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Ufficio stampa Sony Music
Musica

Intervista a Samuel: «I Subsonica? Torneremo, ma ora tocca a me»

Il cantautore torinese ci racconta la sua nuova vita da solista con l'album "Il codice della bellezza"

Sono passati 21 anni da quell'estate del 1996 in cui nacquero i Subsonica, la band elettronica torinese che ha scritto pagine importanti nella musica italiana contemporanea. Dopo 7 album in studio e tanti premi le strade dei componenti si sono però separate e Samuel, voce storica della band, ha iniziato una nuova avventura artistica. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare Il codice della bellezza, il suo primo progetto discografico da solista che è uscito lo scorso febbraio. 

Come nasce il tuo primo disco da solista? 

«È un album che racchiude tutto il mio mondo musicale perché rappresenta l’incontro di elettronica e canzone pop. Quest’esperienza da solista nasce dall’esigenza di mettermi alla prova e di voler assumere la responsabilità di un progetto tutta sulle mie spalle, per capire fino a che punto potessi spingere i miei limiti...»

Perché hai scelto come titolo "Il codice della bellezza"?

«L’album parla d’amore e delle sue varie fasi e sfaccettature, come l’abitudine e la noia, che arrivano dopo la prima esplosione iniziale. Ho scelto come titolo Il codice della bellezza innanzitutto perché la bellezza è un concetto che si abbina all’amore in quanto è la prima arma che usiamo per farci amare, la bellezza che intendo si riferisce però piuttosto ad un equilibrio interiore da raggiungere per poter essere amati. Ho guardato quindi alla bellezza non come concetto solamente estetico, ma come una scrittura interiore fatta di eleganza, sensibilità, ironia che rende belli gli esseri umani.»

Come è stato partecipare all'ultimo Festival di Sanremo? 

«La proposta gareggiare al Festival è arrivata inaspettatamente e io l’ho colta al volo, era troppa la voglia e la curiosità di tornare su quel palco dopo 17 anni. Il pezzo che ho portato, Vedrai,  parla di speranza e della capacità di riuscire a superare i momenti più difficili grazie alla persona che ci sta vicino.»

Il ricordo più bello del Festival? 

«Nel momento in cui ho deciso di partecipare al Festival mi è tornato in mente un ricordo di quando ero piccolo, avevo 6-7 anni, e già scrivevo le prime canzoni. La prima la portai a mia mamma per fargliela ascoltare, e lei mi disse “È bella, ma se vuoi scrivere le canzoni devi guardare il festival di Sanremo, perché lì ci sono tutte le canzoni”. Ho passato davvero passato tutta l'infanzia seduto con un taccuino e una biro a segnare tutte le frasi più belle che sentivo nelle canzoni.»

Come nasce il brano La statua della mia libertà?

«È un brano che ho scritto insieme a Jovanotti e che è stato prodotto da Michele Canova. È una canzone che profuma d’estate col ritmo in levare, ma testo e video riflettono sul tema dei migranti. Il brano è nato a New York, siamo partiti da questo ritmo colorato e allegro che arriva dal sud del mondo e che ti fa venire in mente le vacanze, poi, quando sono tornato in Italia, ho cambiato prospettiva. La cronaca mi ha fatto riflettere su quelle storie drammatiche e quegli spostamenti umani verso il benessere di cui l’Italia è spettatore passivo, ponte geografico.»


Non è l'unico brano dell'album scritto insieme a Jovanotti...

«Io e Lorenzo abbiamo scritto insieme altri quattro brani dell’album. Quando ho deciso di intraprendere questa esperienza solista, nella mia testa ero ancora il cantante di una band e Lorenzo mi ha aiutato molto a superare questo scoglio dandomi diversi consigli.»

Come sta andando il tour? 

«L’11 maggio scorso è partito da Torino con due date sold out. Ho scelto di iniziare questa avventura proprio dalla mia città perché il debutto mi portava un po’ di ansie e preoccupazioni che ho cercato di alleviare debuttando in un posto che conosco e che amo. Questa partenza mi ha caricato di energie che mi sto portando dietro per affrontare al meglio i concerti!»

Che tipo di spettacolo hai pensato per il live? 

«Per la prima volta ho dovuto pensare a uno show da solo ed è stata una bella sfida. Nel mio modo di vedere la musica comunque c’è sempre l’idea di band, così sul palco con me ci sono due amici, che suonano in due band di Torino: Tozzo dei Linea 77 e Ale Bavo dei LNRipley. Insieme a loro sono riuscito a ricostruire un impatto sonoro decisamente diverso per far suonare al meglio il mio disco dal vivo.»

Puoi anticiparci qualcosa sulla scaletta? 

«Oltre i 14 brani del disco proporrò ai fan alcune esperienze mie come autore per altriartisti come Un grande sole, per Giuliano Palma, e Costa poco per Stylophonic. Ci sarà uno spazio acustico con le canzoni che ho scritto per i Subsonica e che mi hanno dato scintille personali, non necessariamente le più famose, penso a Momenti di noia e Dormi


Il tuo prossimo concerto sarà l'8 luglio a Genova per il festival Goa Boa, carico? 

«Sono davvero fiero che il mio tour estivo faccia parte delle line up dei festival più importanti d’Italia, non vedo l’ora di presentare il mio disco a chi verrà ad ascoltarmi. Mi piacciono molto queste realtà perché sono un modo per ascoltare buona musica e anche per conoscere nuovi artisti. Da musicista e da amante della musica in generale, un festival è un’esperienza molto interessante e fondamentale per ascoltare belle novità.»

Un giorno tornerai con i Subsonica?  

«Mi piace sempre dire che non ci siamo lasciati ma ci stiamo amabilmente tradendo. Ci siamo presi una pausa che ci voleva. Dopo vent’anni avevamo tutti bisogno di ritrovare noi stessi e nuovi stimoli per il futuro. Quando lavori in gruppo, è possibile che la creatività sia maggiormente 'stimolata', perché sei continuamente portato al confronto con gli altri membri; d’altra parte, però, per far quadrare un pezzo ognuno deve togliere inevitabilmente qualcosa di sé. Credo che questa disgregazione possa essere un modo anche per far crescere la band, dandole la possibilità di maturare: allontanarsi per ritrovarsi. Presto ci ritroveremo per fare qualcosa insieme e quando sarà il momento, saremo più pronti di prima proprio perché ognuno di noi porterà al servizio di tutto il gruppo le esperienze che ha vissuto come solista in questo ultimo periodo.»

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Matteo Politanò