Anno 2014, fuga dalla Formula 1
Ad Austin non scenderanno in pista né la Marussia né la Caterham. Il Cirus perde i pezzi, anche davanti alla tv. Il parere di Stefano Mancini
Anno 2014, fuga dalla Formula 1. Sul circuito di Austin, sede per il terzo anno di fila del Gran premio delle Americhe, non sfileranno né la Marussia né la Caterham, costrette a dare forfait perché hanno finito il denaro. Fuori loro e griglia di partenza ridotta a 18 macchine, con la speranza, tutta da verificare, che presto o tardi non si registrino altri abbandoni. La Formula 1 perde i pezzi. Sulla pista ma pure davanti alla tv, per via del calo vertiginoso negli ascolti. E potrebbe essere soltanto l'inizio di una tempesta che potrebbe stravolgere le logiche del Circus.
“E' la prima volta dopo tanti anni – spiega a panorama.it il giornalista della Stampa, Stefano Mancini - che due squadre decidono di non partecipare a un gran premio. E ce sono altre due, la Force India e la Sauber, che sono in grande crisi. Quest'ultima, oltre a non avere molti soldi come tutti i team minori è andata particolarmente male nel campionato in corso e quindi parteciperà meno alla spartizione dei premi a fine stagione. Il rischio che la Formula 1 possa rimanere già dal prossimo anno con meno di 18 macchine al via della gara è più che concreto”.
Si dice ormai da qualche tempo: “E' uno sport che non coinvolge più il pubblico dei giovanissimi perché garantisce meno spettacolo di quanto potrebbe e dovrebbe”. Tutto vero?
“Quest'anno è stata fatta una rivoluzione a mio parere necessaria. Perché bisognava trovare il modo di riavvicinare la Formula 1 al mondo della produzione. Mi riferisco ovviamente all'introduzione dei motori ibridi. Tuttavia, si sapeva che tale rivoluzione avrebbe avuto un impatto non indifferente sui costi e sullo spettacolo. Tanti si sono lamentati per il rumore, che prima c'era e oggi c'è molto meno, tanti per le regole incomprensibili. Insomma, tutto vero, oggi i giovani fanno fatica ad affezionarsi a questa Formula 1”.
Quali le soluzioni per invertire la tendenza? Ecclestone permettendo, si intende.
“Ho la sensazione che chi governa la Formula 1 provi piacere a complicare le cose. Penso alla regola per controllare il consumo di carburante in gara: ma davvero non si poteva fare meglio? Ecco, io credo che bisognerebbe andare nella direzione opposta, perché sono le cose semplici che piacciono al pubblico. Le soluzioni, quelle vere quelle che potrebbero fare la differenza, ci sono e sono tutt'altro che impossibili da mettere in pratica. I test durante la stagione sono stati aboliti anni fa ed erano tra i migliori eventi-spot per la Formula 1, perché consentivano al pubblico di seguire da vicino le macchine, i piloti e i meccanici in tribuna a prezzi popolari. Si sono rinchiusi tutti nelle gallerie del vento e nei simulatori a provare nessuno sa bene che cosa. Il discorso non cambia, chi vince, detta le regole. La Red Bull vinceva e aveva ottimi simulatori, per questo si è opposta a reintrodurre i test”.
La Mercedes ha fatto lo stesso con lo stop imposto allo sviluppo dei motori durante il campionato.
“Proprio così. Per carità, bravissimi, hanno fatto la macchina migliore, però bisogna dare alle altre scuderie la possibilità di recuperare, altrimenti chi ci perde è il pubblico, che deve assistere a uno spettacolo per forza di cose meno divertente. E cosa dire del progetto di inserire la terza monoposto per i team più forti? E' un'idea della Ferrari, che proponeva di dare una macchina a un team satellite per contenere i costi e completare la griglia di partenza con macchine più competitive della Marussia. Adesso saranno costretti a farlo. Ma per anni si sono imposti anche e soprattutto i team più piccoli, che temevano di essere fagocitati dai team più grandi, senza capire che sarebbe un beneficio per tutti, anche in termini di ritorno economico”.
Altra aria si respira negli Stati Uniti, dove gli eventi legati alle quattro ruote fanno spesso il pieno di spettatori. Quali gli insegnamenti che la Formula 1 dovrebbe fare suoi?
“Da quelle parti vince la semplicità: macchine tutte uguali che girano intorno a un ovale. E poi c'è la vicinanza con il pubblico. Perché negli Stati Uniti il paddock non è un mondo chiuso nel quale nessuno può entrare se non sei un Vip che ha bisogno di farsi pubblicità. Ripeto, è seguendo idee semplici che si raggiungono risultati importanti”.