho fatta a 19 anni, fino a quel momento avevo sempre portato insegnanti dal Giappone ma il maestro Matsuda mi ha incoraggiata (se non direttamente dato l'ordine) a entrare in gioco anche io. Mi ha detto "da qui in poi insegna te le basi, io vengo in Italia per i corsi avanzati". Non potevo certo dire di no… quindi ho raccolto la sfida, e mi sono trovata anche piuttosto a mio agio nel ruolo, avendo avuto degli ottimi esempi, ma forse anche grazie agli esempi negativi. Sapevo esattamente cosa non volevo, essendo stata una studentessa fino a quel momento ho avuto una prospettiva unica e preziosa sulla quale basare la scuola. Io per prima sono stata vittima di classi sovraccariche, spiegazioni insufficienti o non pervenute, mancanza di preparazione dei docenti nella realtà dell'insegnamento. Vittima del bullismo di studenti e insegnanti, dell'ignoranza e dell'indifferenza. Da lì sono usciti i princìpi cardine di Lucca Manga School. Classi ridotte, per dare modo agli insegnanti di parlare davvero con gli studenti. Focus sulle correzioni, perché spiegare non basta, è nella pratica che si impara davvero. Trasparenza, perché gli studenti devono sapere esattamente cosa aspettarsi da noi e cosa ci aspettiamo noi da loro. Ho avuto l'occasione di creare una scuola come l'avrei voluta, e nel farlo ho curato ferite del passato, ho dimostrato come sia possibile un ambiente scolastico sereno e inclusivo. Una volta stabilite queste regole, il resto funziona per forza. A qualsiasi età e livello ciò di cui abbiamo bisogno per apprendere è semplicemente essere seguiti da vicino da una figura capace: con questo metodo i risultati si vedono».

Da undici anni hai aperto e gestisci una scuola che ormai propone decine di corsi, sia in presenza che online: come è cambiato l'interesse generale, negli anni, verso realtà come la tua scuola?

«Inizialmente abbiamo avuto delle difficoltà, soprattutto a causa della disinformazione prima citata che rendeva difficile spiegare cosa facessimo. I ragazzi erano interessati, ma i genitori erano guardinghi. Eravamo molto avanti, troppo, quindi i primi anni sono stati più difficili perché dovevamo prendere le misure e capire anche quali fossero i limiti. Già nel 2011 proponevamo corsi online spiazzando i clienti. Alla fine li abbiamo sospesi, era un metodo troppo avveniristico per la tecnologia e la capacità tecnologica del tempo. Nel 2020 abbiamo ripreso appena si è rivelato necessario, riprendendo le conoscenze sviluppate dieci anni fa e quindi adattandoci in maniera immediata ed efficace. I corsi online per noi non sono mai stati un ripiego o una forzatura, infatti adesso hanno finalmente uno spazio permanente nel nostro piano di lezioni, come volevamo fare ai tempi. Già dall'inizio la scuola aveva preso un piglio che ha sempre portato noi a correre dietro al suo sviluppo. Sembrava evolversi da sola, con naturalezza, come una creatura con una sua personalità e curiosità. Per me Lucca Manga School è viva. Siamo stati noi ad adattarci alle richieste del pubblico, e questo l'ha resa unica nel suo genere».

Pensi che Anime e Manga possano essere rifugio dal mondo esterno, oltre che arte?

«Assolutamente sì, ogni media narrativo mira ad essere un rifugio, uno spunto di riflessione, un momento dove si dimentica l'io e si entra a far parte della storia. Trovo vitale per l'essere umano avere la possibilità di uscire dalla propria testa e lasciarsi trascinare. Il bisogno di narrare, inventare, immortalare per immagini è ancestrale, così come lo è osservarle. Basta pensare alle pitture rupestri, creazioni di millenni fa da homo sapiens che non avevano nemmeno un linguaggio, una casa, una famiglia, non sapevano piantare un seme eppure disegnavano sulle pareti delle caverne... sono una testimonianza di quanto la creazione sia parte della natura umana. Trovo bellissimo questo filo che unisce gli esseri umani da sempre, la creazione e l'osservazione dell'immagine fa parte di noi da sempre. Le immagini oltrepassano ogni barriera linguistica o temporale: Quando leggiamo un libro, guardiamo un film, apriamo un manga, è un momento che ci connette innatamente. Questo rifugio ci permette anche di crescere, imparare, capirci in modo più profondo. Sinceramente lo trovo stupendo».

Parliamo di Anime. Ci puoi spiegare le differenze di creazione e sviluppo? Come vengono lavorati in Giappone?

«La differenza fondamentale è che gli anime sono animazioni, cioè immagini in movimento, mentre il manga è statico. La difficoltà del manga nasce dal dover scegliere i momenti giusti da immortalare, e creare la giusta atmosfera solamente a immagini e parole scritte, mentre nell'animazione ci si può avvalere di voce, musica, movimento, ma è più limitante a livello grafico poiché il personaggio deve essere in grado di muoversi.Ho una enorme stima per gli animatori, ne ho studiato i rudimenti e l'ho trovato molto impegnativo: ogni secondo di animazione richiede 24 disegni, e già solo questo ci fa capire quanto sia dura.In Giappone è uso creare anime da manga, quindi un'opera solitamente viene prima pubblicata su carta e poi se ha successo ha la possibilità di diventare un anime. Ci sono anche situazioni dove si sviluppa al contrario però, ovvero viene creata prima l'animazione e poi il fumetto in seconda battuta.Se nel manga i Mangaka hanno gli assistenti che disegnano sfondi, personaggi secondari, effetti, in un anime ci sono gli artisti più esperti che fanno i keyframe, i momenti chiave più importanti per descrivere il movimento, mentre gli inbetweener sono generalmente artisti di supporto che completano il movimento tra un keyframe e l'altro. Sono mondi e tecniche molto diversi. 10. Come hai conosciuto i Pinguini Tattici Nucleari? Qual è il loro brano più… manga? Ho scoperto dell'esistenza dei Pinguini quando una delle nostre insegnanti, fan accanita, faceva parte dello staff per il nostro stand di Lucca Comics nel 2019, e si è comprata il loro fumetto. A fine giornata si faceva sempre il resoconto del bottino, fumetti acchiappati al volo durante le pause tra un workshop e il prossimo turno, e spesso prima di andare a dormire ognuno sfogliava un volume altrui. Mi ha incuriosito, quindi l'ho sbirciato e mi son fatta spiegare chi fossero, anche perché quell'anno erano dappertutto! Il loro brano più manga… Sicuramente Sashimi, non solo per il nome ma anche perchè mi ricorda le canzoni j-pop degli idol! Kyary Pamyu Pamyu avrebbe potuto usare la stessa base, ecco».

Online ti chiami Pane e Manga, da dove arriva questo nome invece di semplicemente nome e cognome?

«Il mio nome in realtà era già preso dal mio account artistico, "caterinalms" cioè "nome e scuola"! Lì sopra però pubblicavo solo disegni, tanto che i follower mi chiedevano il face reveal (cioè rivelare che faccia ho) come se fosse un segreto! Mettere solo disegni cominciava ad essere limitante, quindi ho creato un profilo solo per le foto. Inizialmente l'ho chiamato Pane e Manga perché, come tanti della mia generazione, sono cresciuta a pane e manga! Ma col tempo ha preso anche un secondo significato, cioè come guadagnarsi la pagnotta attraverso il manga. Non si vive soltanto di arte, e se si vuole lavorare nel mondo del fumetto bisogna avere a che fare con editori, contratti, scadenze. Da lì poi il nome mi ha seguito sugli altri social, non solo Instagram ma anche Facebook e poi Twitch, dove le live sono più una scusa per me per giocare a un videogioco e fare due chiacchiere per staccare dal lavoro, quando non faccio invece live di co-working dove l'obiettivo è proprio di lavorare insieme in compagnia. Alla fine questa passione mi ha portato lontano... ma qualsiasi cosa succeda non mi preoccupo, se non ho il pane, mangerò i manga!»

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Redazione