I 30 film più belli secondo il regista da Oscar di Parasite
Bong Joon-ho al Dolby Theatre di Hollywood (Ansa/EPA/David Swanson)
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I 30 film più belli secondo il regista da Oscar di Parasite

Il sudcoreano Bong Joon-ho, oltre a essere un grande regista, è un cinefilo appassionato. Ecco i film che preferisce e che consiglia

Il regista sudcoreano Bong Joon-ho ha fatto la storia degli Oscar con Parasite, primo film non in lingua inglese a vincere la statuetta come miglior film. E Parasite di record ne ha stabiliti parecchi. È stato anche il primo film sudcoreano entrato nella corsa agli Oscar: ha portato a casa quattro premi, tutti vinti dallo stesso Bong Joon-ho, che di Parasite è anche sceneggiatore e produttore (miglior film internazionale, miglior regista, migliore sceneggiatura originale). E già Parasite era stato il primo film sudcoreano a vincere la Palma d'oro al Festival di Cannes.

Anche il botteghino gli ha arriso, prima che il Coronavirus facesse chiudere molti battenti. In Italia ha incassato oltre 5 milioni e mezzo di euro. Negli Stati Uniti oltre 53 milioni di dollari. A livello mondiale complessivamente oltre 254 milioni di dollari. Incassi da superstar. Per fare qualche paragone, La grande bellezza del nostro Paolo Sorrentino, premio Oscar al miglior film straniero nel 2014, a livello internazionale incassò 24 milioni di dollari. Green book, l'americano Oscar al miglior film nel 2019, 326 milioni dollari. La forma dell'acqua - The Shape of Water di Guillermo del Toro, Oscar al miglior film nel 2018, 195 milioni di dollari.

Bong Joon-ho ora per il futuro sta pensando a un musical, ma «diverso» dal solito, meno «sdolcinato». In Italia, prima che la pandemia ci buttasse in questo incubo di attesa, è stata riproposta al cinema la sua opera seconda, Memorie di un assassino del 2003, altra piccola perla. Nel 2013 aveva avuto distribuzione in Italia un altro suo film, Snowpiercer, distopia feroce e violenta, sicuramente d'effetto ma meno sottile di Parasite e Memorie di un assassino.

Ora che Bong Joon-ho è sempre più un faro della cinematografia internazionale, sbirciamo tra i suoi gusti cinematografici. Oltre a essere un grande regista, Bong Joon-ho è anche un appassionato cinefilo che ama parlare di film e richiamare l'attenzione su alcuni dei migliori registi asiatici che lo hanno preceduto, come Shohei Imamura, Kim Ki-young, Keisuke Kinoshita.

IndieWire, riunendo le dichiarazioni di Bong Joon-ho rilasciate a magazine vari, ha stilato una lista di 30 film amati dal regista sudcoreano. Un bella macedonia da intenditore e da spettatore appassionato. Si spazia da film anni Trenta a titoli recentissimi, da La vita futura di William Cameron Menzies, tratto dal romanzo di fantascienza di H.G. Wells, autore che Bong Joon-ho adora, all'horror Midsommar di Ari Aster che il sudcoreano ha definito «un ragazzo unico», di cui ama il talento. Ecco poi Mad Max: il secondo della serie, Interceptor - Il guerriero della strada del 1981, l'ha visto venti volte, ma Mad Max: Fury Road per lui è davvero «sorprendente»: «Ho pianto guardando quel film quando le macchine sono state trascinate nella tempesta di sabbia e la musica diventa più intensa». E poi anche cinema indie e al femminile, con il dramma Wendy and Lucy di Kelly Reichardt con Michelle Williams: il film con «una delle più belle scene di apertura della storia del cinema».
La grande fuga? Uno dei suoi film preferiti dell'infanzia. Psycho? Il film che ha rivisto prima di girare Parasite, per lasciarsi ispirare.

Ecco 30 film che Bong Joon-ho ama (elencati per data di uscita):

La vita futura di William Cameron Menzies (Regno Unito, 1936)
Vite vendute di Henri-Georges Clouzot (Francia, Italia, 1953)
Lola Montès di Max Ophüls (Francia, Germania Ovest, Lussemburgo, 1955)
I quattrocento colpi di François Truffaut (Francia, 1959)
La leggenda di Narayama di Keisuke Kinoshita (Giappone, 1958)
L'infernale Quinlan di Orson Welles (Usa, 1958)
Psycho di Alfred Hitchcock (Usa, 1960)
Hanyeo di Kim Ki-young (Corea del Sud, 1960)
La grande fuga di John Sturges (Usa, 1963)
Desiderio d'omicidio di Shōhei Imamura (Giappone, 1964)
Operazione diabolica di John Frankenheimer (Usa, 1966)
Un tranquillo weekend di paura di John Boorman (Stati Uniti, 1972)
Nashville di Robert Altman (Usa, 1975)
L'uomo che cadde sulla Terra di Nicolas Roeg (Regno Unito, 1976)
Iodo (Io Island) di Kim Ki-young (Corea del Sud, 1977)
La vendetta è mia di Shōhei Imamura (Giappone, 1979)
Toro scatenato di Martin Scorsese (Usa, 1980)
La cosa di John Carpenter (Usa, 1982)
Fanny and Alexander di Ingmar Bergman (Svezia, Francia, Germania occidentale, 1982)
Città dolente di Hou Hsiao-hsie (Taiwan, Hong Kong, 1989)
Dolce è la vita di Mike Leigh (Regno Unito, 1990)
Fargo di Joel ed Ethan Coen (Usa, 1996)
Cure di Kiyoshi Kurosawa (Giappone, 1997)
Rushmore di Wes Anderson (Usa, 1998)
Essere John Malkovich di Spike Jonze (Usa, 1999)
Zodiac di David Fincher (Usa, 2007)
Wendy and Lucy di Kelly Reichardt (Usa, 2008)
Mad Max: Fury Road di George Miller (Australia, Usa, 2015)
Midsommar - Il villaggio dei dannati di Ari Aster (Usa, Svezia, 2019)
Diamanti grezzi di Josh e Benny Safdie (Usa, 2019)

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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