Moonlight
Lucky Red

Oscar 2017, ecco perché ha vinto Moonlight: i 5 motivi del successo

Piccolo film dal grande cuore, è la risposta alla politica di chiusura di Trump e alla polemica dell'anno scorso #OscarSoWhite

La Festa del cinema di Roma ha avuto la meglio sulla Mostra del cinema di Venezia, in un serrato testa a testa con colpo di scena finale. Moonlight, la pellicola che ha aperto la scorsa kermesse capitolina, ha vinto l'Oscar come miglior film, battendo il favorito La La Land, che invece aveva aperto la rassegna lagunare. Negli anni precedenti la Mostra del cinema di Venezia si era mostrata un ottimo portafortuna per le produzioni hollywoodiane: nel 2016 l'Oscar al miglior film è andato infatti a un suo partecipante, Il caso Spotlight, com'era capitato anche nel 2015 con la vittoria di Birdman

Il successo del piccolo film indipendente Moonlight oggi però suona inaspettato. Warren Beatty e Faye Dunaway che, per errore, in un primo momento hanno proclamato trionfatore La La Land, sembravano dar forma alla scena più giusta e più attesa. E invece no, la busta letta era sbagliata. Fermi tutti: l'Oscar vada a Moonlight
Secondo le nostre previsioni, se c'era un film che poteva insidiare La La Land era proprio Moonlight. Vi spieghiamo perché.

In cinque punti, ecco perché Moonlight ha vinto l'Oscar.

1) L'America anti-Trump

L'89^ edizione della cerimonia degli Oscar è diventata sin da subito una evidente presa di posizione di Hollywood contro la politica di chiusura  e odio del presidente statunitense Donald Trump. Sul palco del Dolby Theatre di Los Angeles si sono susseguiti messaggi a favore dell'accoglienza, della multirazzialità e dell'immigrazione e battute contro il numero uno americano, con tanto di "tweet" inviati in diretta a Trump dal presentatore Jimmy Kimmel e riferimenti ironici alla sua dichiarazione sulla "sopravvalutata" Meryl Streep. Moonlight, toccante racconto di formazione di un ragazzino nero gay attraverso tre fasi della sua vita (infanzia, adolescenza, giovinezza), è un film che parla di diversità e si scaglia contro soprusi, razzismo e bullismo. L'Oscar vinto è la ciliegina sulla torta di una premiazione dichiaramente anti-Trump.

2) Il politicamente corretto degli #OscarSoBlack

Per la storia degli Oscar il 2016 è stato l'anno dell'accesa polemica ribattezzata sui social network dall'hashtag #OscarSoWhite: Spike Lee in primis, seguito da altri rappresentanti di origine afrocamericana, aveva accusato l'Academy of Motion Picture Arts and Sciences di aver preso in considerazione solo produzioni di bianchi, escludendo le minoranze razziali. Il 2017 è la risposta. L'Academy quest'anno si è cosparsa il capo di ceneri e ha reagito riempiendo le nomination agli Oscar di candidature "black". In maniera quasi goffa e ridicola, il politicamente corretto ha preso il sopravvento. Niente da ridire su premi "neri" ampiamente meritati: Viola Davis e Mahershala Ali sono sublimi, rispettivamente in Barriere e Moonlight, come pure la sceneggiatura di Moonlight era veramente la più meritevole tra le cinque candidate. Mettendo però Moonlight e La La Land sulla bilancia dei meriti complessivi, era davvero Moonlight il film dal peso più rilevante? Probabilmente no. Ma questo è l'anno degli #OscarSoBlack.

3) Moonlight: piccolo film, grande cuore

Lo abbiamo appena detto: sulla bilancia dei meriti complessivi La La Land ha più peso di Moonlight. La La Land è un boato di virtuosismi tecnici, di piani sequenza memorabili, di coreografie entusiasmanti, di musiche accattivanti. Per di più è un omaggio al genere così americano del musical, che tante glorie ha regalato in passato ad Hollywood. A dirla tutta, però, la sua storia di sogni e amore è un po' esile. Moonlight, invece, piccolo film indipendente, ha un cuore grande. Se La La Land resta negli occhi e nelle orecchie, Moonlight resta nel cuore. È un film che entra pian piano dentro, senza irruenza, con ritmo pensoso, come un fiume carsico che man mano scava. Seguendo il dramma umano del piccolo Chiron, smarrito e maltrattato, e osservando il suo cambiamento fisico ed emotivo, si entra in un piccolo universo tumultuoso. Molto personale e molto intimo ma intenso e ordito con mano sicura e con intriganti rimandi tessuti ad arte tra le diverse età fotografate. 

4) È mancato "il film da Oscar"

Se nel 2015 il "film da Oscar" era Birdman, senza ragionevole dubbio, e nel 2016 era giustamente Il caso Spotlight, quest'anno è mancato il film capace di bucare i cuori e le menti, il film che folgora per la sua forza narrativa o per la portata universale e scottante delle tematiche sociali affrontate.

5) Super Mahershala Ali

Moonlight ci consegna un grande attore, tutto da scoprire: 43 anni, Mahershala Ali, primo musulmano a vincere l'Oscar, è fulgente come adulto estraneo che prende sotto la sua ala paterna il piccolo Chiron. Ogni suo sorriso è un dono, di forza luminosa e protettiva. Significativa anche la performance di Naomie Harris nei panni di una madre drogata assente e allo stesso tempo troppo presente. 

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Alex Hibbert nel film "Moonlight"

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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