COME PORTARE STILE E GIOIA SULLA TAVOLA DI PASQUA
Nicola Santini e la sua tavola
Lifestyle

COME PORTARE STILE E GIOIA SULLA TAVOLA DI PASQUA

Festeggiare la Pasqua con gioia e stile si può, con alcuni semplici accorgimenti consigliati dall'esperto di bon ton e galateo

di Nicola Santini, esperto di bon ton

Il Galateo da sempre non si limita ad azioni puramente estetiche e legate agli aspetti esteriori della vita, nemmeno quando si parla di arte del ricevere: è sapere pratico, arte di ingegnarsi per rendere il quotidiano sì più elegante ma anche e soprattutto più leggero da affrontare. Inoltre quando si parla di Galateo si parla di specchio dei tempi: è sbagliato vederlo unicamente come un retaggio di tempi ormai andati, questo perché si rinnova di continuo, traduce il presente e trasforma i problemi in soluzioni. Come antidoto o intrattenimento, anche quando si è costretti ad un lungo soggiorno tra le mura domestiche.

Ecco quindi le 5 regole da considerare come il bon ton dei giorni di festa durante il lockdown, organizzando la tavola con quello che c'è.


Regola numero uno:

non importa se non ci sono ospiti in arrivo o la famiglia al completo, che sia un piccolo nucleo, un ordinario tète à tète o un'apparecchiatura in solitaria guai a trascurare i dettagli: scegliete la tavola migliore, mescolate il vecchio con il nuovo, un oggetto che ricorda la famiglia con l'ultimo pezzo di design e godetevelo, le cose belle fanno compagnia.

Regola numero due:

il centrotavola. Molti si lamentano della mancanza di fiori, alcuni fiorai hanno riaperto, ma non tutti e non per tutti è facile spostarsi da casa. Per chi può e ha piacere si ricordi che il Galateo sconsiglia fiori profumati che "inquinerebbero" gli aromi della tavola, così come i fiori con uno stelo alto che impedisce di guardare gli altri senza fare uno zig zag. Per tutti gli altri una soluzione ingegnosa: ortaggi o piantine aromatiche, si trovano dall'ortolano come al supermarket, fanno colore e non disturbano l'olfatto. E come segnaposto un rametto di rosmarino magari cresciuto sul davanzale.

Regola numero tre:

l'abito fa il monaco. Non si parla di formalità ma di forma. E la tuta no, non è l'abito da casa per eccellenza. Va bene la praticità ma anche le piccole gioie che nessuno puoò toglierci: un golf in un buon filato, un pantalone o una gonna che donino, e niente ciabatte per carità.

Regola numero quattro:

avete scoperto lo smart working, che ne dite dello smart cooking? Ci fa risparmiare e scatena la creatività, cucinare di più in una volta sola sapendo che agli avanzi spetta la dignità di una nuova vita ed ecco che la tartare diventa polpettone il giorno dopo e se non basta, diventa parte di un sugo l'indomani ancora. E poi flan, frittate, sformati e timballi, per non annoiarsi e magari per una pasquetta dal sapore rustico.

Regola numero cinque:

condivisione, ma con garbo. La Pasqua 4.0 ci consente di raggiungere molti dei nostri cari con foto, video, dirette e videochiamate. Va tutto bene ma lasciamo almeno al momento del pranzo la sacralità dell'off line, per riprendere, anche subito dopo il caffé, con altrettanto entusiasmo ma senza dimenticare che siamo uomini non pixel. E presto torneremo ad abbracciarci.

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Redazione