Oscar 2021 Pausini
Laura Pausini / Goigest
Musica

Laura Pausini: «Mio padre merita l’Oscar più di me»

La cantante, candidata al premio più ambito del mondo per il brano Io sì/Seen, scritto a sei mani con Diane Warren e Niccolò Agliardi, ha raccontato alla stampa le sue emozioni via Zoom

Il 25 aprile l'Italia delle sette note e della settima arte farà il tifo per Laura Pausini, candidata agli Oscar 2021, il premio del cinema più ambito al mondo, per il brano Io sì/Seen, scritto a sei mani con Diane Warren e Niccolò Agliardi, inserito nella cinquina dall'Academy Awards per la categoria "Best Original Song".

La canzone, composta per la colonna sonora del film La vita davanti, diretto da Edoardo Ponti e con protagonista Sofia Loren, ha ricevuto, oltre al Golden Globe per la Miglior canzone originale, anche l'Hollywood Music and Media Awards e il Satellite Awards dell'International Press Academy. «Quando ho ricevuto la notizia mi sono sentita così piccola rispetto a cose così grandi», ha dichiarato la cantante, visibilmente emozionata, via Zoom. «La prima cosa che mi sono detta è 'sarò capace di fare questo mestiere, in questo modo?'. La voglia di cantare e di far musica è sempre uguale sin da quando facevo pianobar. Intorno a me sono avvenute così tante cose che non immaginavo, tutti questi cambiamenti, negli anni, mi hanno spaventata. Poi mi sono resa conto che ogni volta che mi spaventavo, invece di tirarmi indietro, mi buttavo con la paura che tutto finisse. Adesso mi dicono 'ma cosa c'è dopo gli Oscar?' e rispondo la stessa cosa degli inizi dai tempi della vittoria di Sanremo: forse di nuovo il pianobar o la mansarda di Solarolo, dove i vicini mi chiedevano di abbassare il volume. Gli Oscar invece di farmi sentire più figa mi mettono ansia perché è chiaro che dopo una cosa come questa la gente si aspetta di più, io stessa mi aspetterei di più, ma sarò capace? E con chi potrei realizzare di più?». Una sorta di ansia di prestazione, apparentemente strana per quella che oggi è, senza dubbio, la cantante italiana più famosa all'estero. «Può sembrare assurdo, ma io sono più tranquilla se parlo con Beyoncé piuttosto che con Pippo Baudo. Le star alla fine sono persone che hanno un talento, è questo che le rende ai miei occhi speciali. Ho lavorato sull'affrontare questi incontri senza troppa agitazione. Però resto più famosa in Italia, li stadi li faccio qui e non in Sudamerica che mi ha insegnato, però, a essere donna».

La canzone Io sì/Seen ha un messaggio universale e, al tempo stesso, di grande attualità, visto che l'incubo Covid-19 è ancora lontano dalla fine. «La canzone è nata in inglese. É stato Edoardo Ponti a chiedermi di provare a cantare qualche frase in italiano quando abbiamo ascoltato insieme il provino. Con Niccolò Agliardi abbiamo lavorato un mese affinché il testo, senza cambiare la metrica inglese, avesse lo stesso significato, senza cadere nello scontato. Purtroppo eravamo già in pandemia, ci sono frasi che oggi se le canto mi commuovono perché oggi siamo, purtroppo, tutti un po' invisibili. La canzone e il film sono dedicati alle persone che si sentono perse, abbandonate, senza protezione. Stato d'animo che conosco e che oggi più che mai vive in molte persone a causa della pandemia. Ma la speranza è l'insegnamento che questa canzone e questo film si sono proposti di dare come tema principale. Anche per questo, in maniera particolare, ringrazio l'Academy».

Laura si emoziona quando parla del padre, anch'egli musicista, che l'ha spinta, fin da piccola, a inseguire il sogno di cantare. «Mio padre merita l'Oscar più di me. Se dovessi vincere, sul palco dell'Academy userò queste parole. Da piccola ho cominciato grazie a lui, che per anni ha lavorato nelle orchestre, anche al fianco di Raoul Casadei, che in questi giorni è nei nostri pensieri. Ma a un certo punto il mio babbo ha lasciato la certezza dell'orchestra per il pianobar. É lì che grazie a lui ho conosciuto la musica, ho capito l'importanza delle canzoni. Mi ha aspettato, sapeva che un giorno gli avrei chiesto di cantare con lui, e l'ho fatto presto, a 8 anni, quando per regalo di compleanno gli ho chiesto un microfono: quella sera è cominciato qualcosa di unico». Adesso che il traguardo dell'Oscar è vicino, la cantante, al netto delle inevitabili scaramanzie, è speranzosa. «Non credevo che la nomination fosse possibile ma, ora che si è realizzata, dico: vamos! Devo essere sincera, se non vinco la cosa mi rompe un po'. Anche Diane Warren vuole vincere, dopo che nella sua carriera ha già visto sfumare nel nulla undici nomination. Lei è una combattente, ci siamo conosciute a Los Angeles nel periodo in cui mi ero trasferita per studiare. Abbiamo tante volte cercato una canzone insieme ma finora non era mai scattata la giusta scintilla, in questo caso Diane si è innamorata del messaggio di inclusione del film che è diventato il messaggio del brano, per questo anche lei la ritiene una canzone speciale».

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Gabriele Antonucci