Festival di Sanremo. Addio alla Rai?
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Televisione

Festival di Sanremo. Addio alla Rai?

Un'offerta arrivata sul tavolo del comune potrebbe strappare la storica concessione alla rete ammiraglia italiana

Mentre dietro le porte dell'Ariston si spengono le luci sulla settimana più calda dell'anno qualcosa si aggira nell'aria di Sanremo ed è un vento di cambiamento.

Eh sì, perché se da una parte sembra quasi impossibile immaginare un Festival senza Rai, con le sue dirette lunghissime, la scalinata, i fiori a ogni concorrente (uomo o donna che sia perché i fiori sono per tutti, i non-più-super ospiti, e le canzoni sempre meno nazional popolari, dall'altra bisogna fare i conti con quello che sta oltre il sipario. La realtà.

Sebbene tutto il mondo lo chiami Festival di Sanremo, quello che da 73 edizioni si tiene nella città dei fiori in realtà si chiama "Festiva della Canzone Italiana". Una carrambata, per dirla in gergo televisivo, per i non esperti del festival che apre però a una strada - già paventata da Striscia La Notizia - di un possibile addio dello show alla storica diretta.

Stando alle scartoffie e alla noiosa burocrazia, il Festival della Canzone Italiana è un marchio che rientra in tutto quel pacchettone di eventi culturali di interesse sociale o di grande interesse pubblico elencati nel decreto del Ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti per i quali "deve essere garantita ai cittadini la qualità della trasmissione sui palinsesti dei media audiovisivi, sia in diretta o in differita sia chiaro o a pagamento, con adeguati standard di regolarità, continuità del servizio e la migliore visualizzazione delle immagini". Cosa significa? Che sebbene il marchio appartenga al comune di Sanremo questo non significa che il Festival si debba tenere per forza di cose sulla Rai. Quella con la rete televisiva nazionale è infatti una concessione che scadrà, guarda caso, a fine 2023. L'idea dunque che terzi prendano in mano una delle pietre miliari della Rai, non è poi così lontana dalla realtà. Secondo una sentenza del Tar sollecitata dall'Afi, l'Associazione Fonografici Italiani, alla scadenza della concessione andrebbe aperto un bando pubblico per l'assegnazione del Festival.

Se da una parte si parla di "una cordata" pronta a portare sul tavolo del Comune di Sanremo un'offerta, dall'altra voci di corridoio rivelano un certo interesse a mettere le mani sul Festival di un player streaming molto potente come Amazon.

«Non ho ancora letto la lettera, dopo il festival la valuteremo nelle sedi opportune», ha commentato il sindaco di Sanremo, Alberto Biancheri, in merito a un'offerta che sarebbe già stata protocollata al Comune come confermato a Pinuccio di Striscia La Notizia dall'Assessore al Turismo del Comune di Sanremo, Giuseppe Faraldi che ha sottolineato come «La valutazione per la gestione di un festival come questo non può essere fatta a fronte di una proposta arrivata poche ore fa. È una valutazione da fare al momento opportuno, con gli uffici opportuni, di certo non in questo momento».

Que sera, sera.

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Marianna Baroli

Giornalista, autore

(Milano, 1986) La prima volta che ha detto «farò la giornalista» aveva solo 7 anni. Cresciuta tra i libri di Giurisprudenza, ha collaborato con il quotidiano Libero. Iperconnessa e ipersocial, è estremamente appassionata delle sfaccettature della cultura asiatica, di Giappone, dell'universo K-pop e di Hallyu wave. Dal 2020 è Honorary Reporter per il Ministero della Cultura Coreana. Si rilassa programmando viaggi, scoprendo hotel e ristoranti in giro per il mondo. Appena può salta da un parco Disney all'altro. Ha scritto un libro «La Corea dalla A alla Z», edito da Edizioni Nuova Cultura, e in collaborazione con il KOCIS (Ministero della Cultura Coreana) e l'Istituto Culturale Coreano in Italia.

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