A Venezia Dune, la grande sfida di Denis Villeneuve con Timothée Chalamet rockstar
Denis Villeneuve e Timothée Chalamet a Venezia per "Dune", 3 settembre 2021 (Foto: Ansa/Claudio Onorati)
Lifestyle

A Venezia Dune, la grande sfida di Denis Villeneuve con Timothée Chalamet rockstar

Nel 1984 ci provò David Lynch e fu un flop. Il regista canadese traspone ancora una volta il romanzo epico di Frank Herbert, raccogliendo gli applausi della stampa

Dune, il film più atteso della Mostra del cinema di Venezia 2021 è arrivato, con il suo stuolo di divi, Timothée Chalamet in testa e il più richiesto da fotografi, collezionisti di autografi e fan, come una rockstar. E il risuonare delle ragazzine impazzite per lui richiama con gioia i tempi belli pre-Covid. Denis Villeneuve immerge il pubblico per quasi tre ore in un rinnovato immaginario fantascientifico, portandolo nel pianeta di Arrakis spietato e austero, alla scoperta del potere del deserto. Realizza un film pulito ed equilibrato, quanto basta appassionante e visivamente intrigante. A Chalamet, sulle sue spalle esili, il peso portante del film, come eroe predestinato, e l'attore statunitense risponde alla chiamata del regista canadese con il carisma raffinato che abbiamo cominciato ad apprezzare dopo Chiamami col tuo nome.

Applausi per la prima proiezione per la stampa in Sala Grande, non caldissimi e accorati, ma senza il minimo «buh». E non era scontato. David Lynch nel 1984 provò anche lui a trasporre il romanzo fantascientifico epico Dune di Frank Herbert e fu un fallimento: fu stroncato dalla critica, soprattutto quella anglofona, e fu un fiasco al botteghino.
Del resto a Dennis Villeneuve piacciono le sfide: nel 2017 osò raccogliere l'eredità di Ridley Scott con Blade runner 2049: non accontentò i cultori di Blade runner, ma realizzò un sequel rispettoso, dall'equilibrio apprezzabile. E Villeneuve non è neanche nuovo a universi fantascientifici: nel 2016, proprio a Venezia, presentò Arrival, sci-fi esistenzialista.

Nel Wadi Rum di granito e arenaria in Giordania, noto anche come Valle della Luna, nei paesaggi aridi di Abu Dhabi e nei teatri di posa e nel backlot degli Origo Studios a Budapest, in Ungheria, rinasce il mondo immaginato da Herbert, che già nel 1965 anticipava temi oggi di stringente attualità: primo fra tutti la necessità di uno sviluppo ecologicamente sostenibile. Villeneuve ha il merito di stare alla larga da effetti speciali invasivi e così spettacolarmente… finti. Ci sono, ovviamente, ma solo dove sono assolutamente necessari. Ha cercato di riprendere il più possibile con la telecamera, con luci, riflessi ed ombre reali e una vera interazione con la Terra, la sabbia e la polvere.

Immagine del film "Dune" (Foto: Warner Bros.)

«Il libro di Herbert è diventato sempre più attuale», dice Villeneuve, che a Venezia ha portato con sé molti dei suoi attori: oltre a Chalamet, Javier Bardem, Oscar Isaac, Josh Brolin, Zendaya, Rebecca Ferguson. «Dune addita il pericolo della miscela tra religione e politica, di gente messianica osannata dalla gente, dello sfruttamento ambientale. Sul tema dell'ambiente saremo giudicati dalle generazioni future. Spero che sia ancora il tempo per agire».

Villeneuve ha scoperto il libro di Herbert nella sua adolescenza. «Sono rimasto totalmente affascinato dalla sua poesia, da ciò che diceva sulla natura,m il vero personaggio principale di Dune», racconta Villeneuve. «Mi aveva colpito questo viaggio alla ricerca dell'identità, passando attraverso un'altra cultura, la natura, l'isolamento, la malinconia».

Ambientato a migliaia di anni nel futuro, Dune narra la storia di Paul Atreides (Chalamet), un giovane spinto dal destino in una lotta di potere intergalattica. Figlio dell'amato e combattuto sovrano duca Leto (Isaac) e della potente sacerdotessa guerriera Lady Jessica (Ferguson), Paul dovrà affrontare la prova decisiva: vincere la sua paura quando il destino - e potenti forze invisibili - lo trascinano inesorabilmente sulle sabbie dell'inospitale pianeta Arrakis. Dovrà assicurare un futuro alla sua famiglia e alla sua gente, mentre forze maligne si fronteggiano in un conflitto per assicurarsi il controllo esclusivo della risorsa più preziosa esistente sul pianeta, la Spezia, una materia prima capace di sbloccare il più grande potenziale dell'umanità.

La colonna sonora è firmata da Hans Zimmer, anche lui appassionato da sempre di Dune, con cui Villeneuve ha lavorato anche per Blade runner 2049.

«Il libro è davvero ricco. La sfida più difficile è stata trovare un equilibrio tra le informazioni da dare al pubblico perché capisca la storia e rendere il racconto più cinematografico possibile. Il risultato mi sembra felice» dice Villeneuve, che spera poi nel buon auspicio delle sale, ovviamente anche sotto l'incognita Covid. «Sono tempi difficili per tutti. E la sicurezza viene prima di tutto. Se il pubblico si sente sicuro, lo incoraggio a vedere questo film al cinema, perché è pensato per il cinema. È immersivo. Il grande schermo fa parte del suo linguaggio».

Dune è stato annunciato dallo stesso Villeneuve come il primo capitolo di una saga kolossal. Chiaro che ci sarà da fare i conti con il Covid. Tant'è che Chalamet, in merito dice: «Dune è il lavoro di una vita. Se ci fosse una seconda parte sarebbe il mio sogno».

Dune uscirà al cinema in Italia il 16 settembre.

I più letti

avatar-icon

Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

Read More