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Le manipolazioni sul posto di lavoro

Sappiamo bene cos'è una manipolazione sul lavoro ... in teoria ... ma sappiamo riconoscerla realmente?

Come annunciato nel precedente articolo sono molti i colleghi (ma soprattutto i capi) che manipolano collaboratori e sottoposti al fine di assoggettarli psicologicamente ... o spremerli come olive!

In questo (ed il prossimo) post  si prenderanno in considerazione una serie di strategie capaci di renderci, in ambito lavorativo, più fragili e soggetti ad accettare l’altrui volere … anche quando esso non è poi così legittimo. Conoscere tali dinamiche sarà utile per ridurre i rischi di cascarci!

Buono-stronzo-buono-stronzo

Ho già menzionato questa tecnica in alcuni post. E’ una strategia apprezzata in particolare dai narcisisti (soprattutto quelli patologici) il cui scopo è quello di indebolire e manipolare gli altri. Il metodo è relativamente semplice: si alternano (in certi casi anche nella stessa giornata) comportamenti positivi e gratificanti a comportamenti avversativi e stronzi.

Il risultato di questo cocktail è quello di farci entrare all’interno di una sorta di spirale emotiva. Tale spirale ci rende deboli e legati al nostro carnefice, inutile specificare che la natura di tale legame è tutt’altro che sana.

Il meccanismo è questo: ci sentiremo demoralizzati e stupidi dopo ripetute offese (più o meno implicite). Una volta quindi che arriva dal capo un elogio o una pacca sulle spalle ci sentiremo sollevati … ovvio, il nostro ego avrà un attimo di respiro! … per poco tempo però! L’ingiuria successiva non tarda ad arrivare e quindi l’autostima crolla nuovamente! A quel punto subentra una sorta di attesa del “solito elogio”.

Questa spirale diventa una sorta di cane che si morde la coda! Il risultato sarà quindi  che lo sventurato sarà dipendente dalla "pacca sulle spalle" del capo … e se essa non arriverà il soggetto proverà disagio. Questa dipendenza renderà il lavoratore vulnerabile in quanto per ottenere la sua dose di “gratificazione quotidiana”  sarà disposto a fare tutto ciò che gli viene chiesto.

Sentirsi in colpa “a respirare”

Alcuni capetti hanno un vero talento a farci sentire colpevoli. Ho fatto l’esempio “sentirsi in colpa a respirare” proprio per evidenziare quanto, tramite manipolazioni, possiamo sentirci sbagliati anche se svolgiamo azioni naturali e legittime (come respirare … o andare in bagno!) . Il trucchetto sta nel farci sentire sbagliati qualsiasi cosa facciamo. Qualsiasi azione può essere quindi strumentalizzata per farci sentire lavoratori (e persone) inadeguate: il nostro abbigliamento, una nostra iniziativa, una nostra affermazione, la nostra auto, come ci poniamo in certe situazioni ecc..

Il senso di colpa in certi casi viene pompato anche in seguito a richieste riconducibili alla dimensione lavorativa: “devi fare ancora delle fotocopie?” o  “Devi andare in banca anche oggi?”.  Se poi le richieste appartengono alla nostra sfera extralavorativa (rimborsi, ferie ecc.) la situazione si enfatizza ulteriormente. Qualsiasi “concessione” viene quindi fatta cadere dall’alto manco fosse una Bolla Papale.

Ciascuna “concessione” verrà fatta scontare sottoforma di battute, frecciate, silenzi, sguardi o sospironi. Il meccanismo infatti è ancora più potente se la disapprovazione non è esplicita.

Ricorderò sempre quando un capetto, entrando nell'ufficio di una piccola azienda nella quale prestavo temporaneamente servizio, notò su una scrivania un piccolo vassoio con dentro delle caramelle alla menta. Si limitò a dire: “caramelle alla menta” con sguardo basso e tono di voce inespressivo. Una volta uscito dell’ufficio un dipendente si affrettò ovviamente a levare di corsa l’immorale sgarro. Il meccanismo è appunto questo: la dimensione implicita (e giudicante) è infinitamente più deflagrante di quella esplicita. Non c’era stata nessuna richiesta o giudizio verbale esplicito … ma ciascuno in ufficio ha interpretato il fatto delle mentine come un: “non lavorate un cazzo e fagocitate solo caramelle!” oppure “qua siamo in un ufficio, non al bar!”… E il bello è che sul piano esplicito non era stato detto niente!

… Manipolazione riuscita!

Il far sentire continuamente sbagliati e inetti è una tecnica molto usata dagli stronzetti da ufficio. Lo scopo è quello di abbattere l’autostima dei propri collaboratori o sottoposti:  persone con un ego traballante sono più manipolabili di coloro che sono in pace con loro stessi!

Se quindi il capetto tende a enfatizzare ogni errore (anche solo con sguardi o sbuffi) e sminuire ogni vostro successo … cominciate a pensare che probabilmente c’è una manipolazione in corso.   Non cascateci, non lasciate che il vostro ego si corroda lasciando spazio solo a livore e rabbia.

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Matteo Marini