Marco Mengoni Sanremo 2023
Andrea Bianchera
Musica

​Marco Mengoni: «A Sanremo pretendo solo di divertirmi»

Dopo la vittoria di dieci anni fa con L'essenziale, torna sul palco dell'Ariston tra i favoriti con un brano personale e dalla struttura atipica come Due vite

Dopo 13 anni di carriera, 7 album in studio, 68 dischi di platino, oltre 1.8 miliardi di stream audio/video e 9 tour live, culminati con il successo degli stadi della scorsa estate e del tour nei palazzetti tutto sold out concluso lo scorso autunno (in attesa di un nuovo tour negli stadi che lo attende la prossima estate), tutti gli addetti ai lavori si sono posti la stesso domanda: «Che bisogno ha, un artista come Marco Mengoni, di tornare a Sanremo nel 2023?». La risposta l'ha fornita lo stesso Mengoni ieri pomeriggio, durante un incontro con la stampa: «Chi me l'ha fatto fare di tornare sul palco dell'Ariston? La verità è che me l'ha fatto fare Marco Mengoni, che vuole sempre mettersi in competizione con se stesso. Sanremo è sempre una sfida, nonostante siano cambiate tante cose per me in questi ultimi dieci anni. Me l'ha fatto fare anche il mio team, anche Amadeus e anche la canzone stessa, è come se mi avesse sussurrato all'orecchio: "Se vuoi portarmi a fare un giro su quel palco, ne sarei molto contenta"». Il cantautore di Ronciglione ha raccontato di essere felice di far parte del cast di Sanremo 2023 «perchè rappresenta bene quello che è oggi la musica italiana, un arcobaleno di colori da intrattenimento top: in gara ci sono tanti amici e colleghi con i quali ho già collaborato e altri con cui a volte bevo gin tonic e faccio due chiacchiere, sperando un giorno di lavorarci insieme». La costante crescita del Festival negli ultimi tre anni è stato certamente uno dei motivi che ha spinto Mengoni a mettersi nuovamente in gioco dal 7 all'11 febbraio: «In questi ultimi anni Sanremo è cresciuto tantissimo. Io vado oltre la competizione e non sento la pressione di essere uno dei favoriti. Certo, ci teniamo tutti di fare una bella figura e ognuno vuole portare un pezzo di sé sopra al palco. Sono contentissimo del premio di dieci anni fa, per cui non ho velleità di vittoria: da me pretendo solo di divertirmi. Proprio perché i miei ultimi dischi sono andati bene, ho fatto un tour negli stadi e sono molto soddisfatto dell'album che stiamo arrangiando, ho pensato che questo era il momento giusto per tornare in gara».

Il brano che presenterà a Sanremo, Due Vite, è uno dei grandi favoriti per la sua oggettiva qualità e per la sua costruzione atipica, che richiede un grande sforzo interpretativo: una ballad scritta dallo stesso Mengoni con Davide Petrella e Davide Simonetta, dalla struttura non classica, sia dal punto di vista strumentale, sia di sviluppo e arrangiamento vocale, questo ancora una volta curato da Marco stesso, mentre la produzione del brano è di E.D.D. e Simonetta: «Due Vite all'inizio sembra apparentemente semplice perché è piena di parole, quasi rappata, ha una tensione continua che sembra non scoppiare mai. Non è stato facile affrontare questo pezzo, che ha avuto tanti vestiti differenti: alla fine ne abbiamo trovato uno molto intimo, fino all'accelerazione finale con la cassa in quattro. Io ho fatto due sole linee armoniche di cori, abbiamo lavorato di sottrazione perché, dopo 10 anni, doveva tornare l'essenzialità». La canzone è particolarmente significativa, per Mengoni, in quanto nasce dopo due anni di percorso di introspezione con l'aiuto di una specialista: «Due Vite è la mia storia infinita, perché è la storia infinita del rapporto tra la ratio e l'inconscio. Ultimamente dedico almeno due ore a settimana all'analisi dei miei pensieri, con l'aiuto di una professionista: il mio inconscio mi fornisce degli input che a volte sono molto più reali della parte conscia. Questa canzone racconta molto di me in questo momento, è un viaggio intimo ma anche un invito a tutti noi ad accettare tutto quello che la vita ci offre, senza pensare a cosa dovrebbe o potrebbe essere. Tutto quello che viviamo ci serve per crescere, anche i momenti di noia ci insegnano molto e ci fanno evolvere».

Mengoni e Petrella, durante la fase di scrittura del brano, hanno ascoltato tanta musica di Lucio Dalla: «Ci siamo lasciati ispirare da Lucio, per quanto ci si possa ispirare a un genio come lui. Così, un po' alla volta, è nata la struttura del brano: prima poco fiato, tante parole, molta tensione, fino allo special, nel quale rischio di strapparmi le corde vocali. Probabilmente le ritroveranno sul palco dell'Ariston». C'è grande attesa, nella serata delle cover, per la sua interpretazione di un brano leggendario come Let it be dei Beatles, interpretato insieme al coro gospel The Kingdom Choir: «Let it be non è solo una canzone, ma un inno, qualcosa di grande, di corale. Non a caso duetterò con un grande coro gospel di 13 elementi, The Kingdom Choir, perché sostenere un pezzo così, da soli, è impossibile. Let it be mi fa pensare a tante mani unite, non ha limiti, non ha tempo, è un'entità che appartiene a tutti noi».

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Gabriele Antonucci