Arriva su Netflix Money Heist: Korea, la versione coreana della Casa di Carta
Jung Jaegu/Netflix
Televisione
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Arriva su Netflix Money Heist: Korea, la versione coreana della Casa di Carta

La serie apre gli occhi sulla situazione sociale e politica del Paese, preparandosi a diventare un capisaldo dell'industria dei K-drama

Mentre sui social network si scatenano orde di commenti, razzisti o forse solo sciocchi, sulla versione coreana della Casa di Carta, Money Heist: Korea - Joint Economic Area, l'ultimo prodotto di casa Netflix si prepara in silenzio a infrangere ogni record.

La serie, nata dalla penna di Kim Hong Sun e con la benedizione del creatore della versione spagnola, Álex Pina, racconta di un 2025 immaginario in cui le due Coree sono pronte a riunificarsi. Per questo, l'attuale Security Joint Area tra Corea del Nord e Corea del Sud è stata trasformata in una Joint Economic Area, un'area che da aspro simbolo di divisione si è trasformata rapidamente nel simbolo splendente dell'unificazione, con l'eccitante promessa di nuove opportunità commerciali e di una valuta condivisa - stampata nella Zecca della Corea Unificata. All'interno di questo panorama, si inserisce un uomo, interpretato da Joo Ji-tae, un Professore specializzato nella ricerca sull'impatto economico dell'unificazione, sempre più disilluso dallo sfruttamento dei lavoratori migranti a basso salario e dal crescente divario tra chi ha e chi non ha dopo l'unificazione. Il Professore mette quindi insieme una banda di otto ladri per compiere un furto di 4.000 miliardi di won alla Zecca della Corea unificata.

Ogni personaggio è ricreato e dipinto con una magistrale perfezione, marchio di fabbrica dei prodotti televisivi e cinematografici coreani. Tokyo, Berlino, Denver, i nomi sono gli stessi dell'originale Casa de Papel, ma vengono riscritti con un'attenzione particolare allo status sociale coreano. Tokyo, per esempio, sceglie il suo nome indicando la capitale giapponese sul mappamondo e commentando, senza un filo di sentimento: "Scelgo Tokyo. Perché sto facendo una cosa cattiva". Una frase che risuona come l'ennesimo ammonimento della società coreana alla situazione, ancora in sospeso, con il Giappone, reo di aver sottoposto il Paese a soprusi e violenze inaudite.

E mentre resta la domanda regina, chi è davvero buono o cattivo, che ha reso la versione originale de La Casa de Papel uno dei prodotti più apprezzati al mondo, ogni personaggio dell'ensemble coreana si sente ugualmente capace di innocenza o di malvagità, di misericordia o di violenza, in una danza perfetta di dialoghi e silenzi che scandiscono questa nuova versione della Casa di Carta.

La serie, i cui primi episodi sono disponibili da oggi su Netflix, è uno specchio della società coreana dipinto con una fotografia impeccabile in cui nulla è lasciato al caso. Come la soundtrack con cui si apre la serie: DNA, dei BTS una canzone non casuale perché il suo testo, come il gruppo K-pop più famoso del mondo canta, «The two of us our connected fatefully from the start, our DNA was just the one thing», letteralmente: noi due siamo connessi dal fato fin dan principio, il nostro DNA è una cosa sola.

Panorama ha parlato con il regista della serie, Kim Hong Sun, prima del debutto di Money Heist Korea sulla piattaforma di streaming.

Jung Jaegu/Netflix

La mia prima domanda è secca: perché La Casa de Papel?

Perché è così divertente!

C'è una citazione all'inizio del drama che mi ha colpito molto: Sognare il sogno coreano. Mi ricorda il ben noto "sogno americano". La Corea è davvero la terra dei sogni? E perché?

Penso che le persone che vivono in Corea potrebbero non credere che esista un "sogno coreano", ma forse le persone al di fuori della Corea, come i cinesi di origine coreana, potrebbero pensare che un sogno coreano sia invece davvero possibile.

Ha iniziato con la musica e parlando dei BTS. Che impatto hanno avuto sul sogno coreano?

Secondo alcune ricerche che ho fatto, ho scoperto che molte persone in Corea del Nord guardano drami coreani e film coreani e ascoltano musica coreana, e molte di loro conoscono i BTS, quindi, dato che è qualcosa che sta accadendo proprio ora, ho pensato "forse dovrei inserirlo nella serie" perché è una situazione naturale che sta accadendo.

Ha scelto una maschera particolare, Yangban (si legge ianban), che di solito viene indossata per rappresentare e deridere l'avida aristocrazia. Ma ha un altro significato: tradimento. Come l'ha scelta?

Tra tutte le diverse maschere di Hahoe c'è quella di Yangban di cui hai parlato che veniva usata per prendere satiricamente in giro gli aristocratici e ho pensato che sarebbe stato molto significativo e divertente se tutti noi avessimo indossato questa maschera nella Zecca, perché avremmo indossato la loro maschera per prenderli in giro. Ecco perché ho usato questa maschera e penso che si presti davvero bene allo scopo di Money Heist Korea.

Se potesse descrivere Money Heist Korea in una sola parola, quale sarebbe?

Direi "serietà". Rispetto all'originale, la Corea ha una certa ambientazione che ci fa diventare più seri, quindi direi serietà.

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Marianna Baroli

Giornalista, autore

(Milano, 1986) La prima volta che ha detto «farò la giornalista» aveva solo 7 anni. Cresciuta tra i libri di Giurisprudenza, ha collaborato con il quotidiano Libero. Iperconnessa e ipersocial, è estremamente appassionata delle sfaccettature della cultura asiatica, di Giappone, dell'universo K-pop e di Hallyu wave. Dal 2020 è Honorary Reporter per il Ministero della Cultura Coreana. Si rilassa programmando viaggi, scoprendo hotel e ristoranti in giro per il mondo. Appena può salta da un parco Disney all'altro. Ha scritto un libro «La Corea dalla A alla Z», edito da Edizioni Nuova Cultura, e in collaborazione con il KOCIS (Ministero della Cultura Coreana) e l'Istituto Culturale Coreano in Italia.

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