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Economia

Volkswagen, i retroscena del richiamo delle auto

La notizia degli 8 milioni di veicoli da ritirare in Europa era contenuta in una lettera riservata inviata ad alcuni deputati del Bundestag

Sarebbe stata una lettera riservata inviata ad alcuni deputati del Bundestag la fonte della notizia secondo cui la Volkswagen si appresterebbe a richiamare in tutta Europa circa 8 milioni di autovetture diesel coinvolte nello scandalo delle emissioni falsificate. A rendere nota la cosa è stato il quotidiano economico tedesco Handelsblatt, i cui redattori hanno avuto modo di leggere direttamente la missiva in questione.

I destinatari, come accennato, sono stati una serie di parlamentari tedeschi nel cui territorio di provenienza si trovano delle strutture produttive o comunque delle sedi distaccate della Volkswagen. L’intento, ovviamente, era quello di rassicurare la popolazione locale circa eventuali ricadute economiche e soprattutto occupazionali che, a detta dei vertici del colosso di Wolfsburg, non dovrebbero esserci.

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Una classica e, è il caso di dirlo, trasparente operazione di lobbyng, che nel caso specifico ha avuto però un’eco di carattere non solo nazionale, ma anche internazionale, come sarebbe stato ovvio aspettarsi. Ironia della sorte ha voluto tra l’altro che, tra i firmatari della citata lettera, ci sia anche Thomas Steg, che attualmente ricopre l’incarico di vice presidente esecutivo della Volkswagen, ma che in passato è stato portavoce del governo con la Cancelliera Angela Merkel.

Nella lettera si legge appunto che in Europa ad essere richiamate per una revisione saranno tutte le autovetture, stimate come detto in circa 8 milioni, che montano l’ormai famigerato motore EA 189 EU5 nelle versioni da 1,2, 1,6 e 2,0 litri diesel. Attraverso i richiami, i cui costi saranno ovviamente tutti a carico della casa costruttrice, verranno verificati i livelli di emissione delle vetture, e contestualmente saranno apportati gli opportuni correttivi nel caso dovessero risultare irregolari.

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Su questo fronte però si è già aperta una polemica che vede protagonisti molti degli automobilisti che verranno coinvolti nelle operazione di richiamo. L’intervento di adeguamento di cui si parla infatti, riguarderà una sorta di rimodulazione dell’altrettanto famigerato software che sarebbe all’origine delle falsificazioni dei dati sulle emissioni. Ebbene, una sua diversa regolazione, come d’altronde ammesso già tempo fa dagli stessi vertici della Volkswagen, causerà una diminuzione della potenza del veicolo. A questo punto, ad esempio in Italia, ci si chiede se a catena non dovrebbero esserci ripercussioni anche sui pagamenti dei bollo auto, che notoriamente avvengono proprio sulla base della potenza delle automobili. Che cosa accadrà dunque, a chi si ritroverà per le mani una vettura “decurtata” di una certa quantità di cavalli?

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Una questione che di certo chiamerà in causa anche la politica che probabilmente dovrà dare risposte adeguate. Intanto, proprio la politica si sta muovendo in maniera decisa in altri Paesi. In Gran Bretagna infatti, il governo ha intenzione di mettere in discussione gli incentivi che finora erano disponibili per l’acquisto anche di vetture diesel. In Francia, sulla stessa lunghezza d’onda, il ministro dell’ambiente Ségolène Royal, ha annunciato l’intenzione di abolire qualsiasi forma di agevolazione fiscale riguardante auto e carburanti diesel. Insomma, gli effetti dello scandalo Volkswagen continuano a farsi sentire, e chissà per quanto tempo ancora.

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Primissimi schizzi preparatori del futuro Maggiolino. Monaco di Baviera, 1932.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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