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(Ansa)
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Italiani all’estero: ecco come l’Italia perde persone e talenti ogni anno

Gli ultimi dati diffusi dall’anagrafe degli italiani residenti all’estero dicono che sono oltre 6.000.000 i connazionali che hanno scelto di lasciare per sempre l’Italia

Giovani laureati con ottime capacità imprenditoriali e voglia di cercare fortuna e successo là dove è più facile trovare porte aperte e retribuzioni migliori. E’ questo a oggi il profilo del migrante che lascia l’Italia portandosi dietro talento e risorse.

Aumentano le partenze verso l'estero

Secondo gli ultimi dati rilasciati da Aire, l’anagrafe degli italiani residenti all’estero, al primo gennaio 2023 sono 6 milioni i connazionali che hanno lasciato il maniera definitiva il Paese con una crescita del 2,2% rispetto a 12 mesi prima. Solo nel 2022 gli italiani che hanno regolarizzato la propria posizione anagrafica (ricordiamo che l’iscrizione all’Aire è obbligatoria dopo 12 mesi lontani dall’Italia, ma non tutti coloro che vivono all’estero lo fanno) sono stati 127.350 con un più 2,2% rispetto al 2021.

Quanto ci costa la fuga dei cervelli

Tradotto il percentuale questo dato significa che ogni anno l’Italia perde l’1% del Pil per via dei cervelli in fuga bruciando miliardi di investimenti fatti in capitale umano. Secondo uno studio della London School of Economics su 6 milioni di italiani che vivono all’estero un terzo rientra nella categoria dei lavoratori qualificati.

Se infatti circa il 28% dei giovani sopra i 25 anni ha una laurea, tra gli expat italiani la percentuale arriva al 33%.

Gli under 30 lasciano l’Italia

E sono proprio gli under 30 coloro che più volentieri fanno la valigia e lasciano il Paese. Nel 2022 ogni 100 giovani italiani 10,7 decidevano di espatriare e gli under 30 residenti all’estero sono oltre 1,8 milioni.

Secondo lo studio ingese dal 2015 ogni anno hanno lasciato l’Italia 50mila giovani. In termini di perdita di investimento per il nostro Paese si parla di 14 miliardi di euro all’anno in fumo.

In lieve calo, invece, la percentuale di over 60 che decidono di trascorrere la terza età altrove. Su 100 over 60 solo 8,6 emigrano all’estero.

La distribuzione geografica dell’emigrazione

Secondo l’analisi dell’Aire le province che si lasciano più volentieri sono quelle della bassa padana, Mantova in primis.

In costante calo in termini di qualità della vita (in 12 mesi è scesa di 11 posizioni nella classifica delle città italiane dove si vive meglio precipitando al cinquantottesimo posto), Mantova nel 2022 ha perso 40.300 cittadini con una crescita del 40,3% della percentuale dei migranti. Seguono Rovigo, Lodi, Cremona, Brescia e Reggio Emilia.

Tra le grandi città metropolitane dalle quali si emigra di più in quindicesima posizione si trova Bologna con una crescita del 26,3% della percentuale di migranti anche se, in termini assoluti su 1000 abitanti solo 47,6 sono iscritti all’Aire.

Universitari in fuga

In crescita anche l’emigrazione da Venezia (+23,1%), Firenze (+20,4%), Milano (+18%) e Torino (+17,8%). C’è da sottolineare che si tratta in tutti i casi di città dove si trovano università prestigiose e questo conferma che, conseguita la laurea, sempre più spesso i ragazzi preferiscono trasferirsi all’estero a lavorare.

Divario nord sud

Ancora più impressionante da analizzare è il divario tra nord e sud con l’esodo in massa dal meridione. Nella provincia di Enna solo nel 2022 522,8 persone ogni 1000 abitanti si sono iscritte all’Aire. Non va meglio ad Agrigento dove il numero di migranti definitivi verso l’estero nel 2022 è stato di 388,1 cittadini ogni mille abitanti.

Dove si va

La mappa della migrazione degli italiani all’estero è particolarmente articolata visto che i nostri connazionali lo scorso anno si sono divisi tra 187 diverse destinazioni. Nel 78,6% del casi, però, si è deciso di restare all’interno del vecchio continente con l’Europa che è stata scelta da quasi 8 expat su 10.

Tra le destinazioni europee preferite svettano Germania e Svizzera a dimostrazione che ormai il sogno non è più quello di un chiringuito sulla spiaggia ma il un posto fisso ben retribuito. Fuori dai confini europei le mete predilette restano quelle tradizionali: Argentina e Brasile.

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Barbara Massaro