Justin Timberlake: "Man of the woods" ha tante luci e qualche ombra
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Justin Timberlake: "Man of the woods" ha tante luci e qualche ombra

Il quinto, coraggioso album dell'artista di Memphis coniuga in modo sorprendente Americana ed electrofunk

Dal 25 giugno del 2009, data tristemente nota per la tragica morte di Michael Jackson, i critici musicali hanno iniziato a cercare un suo possibile erede.

Posto che non ci sarà mai un artista completo, influente, innovativo e geniale come lui nel mondo del pop, l’unico che potrebbe raccogliere, anche se solo parzialmente, il suo scettro è Justin Timberlake.

L'ex cantante degli N'Sync, nel confronto con il recente trionfatore dei Grammy Bruno Mars, ha dimostrato di non accontentarsi di scimmiottare il Re del Pop e di rifare (in modo eccellente) il funk degli anni Settanta o l'r&b degli anni Novanta, ma nei suoi quattro precedenti album ha sempre rischiato qualcosa, spostando sempre più in alto l'asticella, grazie anche alle produzioni barocche e avanguardistiche di Timbaland.

L'ultimo album Man of the woods, da oggi nei negozi per la RCA Records (Sony), è probabilmente il più coraggioso della sua carriera, anche se non è innovativo nei suoni come i due volumi del precedente 20/20 del 2013.

L'obiettivo dell'album è chiaro, soprattutto nella seconda parte: coniugare l'Americana, quel genere tanto in voga nelle radio degli Usa che mescola southern rock, country e blues, con l'electrofunk e le batteria elettronica.

Timberlake è nato il 31 gennaio 1981 a Memphis, Tennessee, la città dove Elvis Presley era morto quattro anni prima, e quei suoni hanno fatto parte della sua vita già a partire dalla culla.

Il tentativo è riuscito solo in parte, perchè, a conti fatti, i brani migliori del disco sono quelli più squisitamente electrofunk (come lo strepitoso primo singolo Filthy) di cui Justin, dall'alto dei suoi 10 Grammy Awards vinti e 32 milioni di album venduti nel mondo, è un maestro assoluto.

Qualche settimana fa Timberlake ha condiviso sul suo profilo Instagram un teaser dell'album personale e romantico, dove compaiono anche la moglie Jessica Biel e il piccolo Silas (2 anni), scrivendo: “Questo album si ispira molto a mio figlio, a mia moglie e alla mia famiglia. Ma più di ogni altro album che abbia mai scritto è ispirato specialmente al luogo da cui vengo, è molto personale”.

Tanto personale che ogni due per tre si sente Jessica Biel declamare il suo amore per Giustino, e nell'ultimo brano Young man possiamo anche ascoltare qualche parola del piccolo Silas, in un trionfo di buoni sentimenti e di rassicurante apologia della vita rurale.

Detto che i testi non sono certo la parte migliore di Man of the woods, l'album ha dei brani davvero eccellenti, che in una futura raccolta di JT non potranno mancare: pensiamo alla febbrile Midnight summer jam, un funk accattivante e coinvolgente che strizza l'occhio agli Earth, Wind & Fire, alle "daftpunkiane" Montana con l'irresistibile falsetto alla Bee Gees del refrain e Breeze off the pond col suo perfetto mix tra acustica ed elettronica, fino al funk-noir di Higher higher, in cui JT dimostra di aver assorbito bene la lezione di Michael Jackson in Billie Jean e di Stevie Wonder nei suoi album-capolavoro degli anni Settanta.

Filthy, accompagnato da un video da antologia di Mark Romanek, è stato scritto e prodotto dallo stesso Timberlake insieme a Timbaland e Danja, con il contributo per i testi di James Fauntleroy e Larrance Dopson.

Un electrofunk, debitore dei primi album di Afrika Bambaataa, Kraftwerk e Giorgio Moroder, che guarda decisamente al futuro e che è impossibile ascoltare a un volume adeguato senza muovere nessuna parte del corpo.

Supplies, pur non essendo tecnicamente un brano trap, ha quell'andamento "moscio" e cantilenante che tanto piace agli adolescenti di oggi: sarà sicuramente un grande successo, ma a noi quei mandolini sinistri e Pharrell Williams che campiona "brrr!" mettono ansia e ci inducono allo skip dopo pochi secondi.

Un altro episodio che lascia a dir poco perplessi è la bizzarra Wave: sembra un brano scartato da Jack Johnson durante una registrazione a forte tasso alcoolemico, con l'aggiunta di suoni elettronici eseguiti da una tastiera Casio da 100 euro.

Morning Light, con la mai troppo lodata Alicia Keys, è invece un gioiellino retrò, che coniuga perfettamente il pop del terzo millennio con il soul-gospel di Al Green.

Say something, duetto all'odore di cuoio e di legna appena tagliata con la star del country Chris Stapleton, è forse il brano che meglio rappresenta il progetto di Man of the woods, il punto d'equilibrio tra il vecchio e il nuovo Justin, in bilico tra Americana e batteria elettronica.

Sullo stesso mood la morbida Flannel (che sembra quasi una b-side degli Abba più esterofili), la georgica The hard stuff, la gioiosa title track Man of the woods e la conclusiva Young Man, con i consigli di un padre saggio al suo piccolo figlio.

Man of the woods è, in conclusione, un album che merita l'acquisto (se potete in vinile), che ha tante luci e qualche ombra, con una produzione scintillante, opera dello stesso Timberlake, The Neptunes e Timbaland,  una grandissima cura nei suoni, alcune trovate decisamente originali e soprattutto un coraggio che, vista l'omologazione del pop fast-food di oggi, va certamente premiato.

Con qualche minuto e con qualche brano in meno sarebbe stato un album più compatto e più fruibile dall'inizio alla fine, ma sappiamo quant'è difficile convincere una pop star del suo calibro a tagliare dalla setlist alcune canzoni.

Justin presenterà alcuni brani del nuovo album domenica 4 gennaio all'Halftime Show del Pepsi Super Bowl: conoscendo le sue notevoli doti di cantante, ballerino ed entertainer completo, ci sarà da divertirsi.

Justin Timberlake
SUZANNE CORDEIRO/AFP/Getty Images
Justin ha diverse manie: tra queste quella per i biscotti Oreo che immerge nel latte esattamente per 7 secondi

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Gabriele Antonucci