Studio 54 disco music
Bee Gees / Ansa
Musica

Studio 54: la discoteca dove ognuno poteva essere una star

Il 26 aprile del 1977 aprirono le porte del locale-simbolo della disco music nel cuore di Manhattan, frequentato da Andy Wharol, Liza Minnelli, Michael Jackson e Mick Jagger

Il 26 aprile del 1977, quando la disco music dettava le regole del mercato discografico ed era ormai l'indiscussa colonna sonora della seconda metà degli anni anni '70, aprirono le porte del locale-simbolo di quell'epoca, lo Studio 54. Situato al n. 254 della West 54th Street di Manhattan in un vecchio teatro costruito nel 1927 che, a partire dal 1943, venne usato dalla CBS come studio televisivo, lo Studio 54 fu una geniale intuizione dei due proprietari, gli imprenditori Steve Rubell e Ian Schrager, diventando, in soli 33 mesi di vita, la regina delle discoteche mondiali. «La selezione per accedere era severissima», sottolinea Andrea Angeli Bufalini, coautore con Giovanni Savastano de La Storia della Disco Music (Hoepli).

«Spesso era lo stesso Rubell che sceglieva, personalmente ad uno ad uno, chi far entrare tra la folla accalcata fuori all'ingresso del locale, speranzosa di poter entrare, anche solo per una notte, nella strabiliante regno del ballo, mecca degli eccessi di ogni tipo». Tra i frequentatori abituali del locale c'erano tantissimi VIP, che si mescolavano spesso tra gli avventori: Andy Wharol, Liza Minnelli, Brooke Shields, Elton John, Grace Jones, Debbie Harry, Halston, Michael Jackson, Diana Ross, Woody Allen, Mick Jagger e l'allora consorte Bianca, che, per il suo trentaduesimo compleanno, entrò nel locale su un cavallo bianco. «Nessuno poteva entrare allo Studio 54 con lo stesso vestito indossato un giorno, una settimana o addirittura un mese prima. Se non avevi il look rimanevi fuori», ha dichiarato Cory Daye, cantante della Dr. Buzzard's Original Savannah Band. In console si alternavano due deejay, veri e propri pionieri del mixaggio su vinile, nomi divenuti leggendari: Nicky Siano che suonava nei giorni feriali e Richie Kaczor, che invece lavorava nel fine settimana. Il primo brano ad essere suonato nello Studio 54 è stato l'irresistibile Devil's Gun del combo afroamericano C.J. & Co. L'enorme pista da ballo (circa 1800 mq) era collocata nella platea originale dell'ex studio televisivo, mentre la postazione del dj si trovava dove un tempo si trovava il palcoscenico. Il bar principale, a forma di diamante e rivestito da specchi, era situato sotto la balconata, dove, tra i divani argentati, poteva accadere di tutto. «Le persone che venivano allo Studio 54 sembravano dei personaggi ed era proprio come andare a teatro», ha dichiarato Michael Jackson, che qui festeggiò il suo ventunesimo compleanno.

«Credo che sia questa la ragione psicologica della mania per la disco: puoi essere ciò che sogni di essere. Le luci e la musica ti fanno impazzire e ti ritrovi in un altro mondo». La selezione all'ingresso era così severa che perfino Nile Rodgers e Bernard Edwards degli Chic una sera rimasero fuori. «Il 31/12/ 1977 non furono riconosciuti all'ingresso e non riuscirono ad entrare nel locale dove stava per esibirsi Grace Jones, nonostante fossero stati invitati dall'artista», racconta Andrea Angeli Bufalini. «Tornati nell'appartamento di Rodgers, su tutte le furie, cominciarono a colpi di chitarra e basso ad inveire contro il club più famoso del mondo con "Fuck off…fuck them….". Ma tra un "fuck" e l'altro e vocaboli non sense a ripetizione, spunta il famoso riff "aaahhh freak out, le freak". Sembra assurdo, eppure uno dei brani più famosi degli anni '70 nasce proprio così!». Il successo del club fu tale che Steve Rubell affermò: «I profitti dello Studio 54 sono astronomici, solo la mafia riesce a fare meglio». A seguito di tale affermazione, decisamente improvvida, iniziarono i guai per il locale. L'ufficio delle tasse scoprì, nascosti nel controsoffitto, dollari e cocaina a palate e i due proprietari furono arrestati per evasione fiscale. Il 4 febbraio 1980 lo Studio 54 chiuse. Riaprì l'anno successivo, ma non fu più come prima. Al final-party, denominato "The End of Moder Day Gomorrah", Diana Ross e Liza Minnelli cantarono una serenata per i proprietari Steve Rubell e Ian Schrager. Le luci stroboscopiche si spensero, la mirror ball cessò di girare, ma l'eco di quelle nottate infinite, grazie anche alla seconda vita della disco music, è ancora presente tra di noi.


Hoepli, La storia della Disco Music


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Gabriele Antonucci