Sanremo 2021seconda serata
Ermal Meta / Ansa
Musica

Sanremo 2021, le canzoni. Il meglio e il peggio della seconda serata

Nella seconda serata del festival si mettono in luce anche Irama, La Rappresentante di Lista, Orietta Berti, Malika Ayane, Willie Peyote e Fulminacci. Ermal Meta primo nella classifica provvisoria

La seconda serata di Sanremo 2021 va decisamente meglio della prima, già a partire dalle Nuove Proposte: un po' Ed Sheeran, un po' Rag'n'Bone Man, Wrongonyou (nome d'arte di Marco Zitelli) ha fatto tanta gavetta all'estero e si sente dall'arrangiamento dal sapore internazionale della sua Lezioni di volo. Davide Shorty è uno dei pochissimi artisti davvero interessanti usciti da X Factor: ha voce, ha soul, sa rappare bene, ha gusto musicale e scrive ottime canzoni, come la delicata Regina, dedicata alla sua ex compagna.

Tra i Big fa un figurone l'esperta Orietta Berti, che non si snatura ma fa esattamente Orietta Berti, dimostrando una pulizia vocale notevole e un'intonazione ancora perfetta in una canzone d'amore tipicamente sanremese, che ha quasi fermato le lancette del tempo, ravvivata giusto da una batteria elettronica mutuata dalla trap. Una piacevole sorpresa, soprattutto per chi non li conosceva già, è stata l'esibizione del duo La Rappresentante di Lista, formato da Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina: la loro Amare, grazie alle doti canore della Lucchesi e al ritmo contagioso (merito anche di Dardust), ha tutte le carte in regola per un lusinghiero piazzamento finale.

Anche Malika Ayane stupisce con un pezzo con la cassa dritta, dal sapore vagamente disco, nonostante il testo malinconico ed ermetico. Dopo esserci chiesti retoricamente per un anno "Dov'è Bugo?", Cristian Bugatti (questo il suo vero nome), reduce dalla tormentata partecipazione dello scorso anno in coppia con Morgan, torna da solista con un brano autobiografico. E invece sì, che cita Vasco e Battisti, trasmettendo emozioni nonostante qualche imprecisione vocale di troppo. Il momento Bregovic della serata, con i violini infuocati e l'arrangiamento balcanico che fa tanto Primo Maggio in piazza San Giovanni, è affidato agli Extraliscio, progetto artistico formato da Mirco Mariani, Moreno il Biondo e Mauro Ferrara, affiancati sul palco dell'Ariston da Davide Toffolo, voce e chitarra dei Tre Allegri Ragazzi Morti.

Ermal Meta si guadagna il primo posto nella classifica parziale della giuria demoscopica con Un milione di cose da dirti, una canzone d'amore semplice, scarna, abbastanza classica, basata prevalentemente su piano e voce, che arriva dritta al cuore grazie alla sua notevole interpretazione vocale. L'unico rappresentante del rap italiano nella seconda sera è Willie Peyote, che usa bene le parole, sia per il significato che per il loro suono, sopra una base elettronica che ricorda vagamente a Billie Eilish, con un omaggio iniziale alla serie cult Boris.

Fulminacci, una sorta di De Gregori 3.0, ha mostrato nella riuscita Santa Marinella come la scuola cantautorale romana abbia ancora numerose frecce al suo arco, mentre Irama (la cui partecipazione è stata in forse fino all'ultimo minuto per la positività al Covid di un membro del suo staff) è salito in terza posizione della classifica generale con un brano furbo e ben costruito come La genesi del tuo colore, che, con il suo coinvolgente ritmo latineggiante, ha tutte le carte in regola per bissare i fortunati singoli Nera, Mediterranea e Arrogante. Anche la giovane Gaia strizza l'occhio all'America Latina in Cuore Amaro, ma non è Rosalia e il risultato è abbastanza incolore.

Ancora peggio è stata l'esibizione di Random, troppo giovane e inesperto per un palco impegnativo come quello di Sanremo: Torno a te è un tentativo poco riuscito di imitare lo stile urban pop di Ultimo. Ci ha lasciato perplessi, fin dal titolo, la stralunata Arnica di Gio Evan, una canzone confusa e obliqua, quasi un flusso di coscienza, che non spicca mai il volo e si avvita su sé stessa. Avete presenti quegli amici che vogliono fare i simpatici a tutti i costi e che, di conseguenza, non fanno mai ridere, ma, anzi, risultano spesso fuori luogo?

Ecco, è la stessa sensazione che ci hanno trasmesso ieri quelle simpatiche canaglie de Lo Stato Sociale, che anche in Combat Pop danno sempre la sensazione di essere un gruppo di amici del Dams di Bologna che alla sera si divertono a strimpellare nei locali bolognesi, facendo i simpatici con il pubblico. La canzone, una sorta di critica alle contraddizioni della nostra società, è quasi un pretesto per un cazzeggio confuso e fine a sé stesso, tra pacchi che levitano e omaggi alla storia della musica. Per quanto riguarda gli ospiti, Laura Pausini, fresca della vittoria ai Golden Globe, ha cantato con misura e trasporto emotivo Io sì(Seen), il tris d'assi Gigliola Cinquetti, Fausto Leali e Marcella Bella ha interpretato con grande classe e mestiere le canzoni che li hanno resi grandi a Sanremo, mentre Elodie ha fatto ballare il pubblico da casa con un medley di canzoni italiane che andava da E la luna bussò di Loredana Bertè a Rumore di Raffaella Carrà, passando per Fotoromanza di Gianna Nannini e chiudendo alla grande con Soldi di Mahmood e la sua Andromeda. Stasera sarà il turno delle cover e dei duetti: ci sarà da divertirsi.

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Gabriele Antonucci