Future Past - Duran Duran
La cover di Future Past
Musica

Duran Duran, Future Past: il sound senza tempo dei "wild boys"

Il quindicesimo album della band inglese, a cui hanno partecipato Graham Coxon, Mark Ronson e Giorgio Moroder, è uno dei loro dischi più personali e riusciti

Una delle maggiori sfide, per un artista o una band con diversi lustri di carriera alle spalle, è quella di rinnovare il sound delle proprie canzoni senza scontentare troppo i fan della prima ora, conquistati da un determinato stile musicale. Una sfida superata brillantemente dai Duran Duran nel loro quindicesimo album Future Past, una riuscita evoluzione del loro inconfondibile sound, disponibile in streaming e nei formati CD standard, CD deluxe con copertina rigida in edizione limitata con tre tracce aggiuntive e vinile colorato.

A quarant'anni esatti dall'uscita dell'eponimo album di debutto, la band inglese, invece che pubblicare un greatest hits con un paio di inediti o attualizzare i loro più grandi successi insieme agli artisti del momento, festeggiano l'importante anniversario con un album nuovo di zecca, realizzato negli ultimi tre anni. Future Past è stato fortemente influenzato dal periodo di lockdown, che non solo ha ritardato l'uscita del disco, ma che ha costretto la band a riflettere sulla caducità del tempo, dando un significato più profondo all'intero progetto.

Il risultato è uno dei loro album più personali e riusciti, "duraniano" al 100% eppure diverso da tutti i loro lavori precedenti, che riflette sul passato cercando di proiettarsi nel futuro. «Guardiamo al futuro perché crediamo nel nostro futuro, crediamo nel futuro della musica e crediamo nel futuro della razza umana», ha dichiarato Simon le Bon nella presentazione via Zoom dell'album. Future Paste stato prodotto dal dj e producer Erol Alkan, affiancato da Mark Ronson in Wing e da una leggenda dell'eurodisco come Giorgio Moroder in Beautiful Lies e Tonight United, non a caso due tra i brani migliori dell'album.

A differenza della maggior parte dei featuring album, ricchi di collaborazioni quanto poveri di idee, in Future Past gli ospiti sono perfettamente calati nell'atmosfera del progetto, a cui ciascuno dà il giusto contributo di creatività. Troviamo la cantante svedese Tove Lo in Give It All Up, la rapper londinese Ivorian Doll in Hammerhead, la punk band femminile della Chai in More Joy! e Mike Garson, storico pianista di David Bowie, che conferisce il suo sapiente tocco a Falling, un brano con atmosfere notturne e quasi jazz che, siamo certi, sarebbe piaciuto molto al Duca Bianco.

L'ospite più influente di Future Past, anche se tecnicamente non si tratta di un featuring, è Graham Coxon, chitarrista dei Blur, che ha composto con i Duran quasi tutti i pezzi, dando alla band quell'elettricità rock che mancava forse dai tempi di Warren Cuccurullo. La title track Future Past è una ballatona malinconica alla Ordinary World, ma più minimalista nei suoni, che si apre magnificamente nel ritornello, un chiaro invito al sing along nei concerti: «Quindi non piangere, per quello che non durerà mai / Ogni momento creato nel tempo, è tutto un futuro passato / che stiamo vivendo adesso». Beautiful Lies, con il suo tripudio di synths, farà la gioia di chi ha amato la disco elettronica di Giorgio Moroder tra la fine degli anni Settanta e l'inizio degli anni Ottanta, così come Tonight United che, con il suo muro di tastiere, la sua cassa dritta e un doppio ritornello assai efficace e catchy, esalta il basso funky di John Taylor.

Wing è un midtempo dalle atmosfere noir e cinematiche (sembra quasi il tema di un film di James Bond), impreziosito dal tocco magico di Mark Ronson alla produzione e alla chitarra. Il brano che farà la gioia dei fan storici dei Duran Duran è sicuramente Anniversary, ricco di citazioni dei loro più grandi successi (Hungry Like the Wolf, Union of the Snake, Save a Prayer, Tiger Tiger), quasi un regalo per la loro fedeltà con un inno trionfale e autocelebrativo, che mostra un Simon Le Bon in grande spolvero vocale. «Anniversary è per noi una canzone speciale», ha dichiarato il bassista John Taylor. «Ovviamente, eravamo consapevoli del nostro imminente quarantesimo anniversario, ma volevamo che il significato della canzone fosse inclusivo nel modo più ampio possibile».

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Gabriele Antonucci