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Tecnologia

Arriva Gatebox, l’assistente virtuale a forma di sexy manga

Si chiama Hikari Azuma ed è una ragazza in stile cartoon che risponde alle nostre domande e già in vendita in Giappone e USA per circa 1.300 euro

Google Home? Apple HomePod? Amazon Echo? Vi sembreranno tutti molto vecchi dinanzi al nuovo Gatebox. Line, la sussidiaria della sudcoreana Naver Corp che gestisce una delle chat più usate al mondo, sta vendendo il suo speaker virtuale, che va oltre l’audio, dando forma alla voce che sentiamo quando chiediamo Che tempo farà domani?

Di cosa si tratta

Gatebox è un progetto che esiste almeno da inizio 2016 e ideato dalla compagnia Vinclu. Dopo un paio di slittamenti di sorta, una spinta alla realizzazione del dispositivo è arrivata con l’acquisizione delle quote di maggioranza di Vinclu proprio da parte di Line, che ha avviato la produzione di massa di Gatebox GTBX-100, con un prezzo di circa 1.300 euro e spedizioni a partire da ottobre in Giappone e negli Stati Uniti. Lo speaker arriverà in Europa? Difficile dirlo ora ma se dovesse essere così, rivoluzionerà il modo con cui approcciamo certi oggetti.

Come è fatto

La forma di Gatebox è molto particolare, visto che ricorda una lanterna, di quelle che d’estate illuminano terrazze e giardini. Al suo interno ha un piccolo proiettore che trasmette un manga in carne ed ossa dal nome Hikari Azuma. Tramite un paio di sensori esterni, la ragazza si muove e sposta il volto a seconda di dove si trova l’utente con cui dialoga, per dare una maggiore sensazione di presenza, oltre ai bit.

Fondamentalmente, Hikari Azuma non fa nulla in più di quanto oggi possano fare i concorrenti vecchi tra cui Google Home, Apple HomePod o Amazon Echo, ma esegue i comandi in una maniera decisamente più intrigante perché visivamente concreta e, per la prima volta, interattiva nel vero senso del termine.

Non è intelligente

Anzi, a differenza di quanto sembri, Gatebox non ha nemmeno una base di intelligenza artificiale, perché integra solo un sistema di riconoscimento dell’ambiente, ovvero della persona con cui parla e degli altri oggetti a essa collegati, come lampadine, webcam, condizionatori, lavatrici e tanto altro. La specificazione non è banale: una piattaforma AI può agire di propria volontà, imparando a comportarsi con l’esperienza mentre una serie di algoritmi, pur organizzati, di machine learning rispondono agli input forniti dall’uomo (o da internet), dando suggerimenti in tempi brevissimi, in pratica real-time, ma senza metterci del proprio.

Un esempio? In futuro, quando chiederemo all’assistente Che tempo farà domani? La migliore sarà Pioverà, dunque ti consiglio di uscire di casa prima del solito per non trovare traffico in tangenziale e assicurati di non arrivare tardi all’appuntamento delle 9. Vuoi che lo ritardi di mezz’oretta? Tutto ciò, oggi, non è possibile.

Ma è il futuro

Insomma, Gatebox è più limitato di ciò che farebbe pensare ma resta un prodotto unico nel suo genere. Anche perché può comunque portare a termine attività complesse, come automatizzare l’accensione delle luci o del riscaldamento quando stiamo tornando a casa, con la promessa un domani di integrare quella AI che renderebbe Hikari Azuma quasi una persona, almeno nella capacità di ragionare e prendere iniziative. Ciò sarà reso possibile da Clova, l’intelligenza artificiale sviluppata da Line e, per ora, inserita nello speaker Wave, dalle forme molto più classiche.

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In Giappone spopolerà (per via del sesso)

Gatebox avrà successo? In Europa è tutto da vedere mentre in Giappone, con molta probabilità, si. Il National Institute of Population and Social Security Research, ha rivelato di recente che circa un terzo degli uomini giapponesi è destinato a rimanere single per i prossimi due decenni, non per mancanza di donne ma a causa del troppo lavoro, della poca vita mondana e del più comodo rifugiarsi nel porno online, che non richiede approcci fisici e comunicativi troppo snervanti. Il passo per trasformare Gatebox da supporto quotidiano a bambola soddisfa-desideri è davvero breve.

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Antonino Caffo

Nato un anno prima dell’urlo di Tardelli al Mondiale, dopo una vita passata tra Benevento e Roma torno a Milano nel cui hinterland avevo emesso il primo vagito. Scrivo sul web e per il web da una quindicina di anni, prima per passione poi per lavoro. Giornalista, mi sono formato su temi legati al mondo della tecnologia, social network e hacking. Mi trovate sempre online, se non rispondo starò dormendo, se rispondo e sto dormendo non sono io. "A volte credo che la mia vita sia un continuo susseguirsi di Enigmi" (Guybrush Threepwood, temibile pirata).

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