L'azienda che controlla le medicine assume un tecnico ogni 5 giorni
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Tecnologia

L'azienda che controlla le medicine assume un tecnico ogni 5 giorni

La Antares Vision di Brescia ha sviluppato una tecnologia che viene utilizzata in tutto il mondo dalle maggiori case farmaceutiche. E il fatturato corre

Dimenticate il lutto per la perdita dell’Ema, l’agenzia europea dei farmaci. Cancellate per un attimo le litanie sull’Italia che non cresce, che non sa innovare, che non crea lavoro. E andate a Travagliato, provincia di Brescia, città dei cavalli e sede di un’azienda un po’ particolare. Una di quelle imprese che fa crollare tanti stereotipi: spesso capita, quando si va alla ricerca di belle storie nel nostro tessuto imprenditoriale.
Entrare nella Antares Vision è come penetrare una bolla dove si respira fiducia nel futuro e dove le polemiche sulle difficoltà a fare impresa sembrano lontanissime. Qui negli ultimi due anni sono stati assunti 150 specialisti, in media uno ogni cinque giorni. “Eravamo in 18 quando siamo partiti dieci anni fa” racconta Emidio Zorzella (foto), classe 1971, ingegnere elettronico e cofondatore dell’azienda insieme all’amico Massimo Bonardi (47 anni). “Ora siamo più di 400 e continuiamo a crescere”. Nata come spin-off di un progetto dell’Università di Brescia, l’Antares Vision si è specializzata in un settore molto particolare della visione artificiale: produce infatti i sistemi che controllano con telecamere speciali la qualità della produzione nel settore farmaceutico. In pratica, dai suoi stabilimenti di Travagliato, di Aprilia (Latina) e di Parma escono delle macchine che verificano ad altissima velocità (200 fotografie al secondo) se la sottile copertura di ogni singola pastiglia non è scheggiata; se le pillole nei blister sono integre; se le bottiglie che contengono il medicinale non hanno imperfezioni, se il tappo è chiuso bene, se non è entrato ossigeno...

Oltre a occuparsi di ispezione visiva, questi sistemi stampano sulle confezioni tutte le informazioni relative al singolo medicinale, in modo da permettere di sapere in ogni momento, dall’uscita dalla fabbrica farmaceutica fino alla vendita in farmacia, da dove viene quello sciroppo, quando è stato prodotto e soprattutto se è originale. La tracciatura dei farmaci è infatti un tema fondamentale per il settore, perché ogni anno vengono immesse nel mondo medicine contraffatte per un valore di 200 miliardi di dollari.

L’azienda bresciana collabora strettamente con le maggiori aziende farmaceutiche globali (è fornitore di 5 dei 10 più grandi gruppi del settore) per le quali ha creato le prime macchine che integrano ispezione e confezionamento. Oggi ci sono 20 mila sistemi Antares in giro per il pianeta e la società è presente con le proprie filiali negli Stati Uniti, in Germania, Francia, Brasile, Corea del sud. A breve sarà aperta anche la filiale in India e un centro di ricerche in Irlanda. Il risultato di questo sforzo tecnologico è stato ripagato: nel 2017 il fatturato sfiora i 100 milioni di euro, quasi un raddoppio rispetto ai 58 milioni del 2016. “Quest'anno dovremmo crescere a un ritmo del 20-25 per cento” azzarda con bresciano understatement Zorzella. Anche gli utili non mancano: 9,3 milioni di profitti netti nel 2016 e 7,2 milioni l’anno prima. Tanto è vero che la Antares Vision può essere considerato uno dei migliori interventi fatti nel private equity dal Fondo italiano d’investimento, voluto dal ministero dell’Economia e partecipato dalla Cassa depositi e prestiti. In maggio il fondo è uscito, i soci hanno riacquistato le loro quote (il 21%) e ora si interrogano sul futuro: andare in borsa o no? “Stiamo valutando, dipende se avremo bisogno di mezzi per entrare in nuovi settori”.

Antares Vision guarda infatti con crescente interesse all’alimentare e al tabacco, industrie dove il controllo della qualità e la tracciatura del prodotto anti-contraffazione sono molto importanti. Alla fine della visita, una domanda è d’obbligo: ma non vi pesa lavorare qui in Italia? Non sarebbe meglio starsene in posti come la Svizzera o l’Irlanda? Zorzella mi guarda come se il quesito non avesse senso: “Siamo orgogliosi di essere italiani, abbiamo una flessibilità che nessun altro ha”. E la tasse, la burocrazia, il costo del lavoro? Argomenti che non scalfiscono l’ottimismo dell’ingegnere: siamo nella bolla.

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Guido Fontanelli