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Chiese in vendita e riconvertite: il declino della spiritualità trasforma i luoghi sacri in hotel, pub e case di lusso

Chiese in vendita e riconvertite: il declino della spiritualità trasforma i luoghi sacri in hotel, pub e case di lusso

Luoghi di culto cattolici, conventi e cappelle diventano hotel di lusso, pub, location per eventi, palestre, oppure si vendono al miglior offerente come immobili da abitare. Così la crisi di spiritualità degli italiani arriva a modificare la geografia della religione.

In zona Portello, a Milano, c’è un hotel di lusso della catena Nh con camere che arrivano a costare quasi duemila euro a notte. Non potrebbe essere altrimenti dato che, come si legge sul sito della struttura, da qui si può godere di «una vista mozzafiato sullo skyline di Milano», farsi un tuffo «nella piscina sul tetto», magari sorseggiando «un cocktail al bar con vista panoramica». Soprattutto, si può vivere «un soggiorno davvero unico in un’antica chiesa riprogettata per combinare il fascino storico con il lusso moderno». Già: la chiesa in questione è quella di Cristo Re, costruita quasi un secolo fa, consacrata nel 1935 dal celebre cardinale Alfredo Schuster e caduta in disuso dagli anni Novanta. Insomma, un luogo religioso trasformato in hotel di lusso.

Esattamente come accaduto a Napoli, dove uno storico convento al Vomero dedicato a San Francesco è da poco diventato un resort di alta gamma che organizza «feste private, sfilate, mostre, presentazioni, shooting fotografici, meeting aziendali». Non senza polemiche dato che un comitato di cittadini circa un anno fa, durante i lavori di ristrutturazione, ha denunciato come anche una statua raffigurante il Patrono d’Italia fosse finita dentro i bidoni della spazzatura.
Nel centro storico del capoluogo campano, in corso Vittorio Emanuele, si trova un altro albergo simile. Più precisamente un art hotel frutto della conversione dell’ala sinistra dell’antico convento di Santa Lucia al Monte. Alcuni luoghi dell’edificio sono stati conservati, come la Cappella di San Giovan Giuseppe della Croce e il Refettorio. «Si possono vedere frammenti di affreschi, antiche maioliche e decorazioni in ogni angolo della struttura» si legge sul sito. Accanto a tutto questo, ovviamente, ci sono le camere: circa 300 euro a notte.

Sono alcuni esempi di una tendenza – quella di convertire chiese in hotel di lusso e non solo – che con gli anni sembra ormai diventata cosa normale. Insomma, prepariamoci a veder spuntare altri alberghi. O magari pub, come accaduto sempre a Milano (manco a dirlo, il locale si chiama La Chiesetta); in palestre da boxe come avvenuto al Rione Sanità a Napoli; o ancora in scuole circensi come a breve accadrà a Bologna nella storica chiesa, da tempo abbandonata, di San Barbaziano.

La ragione è semplice: mentre solo poche settimane fa abbiamo assistito a una marea umana dare l’ultimo saluto a Papa Francesco I e, pochi giorni fa, per celebrare l’intronizzazione di Leone XIV, la verità è che in giro per l’Italia le vocazioni scarseggiano e le diocesi attirano sempre meno fedeli. Basti pensare che nel 2013 erano stati ordinati 436 nuovi preti, ma a distanza di dieci anni il numero è sceso di 113 unità: nel 2023 i «novelli presbiteri» sono stati 323. Nel 1990 i preti diocesani in Italia erano 38 mila; 30 anni dopo, nel 2020, il loro numero è sceso a 31.800. In tre decenni, il corpo sacerdotale si è quindi ridotto del 16 per cento circa. E così, caso davvero paradossale, finiscono con l’esserci più parrocchie che sacerdoti, come nella diocesi di Tortona (Alessandria), dove si contano 91 sacerdoti a fronte di 309 parrocchie e una popolazione di 280 mila abitanti.

E non va meglio con le suore: uno dei casi emblematici è quello di Cristina Scuccia, suora orsolina per anni e diventata cantante dopo aver partecipato alla trasmissione televisiva The Voice. Ma l’ormai ex suor Cristina è in buona compagnia: nel 2020 le religiose erano complessivamente 70 mila, nel 2022 sono scese a 66 mila.

«Ormai in Occidente abbiamo una visione molto materialista della persona», spiega Padre Alberto Carrara, sacerdote della Congregazione dei Legionari di Cristo e professore di Filosofia all’Ateneo Pontificio Regina Apostolarum. «In questo modo il razionalismo impedisce sempre di più di porsi domande spirituali, e così di rispondere alla chiamata di Dio. Come diceva Papa Francesco: siamo concentrati sul guardarci allo specchio, adottando come stile di vita l’egolatria. In questo modo perdiamo di vista molte cose importanti, fra cui la missione che ognuno di noi ha nella propria vita. Intanto le parrocchie si svuotano, ma la mia visione è positiva: ci stiamo indirizzando verso configurazioni differenti, e più positive».In attesa che qualcosa cambi, oggi tenere aperte tutte le chiese diventa – è il caso di dirlo – un miracolo che non sempre riesce. Anche perché le spese, ovviamente, restano. E così capita che siano gli stessi sacerdoti a cedere i luoghi religiosi.

Come è capitato a Tavernelle, provincia di Treviso, dove don Ezio Segat ha comunicato di aver messo in vendita una chiesetta della parrocchia. «Se davvero ci fosse stato affetto verso quest’edificio, lo avremmo visto dalle presenze alle messe. Che invece non ci sono» lamenta oggi don Ezio. Il progetto che si profila all’orizzonte, secondo quello che risulta a Panorama, è un nuovo complesso residenziale, un condominio con spazi verdi e parcheggi.

Il fenomeno, dunque, è questo. Anche perché sono i numeri a rendere la gestione di chiese e cattedrali complessa: in Italia, secondo ultime stime, ci sono oltre 100 mila edifici di culto. Tenerli aperti, «vivi» e frequentati tutti diventa un’impresa spesso impossibile. E così il risultato è che gran parte di questi vengano chiusi, cadano in abbandono, diventino preda di ladri d’arte. Anche qui sono i numeri a essere i più eloquenti: a oggi sono 1.281.464 le opere d’arte circolanti nel mercato illegale. E molte di queste provengono proprio da chiese e luoghi di culto ormai chiusi al pubblico. In altri casi, invece, gli edifici sacri finiscono con il diventare vittime di poderose speculazioni edilizie, dopo che hanno serrato le porte.
Come succede a Napoli, una delle città con il più alto numero di chiese abbandonate. Nel cuore di Forcella, a due passi da via del Duomo, si trova quella di Sant’Arcangelo a Baiano. Le anziane che vivono nei «bassi» vicino, ancora ricordano quando l’edificio pullulava di fedeli: «Qui io mi sono sposata» dice una signora sulla settantina. «Io ci ho battezzato i miei figli» ribatte la dirimpettaia.

Fatto sta che oggi la chiesa è chiusa e vive lo scempio di un abuso edilizio tra i più clamorosi della città: all’interno di quello che un tempo era un monastero (che peraltro ha una storia incredibile alle spalle), vivono decine e decine di famiglie, tanto che proprio sopra al rosone sono stati realizzati balconi dove oggi si possono vedere puntualmente i panni stesi. Ma non c’è da sorprendersi. A pochi minuti di distanza, ecco l’antica chiesa di San Biagio ai Taffettanari, nella cui canonica per anni ha vissuto abusivamente una potente famiglia malavitosa partenopea.
Insomma, tanto vale mettere in vendita immobili già abbandonati o che rischiano di diventarlo. Basta d’altronde consultare le principali pagine delle società immobiliari. Sul portale Immobiliare.it c’è la chiesetta, 82 metri quadrati, di San Pietro in Cariano (provincia di Verona), con la sua «architettura autentica», il rosone sopra la porta d’ingresso e l’abside a vista. Il prezzo è su richiesta.

Sullo stesso sito è disponibile anche l’ex chiesa sconsacrata con canonica e area esterna di Ponte dell’Olio (Piacenza): qui la trattativa si aggira intorno ai 55 mila euro, ma il lotto conta addirittura 860 metri quadrati e ha, al suo interno, pure l’accesso al campanile.
Ancora: nel cuore di Castrocaro Terme s’incontra una chiesa sconsacrata di 100 metri quadrati, «un luogo ricco di fascino e storia, ideale per chi desidera trasformarlo in una location esclusiva per eventi, uno studio creativo, un bistrot di charme o una residenza artistica», si legge nell’annuncio. Prezzo: 28 mila euro. Nulla rispetto ai 295 mila euro chiesti per un’ex chiesa di Sinalunga, in provincia di Siena: «Costruita nel 1600 con la tipica pianta a croce e facciate in pietra», la struttura è sì vincolata «dalla sovrintendenza», ma questa «ha già approvato un progetto per la conversione ad uso abitativo». E di uso abitativo, ma anche «commerciale» e «industriale», si parla pure per un’altra chiesa, a Rapallo, sul Golfo del Tigullio, con tanto di vetrate e cupola. Valore: 1,5 milioni di euro.
Per non parlare, poi, della Capitale. A Roma si vende un’«affascinante chiesa del XII secolo» dedicata, al tempo, ai Santi Simone e Giuda, che conserva affreschi quattrocenteschi e che sorge «ad un passo da Piazza Navona». Destinazione d’uso: locale commerciale. Amen.

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