Pachinko: una storia epica per non dimenticare
Minha Kim nel ruolo della giovane Sunja e Lee Min-ho nelle vesti di Koh Hansu (Apple Tv+)
Televisione
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Pachinko: una storia epica per non dimenticare

La recensione in esclusiva per il pubblico italiano del K-drama più atteso dell'anno

Quattrocentoquarantacinque minuti. Oltre 7 ore e 41 minuti. È questo il tempo necessario per immergersi nella prima stagione di Pachinko. Il K-drama tratto dall’omonimo libro (in italiano tradotto come La Moglie Coreana, edito da Edizioni Piemme) dell'autrice bestseller Min Jin Lee e in onda dal 25 marzo su Apple TV+, è un piccolo gioiello nell’immenso catalogo di produzioni sudcoreane degli ultimi anni.

Panorama ha avuto la possibilità di vederlo in anteprima, in attesa della conferenza internazionale che si terrà nelle prossime ore a Los Angeles. E quello che possiamo dirvi è che, Pachinko, è senza ombra di dubbio uno dei prodotti più belli nella categoria K-drama di tutti i tempi.

Il motivo è racchiuso in una scelta estremamente saggia del cast. Ogni attore si incastra perfettamente nella storyline del suo personaggio fondendosi con la storia e facendo dimenticare, per un istante, che quella che si sta guardando è solo una produzione cinematografica.

Sette ore che scivolano veloci, tra sorrisi, lacrime e momenti in cui, l’empatia con i personaggi, raccontati non solo a parole ma con la maestria di espressione degli attori scelti, raggiunge livelli così inaspettati da richiedere qualche istante di pausa e un respiro profondo prima di continuare. È quello che succede fin dal principio, con una sigla luminosa e stravagante come lo sono le pachinko, le macchinette - un misto tra una slot machine e un flipper - che spopolano in Giappone, che fanno da preludio a un K-drama in cui si racconta tutta la sofferenza di un popolo e le ferite infertegli dalla storia.

Ma passiamo alla storia. Popolato da madri, figlie, gangster, amanti, padri, nonne e gangster in completo gessato, Pachinko racconta - in gran parte attraverso gli occhi di Sunja, un personaggio che incontriamo in tre diverse fasi della della sua vita e interpretato da tre attrici differenti (Yu-na Jeon, Minha Kim e Youn Yuh Jung) - cosa significa vivere da immigrati, la sensazione di sentirsi straniero in patria e il dolore di chi non ha un Paese in cui tornare. Pachinko ci porta dalle umili pensioni di Yeongdo del 1915 agli sfarzi di una New York e ai primi led luminosi di Tokyo del 1989. Un arco temporale amplissimo, in cui Sunja è il filo conduttore e il perno di una da ben quattro generazioni.

Pachinko è una storia ambientata in un passato che avrebbe potuto essere seppellito dal tempo e dagli eventi, perso per sempre, ma che invece riemerge forte e orgoglioso mostrando le ferite come parte integrante della crescita di un popolo, quello Coreano, che con sofferenza si è costruito la strada per un futuro diverso da quello da tutti prospettato.

Il fascino di Pachinko è tutto nel viaggio temporale, nello scivolare sapientemente tra presente e passato, in una storia intima, epica, familiare di cui tutti possono sentirsi protagonisti. Il viaggio, che attraversa tre Paesi, Corea, Giappone e America nell’arco di 70 anni, viene narrato dagli attori del drama in tre lingue diverse e senza doppiaggi. Jin Ha, che nel drama riveste il ruolo di Solomon, nipote di Sunja, passa dal coreano all’inglese al giapponese con una fluidità e un’assenza di accenti così rara da lasciare a bocca aperta. L’utilizzo di tre lingue è stata una scommessa vinta a pieni punti per Soo Hugh, che non solo ha scritto e prodotto il drama, ma l’ha reso suo al punto da farlo diventare un racconto che proviene dal cuore e colpisce gli spettatori al punto da lasciare interdetti. Otto puntate, così dense di significato, che non sembrano bastare. Anzi, non possono bastare.

Chi si appresta a guardare Pachinko per la presenza di Lee Min-ho, rimarrà forse deluso per la parziale presenza dell’attore nelle sette ore di storia pur rivestendo un ruolo chiave nella vita di Sunja. Ma a deludere non sarà certo la performance dell’attore. Svestiti i panni del principe e del ricco bellissimo e inarrivabile, Min-ho indossa sapientemente gli abiti sartoriali di Koh Hansu diventando un cattivo che, tuttavia, così cattivo forse non lo è. Lo si capisce lentamente, in un ruolo scandito da scene passionali alternate a violenza e crudeltà di una persona che, la sofferenza l’ha vissuta così nel profondo da aver plasmato e riscritto la sua intera esistenza. Quello di Hansu sarà un ruolo chiave per Lee Min-ho e per la sua carriera e che lo porterà a diventare definitivamente simbolo di una nuova generazione di attori della Hallyu Wave riconosciuti e ambiti a livello internazionale. Perché fin dalla prima comparsa negli ultimi istanti della prima puntata del drama, quando di spalle Hansu osserva il mare, si avverte tutta la potenza del personaggio interpretato da Min-ho e dell’impatto che avrà nella vita di Sunja. E non solo.

Se dobbiamo trovare un lato negativo alla produzione, forse, è la possibile confusione per chi di storia orientale conosce poco o non abbastanza. L’intreccio raccontato da Sunja è spesso complesso e tocca temi importanti dalla malattia alla guerra all’immigrazione. Il tutto condito con una buona dose di romanticismo che non fa da contorno ma da collante all’intera narrazione.

Se dovessimo usare un’immagine per descrivere Pachinko, la nostra memoria corre rapida alla scena in cui Sunja, con il nipote Solomon, va a trovare un’altra immigrata coreana in Giappone. Sunja assaggia in quel momento un “riso del suo Paese” e si commuove. Solomon non capisce il motivo. Dopotutto, sembra essere solo del riso bianco. Ma Sunja spiega al nipote che il riso coreano ha un sapore differente, più dolce. Nocciolato. Un qualcosa che le nuove generazioni faticano a capire ma che esprime perfettamente il sapore delicato di questo drama che, nell’arco di sette ore, riuscirà a toccare così a fondo il vostro palato al punto che, al termine dell’ottava puntata, forse capirete anche voi cosa intendeva Sunja ingoiando quel boccone di riso glutinoso.


Pachinko sarà disponibile dal 25 marzo su Apple Tv+

Il 25 marzo verranno trasmessi i primi tre episodi della serie, per poi passare a una programmazione
settimanale, ogni venerdì, fino al 29 aprile. 


IL TRAILER

Pachinko — Official Trailer | Apple TV+youtu.be

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Marianna Baroli

Giornalista, autore

(Milano, 1986) La prima volta che ha detto «farò la giornalista» aveva solo 7 anni. Cresciuta tra i libri di Giurisprudenza, ha collaborato con il quotidiano Libero. Iperconnessa e ipersocial, è estremamente appassionata delle sfaccettature della cultura asiatica, di Giappone, dell'universo K-pop e di Hallyu wave. Dal 2020 è Honorary Reporter per il Ministero della Cultura Coreana. Si rilassa programmando viaggi, scoprendo hotel e ristoranti in giro per il mondo. Appena può salta da un parco Disney all'altro. Ha scritto un libro «La Corea dalla A alla Z», edito da Edizioni Nuova Cultura, e in collaborazione con il KOCIS (Ministero della Cultura Coreana) e l'Istituto Culturale Coreano in Italia.

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