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ANSA/ETTORE FERRARI
Economia

Voucher, tutti i danni della loro abolizione

Secondo i dati forniti da Confesercenti la nuova normativa avrebbe fatto sfumare almeno 500mila occasioni di lavoro

A circa un anno dallo loro abolizione i voucher fanno di nuovo capolino nel dibattito italiano sul lavoro. E l’occasione è una ricerca della Confesercenti, pubblicata in esclusiva da La Stampa, secondo la quale sarebbero almeno 500mila le occasioni di impiego sfumate proprio a causa dell’impossibilità, da parte soprattutto delle piccole e medie imprese, di usare i voucher secondo la vecchia disciplina.

Quest’ultima infatti prevedeva una flessibilità d’uso coniugata a una estrema semplificazione burocratica, che ne aveva decretato l’assoluto successo. Basti pensare che nel 2016, anno in cui è stato ancora possibile utilizzare i voucher secondo la precedente normativa, ne erano stati staccati ben 134 milioni per circa 1,77 milioni di lavoratori coinvolti.

È certamente vero che c’erano stati degli abusi, a volte anche evidenti nel loro uso, ma l’idea di abolirli piuttosto che riformarli, pare essere stata, alla luce dei dati forniti da Confesercenti, un vero boomerang.

Procedura complessa

Il dato più significativo che emerge dall’indagine Confesercenti è che le nuove regole sui voucher hanno dunque spinto tante piccole e medie imprese a rinunciare all’impiego di manodopera temporanea. Per capire le ragioni di questo comportamento, bisogna fare riferimento a quelle che sono gli strumenti di assunzione che hanno preso il posto dei vecchi voucher.

In sostanza i precedenti “buoni lavoro” da 10 euro, sono stati sostituiti da cosiddetti “contratti di prestazione occasionale” validi soltanto per le imprese con meno di 5 dipendenti, mentre per i lavori di casa, quelli svolti da baby sitter, tate, badanti e insegnanti per ripetizioni, da appositi libretti famiglia.

Una complicazione del sistema, che unita anche a una farraginosa procedura digitale da seguire per il loro utilizzo, ne ha decretato il sostanziale fallimento. Un dato su tutti: per i soli libretti di famiglia, secondo i dati forniti dall’Inps, si è passati da un monte ore complessive dichiarate nel 2016 pari a 69 milioni, al misero dato del 2017 quantificato in 1,6 milioni di ore.

Imprese scoraggiate

Sul fronte strettamente imprenditoriale il segno dello scoraggiamento delle aziende di fronte alle nuove regole sui lavori temporanei è ancora una volta evidente nei numeri forniti da Confesercenti. Quasi la metà delle piccole e medie imprese che nel 2016 aveva fatto uso del voucher ha semplicemente deciso di non assumere più nessuno per quei lavori.

Di queste aziende, a sua volta, una metà ha deciso di eliminare del tutto le mansioni coperte in passato con i voucher, mentre l’altra metà le ha sostanzialmente spalmate sui dipendenti già attivi. Insomma, un segnale molto negativo, del quale il nuovo esecutivo Lega-M5S non potrà non tenere conto.

E non sarà un caso allora che nel contratto di governo firmato dai leader della coalizione Salvini e Di Maio, si parli espressamente di una possibile reintroduzione dei voucher, magari rivisti e meglio calibrati. Staremo a vedere.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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