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Perché Google ha speso 2,1 miliardi per Fitbit

Big G deve recuperare terreno nel ramo degli smartwatch e con questa acquisizione può inserirsi nella corsa ai dati sanitari, prossimo terreno di scontro per i colossi dell'hi-tech

Poco più di due miliardi di euro per infilarsi in un settore dove finora ha osservato gli altri, nello specifico Apple, dominare la scena. Colmare la lacuna è solo uno degli obiettivi che hanno convinto Google ad acquisire Fitbit (vincendo a quanto pare il testa a testa con Facebook), una delle aziende più note tra gli appassionati di orologi e braccialetti smart, con una operazione che sarà perfezionata nel corso del prossimo anno,con Big G pagherà 7,35 euro ad azione. La società fondata nel 2007 a San Francisco è stata tra i pionieri dei wearable, scommettendo sul monitoraggio di informazioni oltre il numero di passi e le calorie bruciate al fine di offrire un sunto sullo stato di forma di chi indossa il gadget al polso.

La frenata di Fitbit

Con oltre 100 milioni di unità vendute e circa 28 milioni di utenti attivi, la crescita di Fitbit ha registrato tappe significative con l’acquisizione di Pebble nel 2013 (il primo smartwatch dotato di app store e in grado di ottenere più di 43 milioni di dollari in crowdfunding, anche se il progetto è naufragato dopo il passaggio di proprietà) e i più recenti accordi con un gruppo di compagnie assicurative a livello sanitario, per poi affievolirsi sotto i colpi di modelli migliori, come Apple Watch, e competitor più aggressivi, come Xiaomi che ha lanciato una serie di smartband simili nelle funzioni ma assai più economici dei bracciali firmati dai californiani. Per quanto l’azienda abbia registrato un aumento dei ricavi nella prima parte dell’anno in corso, la crescita su scala globale ha subito un netto freno e per questo l’arrivo di Google può esser considerato positivo, a patto che a Mountain View abbiamo capito come saper far fruttare il potenziale altrui.

Occasione di riscatto

Dal flop di Motorola, acquistata per 12,5 miliardi di dollari e rivenduta a Lenovo per 2,9 miliardi (mantenendo però i brevetti), alla strana convivenza tra Waze e Google Maps e all’acquisizione di Nest, che secondo molti analisti non è stata ancora ripagata (si parla di 3,2 miliardi di dollari), restano dubbi sulla futura parabola di Fitbit. Anche perché nell’annunciare la mossa, entrambe le parti non hanno aggiunto nulla rispetto alle consuete rassicurazioni sulla volontà di “accelerare le innovazioni per offrire prodotti che agevolino le persone nel controllo del benessere personale”. Puntare su Fitbit è per Alphabet una volontà ma anche una necessità perché, se è d’obbligo essere in un mercato che secondo le stime di Gartner l’anno prossimo si aggirerà sui 52 miliardi di dollari (al vertice del comparto wearable ci sono e continueranno a esserci gli smartwatch, con circa 86 milioni di unità vendute), Big G deve recuperare terreno per emergere come alternativa che vada oltre un sistema operativo Wear OS utilizzato ormai da un elenco di aziende neppure considerate nei report degli analisti (dopo Samsung con Tizen anche Huawei ha scelto un sistema operativo proprietario per il GT 2).

L’oro del futuro: i dati sanitari

La strada per il primo Pixel Watch è tracciata, dunque, ma ancora lontana perché, oltre a dover ancora chiudere l’affare, serve tempo per armonizzare i processi tra due aziende abituate a seguire sistemi differenti nello sviluppo e nella produzione. Contare sulle capacità di Fitbit e sul team di ingegneri e tecnologie acquisite lo scorso gennaio da Fossil (per 40 milioni di dollari) permetteranno a Google di mostrare i muscoli nel ramo smartwatch, come già mostrato con gli smartphone (dove le operazioni sono andate meglio dopo l’acquisizione della divisione mobile di HTC per 1,1 miliardi di dollari). Presidiare un mercato in espansione è tuttavia solo uno degli intenti di Alphabet, attratta dall’opportunità di entrare nel mercato dei big data legati alla salute delle persone, il settore in previsione più caldo per le casse delle grandi aziende hi-tech. Aggiungere ai dati già in suo possesso informazioni dettagliate su attività fisica, sonno, battito cardiaco e pressione sanguigna, consentirà a Google di elaborare un’istantanea precisa su ogni individuo con sviluppi imprevedibili, nonostante le parti in causa interessati abbiano già affermato che i dati sulla salute di Fitbit non verranno utilizzati per le pubblicità di Google.

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Alessio Caprodossi