Metallica e Napster fanno pace. Merito di Spotify
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Metallica e Napster fanno pace. Merito di Spotify

Reclutando i Metallica, Sean Parker si è liberato dell’eredità di Napster e ha dimostrato che lo streaming musicale è un’alternativa sostenibile alla pirateria

Ma come, cosa ci fanno così abbracciati ? Parlo di Sean Parker, co-fondatore di Napster, il portale di file-sharing che a inizio anni 2000 ha sferrato un colpo critico all’industria musicale, e di Lars Ulrich, batterista dei Metallica, la band che si era schierata in prima linea nella lotta contro il download illegale di Napster. Da dieci anni abbiamo imparato a considerarli nemici dichiarati, e invece ora sono lì sorridenti, a suggellare la pace in un trionfo di strette di mano. Cos’è successo?

È successo che, durante l’annuncio di una nuova versione più social e più discovery di Spotify (ci sarà una tab “discover” e sarà possibile seguire utenti e artisti come se fossi su Twitter), Sean Parker, uno degli investitori cardine della startup, ha annunciato anche di aver formalizzato un accordo con i Metallica per l’inclusione della loro intera produzione musicale nel catalogo Spotify.

Piccola incursione da coro greco: Boom! I Metallica! Quelli che si erano attirato l’odio di intere legioni di giovani scaricatori dichiarando guerra a Napster! Ora s’abbracciano e fanno affari con Sean Parker! Boom!

Non siamo così ingenui da credere che Sean Parker, da “vecchio” volpone qual è, abbia solo voluto seppellire un’ingombrante ascia di guerra. Trascinando un pezzo da novanta come i Metallica nel suo ovile, Parker ha piantato una bandiera da conquistatore nel sempre più variegato panorama dei servizi di streaming musicale. Si sgolino pure quanti vogliono far passare l’idea che Spotify sia un vampiro che succhia il sangue alle case discografiche come agli artisti, continuino pure a parlare di sfruttamento e di pirateria musicale, a Parker basta sventolare quel contratto (e quella foto) per togliere il terreno da sotto i piedi di qualunque detrattore.

Non a caso, l’annuncio della nuova versione di Spotify è stato accompagnato da una serie di cifre che vanno a dare spessore all’idea Parker sta cercando di imporre: 500 milioni di dollari sono i diritti che la startup ha già pagato ad artisti (in minima parte) e a etichette discografiche (in massima parte), per assicurarsi la legalità del servizio. Gli utenti iscritti alla piattaforma sono ormai 20 milioni, dei quali 5 hanno fatto una sottoscrizione a pagamento.

In termini di immagine, è senza ombra di dubbio un trionfo. Con questo accordo Parker è riuscito a scrollarsi di dosso la patina di illegalità che lo accompagnava dai tempi di Napster, si è costruito un rispettabile biglietto da visita per case discografiche e artisti, e nel contempo, è riuscito anche a imporre lo streaming musicale a pagamento come valido rimedio per la pirateria e a indicare la strada per la salvezza all’industria musicale.

Non fosse già abbastanza chiaro, a 32 due anni Sean Parker dimostra d’aver più fiuto dei dinosauri discografici che ancora tentano di resuscitare i fasti di un'industria ormai superata.

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Fabio Deotto