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Iran: il programma missilistico «non è negoziabile», crescono le tensioni con Israele e Stati Uniti

Iran: il programma missilistico «non è negoziabile», crescono le tensioni con Israele e Stati Uniti

Teheran ribadisce la linea dura sul proprio arsenale missilistico mentre Israele cerca l’appoggio di Washington per nuove opzioni militari. Tra esercitazioni dei Pasdaran, rapporti di intelligence e timori interni, lo scontro regionale torna a salire di livello.

Teheran ribadisce la linea dura sul proprio arsenale missilistico mentre Israele cerca l’appoggio di Washington per nuove opzioni militari. Tra esercitazioni dei Pasdaran, rapporti di intelligence e timori interni, lo scontro regionale torna a salire di livello. Il programma missilistico della Repubblica islamica dell’Iran «non è negoziabile». A ribadirlo, lunedì, è stato il Ministero degli Esteri di Teheran, intervenendo sulle indiscrezioni secondo cui Israele starebbe cercando l’appoggio degli Stati Uniti per una possibile nuova azione militare contro l’Iran. La posizione ufficiale iraniana arriva in un momento di crescente tensione regionale e mentre si moltiplicano le segnalazioni di attività militari considerate anomale.A chiarire la linea del governo è stato il portavoce del Ministero degli Esteri, Esmaeil Baghaei, nel corso della consueta conferenza stampa settimanale. Rispondendo alle domande dei giornalisti, Baghaei ha respinto ancora una volta l’ipotesi che Teheran possa accettare negoziati sulle proprie capacità missilistiche, smentendo le ricostruzioni dei media che parlano di pressioni israeliane in tal senso. Secondo il portavoce, il sistema missilistico iraniano ha una funzione esclusivamente difensiva. «È stato sviluppato per proteggere la sovranità nazionale e per scoraggiare qualsiasi aggressione esterna», ha affermato, sottolineando che tali capacità non rientrano «in alcun processo di trattativa o contrattazione». L’obiettivo, ha insistito, è impedire a potenziali avversari di maturare anche solo l’idea di un attacco contro il Paese. Baghaei ha inoltre puntato il dito contro quelle che ha definito le «evidenti contraddizioni» delle potenze occidentali e di Israele. Da un lato, ha spiegato, le capacità militari iraniane vengono descritte come una minaccia alla stabilità regionale; dall’altro, gli stessi attori continuano a fornire ingenti quantitativi di armamenti a Israele. Una doppia morale che, secondo Teheran, mina qualsiasi credibilità delle critiche rivolte all’Iran. Le dichiarazioni del portavoce arrivano all’indomani di un servizio della NBC News, secondo il quale il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sarebbe intenzionato a discutere con il presidente statunitense Donald Trump dell’accumulo di missili balistici da parte dell’Iran e della possibilità di un nuovo attacco israeliano nel 2026. Il tema dovrebbe essere al centro dell’incontro previsto nei prossimi giorni tra i due leader.

Sul fronte dell’intelligence, fonti israeliane sostengono che l’Iran stia ricostruendo il proprio apparato missilistico con una determinazione senza precedenti dopo la guerra dei dodici giorni combattuta a giugno. Secondo queste valutazioni, il conflitto avrebbe ridotto significativamente le scorte iraniane, scese da circa 3.000 a 1.500 missili, mentre il numero dei lanciatori operativi sarebbe passato da 400 a 200. Un ridimensionamento che Teheran starebbe ora cercando di compensare. A rafforzare il clima di allarme contribuiscono anche le segnalazioni provenienti da fonti internazionali. Sabato, Iran International ha riferito che servizi di intelligence occidentali avrebbero individuato «insolite attività aeree» riconducibili alla Forza aerospaziale del Corpo delle Guardie della Rivoluzione islamica. Il giorno successivo, Axios ha scritto che funzionari israeliani avrebbero avvertito l’amministrazione Trump del rischio che un’esercitazione missilistica dei Pasdaran possa rappresentare una fase preparatoria per un possibile attacco contro Israele. In questo contesto, cresce anche l’inquietudine all’interno della società iraniana. Lunedì sera, diversi cittadini hanno raccontato ai media israeliani di temere un’escalation imminente tra le Forze di difesa israeliane e l’esercito iraniano, ritenendo plausibile lo scoppio di un nuovo conflitto nel giro di pochi giorni. Le recenti manovre militari del regime degli ayatollah vengono descritte come dimostrazioni di forza finalizzate più alla sopravvivenza del potere che alla sicurezza della popolazione. «Siamo pronti a pagarne il prezzo, se questo porterà a un cambiamento reale», ha raccontato un residente di Teheran, parlando di un Paese senza prospettive. «L’economia peggiora di giorno in giorno, la società si disgrega e non vediamo riforme che migliorino la vita delle persone. Viviamo sotto un sistema totalitario che ha spento ogni speranza».

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