Anthony Hopkins nel film "The Father"
Anthony Hopkins (Bim Distribuzione)
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«The Father», Anthony Hopkins nel labirinto della demenza senile - Recensione

Fresco premio Oscar per l'interpretazione di un anziano smarrito nei meandri della sua mente vacillante, l'attore 83enne è il perno di un film molto teatrale, che gioca ad ingannare il pubblico. Riesce a confonderlo, ma anche ad annoiarlo

Nei suoi sguardi straniti o smarriti, nelle espressioni ora orgogliose, quindi spaventate, ora sospettose, poi disorientate. Tutto verte su di lui, su un Anthony Hopkins solido e fragile in The Father – Nulla è come sembra, che arriva solo al cinema (insieme a tanti altri titoli interessanti, evviva!), niente piattaforme digitali, dal 20 maggio in lingua originale e dal 27 maggio in versione doppiata con Bim Distribuzione. Accanto a lui Olivia Colman, la magnifica regina insicura e viziata de La favorita, nei panni di una figlia che scorta il padre anziano nel labirinto di una mente nebulosa che vacilla.

Oscar 2021 come migliore attore protagonista per Hopkins, bella soddisfazione per un 83enne; va ad aggiungersi all'altra statuetta conquistata nel 1992 per il suo film cult Il silenzio degli innocenti. Oscar anche alla sceneggiatura non originale scritta dal drammaturgo francese Florian Zeller, che è anche regista, all'esordio cinematografico, e dall'inglese Christopher Hampton, collaboratore di lunga data e traduttore di Zeller, già premio Oscar per lo script di Le relazioni pericolose. La verità? Il 26 aprile scorso, quando in Italia intanto riaprivano i cinema, noi l'Oscar non l'avremmo consegnato a Sir Hopkins ma a Gary Oldman, più svettante, pungente e iconico in Mank. La sceneggiatura? I rivali di The Father erano tutt'altro che agguerriti e svettanti.

Anche sua maestà Olivia Colman era candidata all'Oscar come migliore attrice non protagonista ma la sua interpretazione è sì sensibile ma poco palpabile: battuta non ingiustamente dalla coreana Yoon Yeo-jeong di Minari (sei le candidature di The Father, due i premi vinti).

Dal teatro al cinema

The Father – Nulla è come sembra è tratto dall'opera teatrale Il padre (Le père) scritta dallo stesso Florian Zeller e andata in scena per la prima volta a Parigi nel 2012, conquistando un premio Molière per la miglior commedia, prima di debuttare a Broadway e nel West End londinese, dove ha ottenuto premi Tony e Olivier per il miglior attore (rispettivamente a Frank Langella e Kenneth Cranham). Da allora è andata in scena in oltre 35 Paesi.

Interamente girato in un teatro di posa di Londra, The Father – Nulla è come sembra affronta il tema delicato della demenza senile cercando di svolgerlo come una sorta di thriller, che a volte tiene lì, incuriositi e alla ricerca della verità, altre volte mostra la debolezza di una trama snella che vuole alimentare tensione ma al massimo arrovella e fa sentire anche noi abbastanza confusi (quando non annoiati). La scelta più interessante è quella di far vedere la realtà attraverso il prisma dello stato confusionale del personaggio di Anthony (Anthony Hopkins), facendoci perdere anche noi nelle sue visioni, nelle verità che si decompongono e confondono. Chi è davvero Anne, sua figlia? Ha la faccia di Olivia Colman o quella di Olivia Williams? Si sta davvero trasferendo a Parigi con il suo nuovo compagno? E chi è quello sconosciuto (Mark Gatiss) che si ritrova all'improvviso in casa placidamente seduto in poltrona? Anthony è anziano e non riesce più a cavarsela da solo, ma si ostina, caparbio, a rivendicare una lucidità e un'autonomia che non riesce più ad avere.

Tutto si svolge nel suo appartamento, tutto in uno stesso unico ambiente come quei film di simile matrice teatrale come il caustico Carnage o il meno riuscito Venere in pelliccia di Polanski. Come intensità, The Father è più vicino al secondo che al primo: poco vibrante, con diverse concessioni alla noia.

Olivia Colman e Anthony Hopkins nel film "The Father" (Foto: Bim Distribuzione)

Più esercizio di stile ingannevole che emozioni

Zeller cita grandi film come suoi riferimenti, che vorrebbe evocare: «Amour di Haneke, per la semplicità e la violenza dell'emozione suscitata; Rosemary's Baby di Polanski per il coinvolgente clima di stranezza che impone in uno spazio unico; e Mulholland Drive di David Lynch, per l'inventività narrativa che fa coesistere numerose realtà contraddittorie e pone attivamente gli spettatori in una posizione in cui possono scoprire le proprie ragioni all'interno del film». Di questi tre titoli memorabili, però, in The Father cogliamo solo l'ineluttabilità dell'età che avanza e divora mente e vita di Amour.

La volontà di confondere il pubblico e di giocare a ingannarlo, la messa in scena teatrale, sembra più forte del turbamento e della commozione per un doloroso declino, trasformando The Father più in un esercizio di stile e di recitazione che in un'elaborazione stratificata ed emozionante della vecchiaia.

In sala in buona compagnia per un cinema che riparte

Sono ben 11 i titoli in uscita al cinema il 20 maggio: in tempi normali, sarebbe cosa normale, ma in tempi di pandemia e di riaperture è un'iniezione di fiducia e speranza per i cinefili e, soprattutto, per gli esercenti cinematografici, categoria fortemente colpita dalle chiusure causa Covid. Nella prima riapertura del 15 giugno 2020, uno degli anelli deboli della catena era stata proprio la distribuzione dei film: mancavano nuovi titoli e mancavano titoli forti.

Ora, invece, escono titoli dalle buone attese, soprattutto sulla scia degli Oscar. Oltre a The Father, ecco Un altro giro di Thomas Vinterberg, vincitore dell'Oscar come miglior film internazionale 2021 (con Medusa Film e Movies Inspired). Poi un italiano atteso rimasto bloccato dalle chiusure, Il cattivo poeta di Gianluca Jodice con Sergio Castellitto nei panni di un anziano Gabriele D'Annunzio (01 Distribution). E anche la storia di amicizia e speranza Morrison di Federico Zampaglione (Vision Distribution), Hong Kong Express di Wong Kar Wai, film del 1995 che segue il successo del cult In the Mood for Love dello stesso regista cinese tornato in sala in versione restaurata (Tucker Film); l'horror Il Sacro Male di Evan Spiliotopoulos (Sony Pictures), la commedia francese su una squadra di calcio femminile Regine del campo di Mohamed Hamidi con Kad Merad (Academy Two), Io rimango qui di André Erkau, teen drama sentimentale basato su una storia vera (Notorious Pictures); e poi il film d'animazione 100% Lupo di Alexs Stadermann (Notorious Pictures), Il buco in testa di Antonio Capuano su una figlia che 40 anni dopo vuole vendicare il padre poliziotto ucciso da un militate di estrema sinistra (Minerva Pictures e Mad Entertainment), Istmo di Carlo Fenizi su social network e isolamento (dal 19 maggio).

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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