Max Pezzali: «Ho raccontato un'epoca in cui era tutto più semplice»
Luca Gardella
Musica

Max Pezzali: «Ho raccontato un'epoca in cui era tutto più semplice»

Il cantautore pavese festeggerà 30 anni di carriera il prossimo 2 settembre con un grande evento al Circo Massimo di Roma, ribattezzato per l'occasione "Circo Max". Un'occasione per riflettere sulla lunga carriera e sul rapporto con la Capitale

Da Pavia al Circo Massimo, passando attraverso trent' anni di musica e di costume dell'Italia, di cui è sempre stato un attento e acuto osservatore. È stato questo, in estrema sintesi, l'avvincente percorso di Max Pezzali, che il prossimo 2 settembre celebrerà al Circo Massimo di Roma trent'anni di carriera, costellati da un'incredibile quantità di successi, in un concerto-evento ricco di ospiti e di amici del mondo della musica. In Italia si contano sulle dita di una mano gli artisti di cui più o meno chiunque, a prescindere se fan o meno, saprebbe cantare a memoria una ventina di canzoni. Uno di questi è sicuramente Max Pezzali, co-fondatore degli 883 e artista solista dal 2004, che ha segnato profondamente gli anni Novanta con le hit Hanno ucciso l’uomo ragno, Sei un mito, Nord sud ovest est e la romantica Come mai, che è stata la colonna sonora di innumerevoli storie d’amore e di baci romantici. I fan di allora sono cresciuti insieme a lui, lavorano e hanno figli, così come Max, che nel corso degli anni ha trovato una sua collocazione più matura e introspettiva come artista. Il cantautore pavese non ha mai perso, però, una delle sue qualità precipue: quella di descrivere con immediatezza e onestà la realtà che lo circonda, i sentimenti comuni a tutti noi, le piccole e grandi gioie quotidiane, con un sapiente mix di ironia e malinconia.

Le sue canzoni, soprattutto in un periodo come quello attuale soffocato da una cappa di pessimismo e dalle continue emergenze, sono una salutare boccata di ottimismo e di positività, una sorta di ancora per non affogare nel nichilismo senza costrutto. «Ho raccontato un tempo in cui era tutto più semplice, un periodo caratterizzato dal passaggio dall'analogico al digitale», ha raccontato Pezzali nell'aula consiliare del Campidoglio, dove è arrivato da Pavia a bordo della sua inseparabile Harley-Davidson. «Non voglio, però, passare per "boomer", gli artisti di oggi sono pazzeschi, scrivono da Dio: noi, in confronto, sembravamo studenti delle medie». Artista dotato di grande umanità e umiltà, Max ha spiegato qual è, secondo lui, il segreto della straordinaria longevità delle sue canzoni: «In un'epoca in cui c'è una competizione continua e la ricerca dell'eccellenza in ogni campo, io voglio rappresentare un modello facile. Io e Mauro eravamo due tamarri di provincia senza le caratteristiche da campioni, ma è proprio la mia "medietà" che mi ha permesso di arrivare a tante persone. Non sono un fenomeno e vengo amato anche per quello. Ancora oggi mi stupisce vedere ragazzini di 15 anni che riempiono i miei concerti e che cantano le mie canzoni, brani che hanno avuto successo ben prima che loro nascessero».

L'ultimo anno è stato davvero straordinario per Pezzali: oltre 30 date sold-out nei palazzetti, che hanno seguito il doppio appuntamento da 120mila persone allo stadio San Siro dello scorso luglio. Le celebrazioni dei 30 anni di carriera si chiuderanno in pompa magna con Circo Max, un grande concerto-evento al Circo Massimo di Roma il 2 settembre, unico appuntamento live dell'estate. «Il primo sogno straordinario che ho realizzato è stato il doppio concerto sold-out a San Siro: all'inizio non pensavo che fosse possibile, mentre ci ha creduto più di tutti Clemente (Zard,managing director di Vivo Concerti, che organizza il tour di Pezzali n.d.r.), che ha avuto sempre grande fiducia in me. Ora il Circo Massimo è un altro sogno alla pari: uno dei luoghi più importanti del mondo, sia dal punto di vista storico che simbolico, oltre che musicale. Sarà una festa collettiva con la partecipazione di tanti artisti amici, tra cui Articolo 31, Paola e Chiara, Lazza, Colapesce e Dimartino, Sangiovanni ed il dj set di Deejay Time. Dopo che fai il Circo Massimo, puoi anche smettere anche il giorno dopo. Non avrei mai pensato di arrivare un giorno qui, a 55 anni». Riguardo alla possibilità di una partecipazione di Mauro Repetto (l'altra metà degli 883) all'evento del Circo Massimo, Pezzali non si sbilancia: «Ancora non si sa, c’è la possibilità che lui abbia dei progetti in arrivo, ma non voglio spoilerare i suoi». Nella lunga chiacchierata con i giornalisti, Max ha escluso una sua partecipazione al prossimo Festival di Sanremo («No, non è per me. È roba da centometristi che danno tutti in tre minuti, io sono più per la lunga distanza») e, al momento, anche la pubblicazione di un nuovo album di inediti:

«Durante il periodo del Covid mi ero disamorato della scrittura, mentre negli ultimi mesi, andando in tour, mi è tornata la voglia di scrivere canzoni e di sperimentare un po’. Forse uscirà qualcosa prima del Circo Massimo, ma, per adesso, l’attività discografica non è una priorità. L’esigenza di nuova musica deve essere sempre motivata. Io sono cresciuto in un’epoca in cui l’album era centrale, ma oggi mi chiedo se esista un senso, nel 2023, per un mio nuovo album. Sono già molto soddisfatto delle canzoni che ho composto negli ultimi 30 anni». Il viaggio che Max ha intrapreso in moto da Pavia a Roma per presentare Circo Max alla stampa ha un forte significato simbolico: «Ci sono destinazioni che ti conquisti in moto chilometro dopo chilometro: dalla Pianura Padana arrivi a Firenze e sai che ti sei lasciato alle spalle l’Appennino, ma lo scavallamento è ad Arezzo, quando ti dici che sei quasi arrivato, ma è solo una suggestione, anche perché, quando arrivi a Roma Nord, mancano ancora 30 chilometri per il centro». La Città Eterna ha un significato speciale per il cantautore pavese: «Roma l'ho vissuta sulle due ruote, qui è più facile il contatto umano e il gusto per la battuta è una delle colonne portanti della vita sociale. Quando vado con la moto al Gianicolo o allo Zodiaco, nei momenti di scoramento, guardando Roma da sopra è come se mi dicesse "Non sei solo" e "Le cose tendono ad aggiustarsi". A Milano ti senti sulle spalle tutto il peso della responsabilità e ti senti in colpa se magari non rispondi a un messaggio Whatsapp entro cinque minuti. Qui sai che la devi prendere con filosofia e che ci sono aspetti della vita non risolvibili, che devi saper accettare».

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Gabriele Antonucci