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Economia

Pokémon Go: come funziona il modello di business

Accessori, pubblicità e contenuti sponsorizzati: ecco come guadagna il videogioco più popolare del momento

Quale è il modello di business di Pokémon Go? Come e quanto guadagna la nuova app che ha già sconvolto le abitudini di più di trenta milioni di appassionati di videogiochi online? Secondo le ultime statistiche, le transazioni in-app effettuate nelle prime due settimane successive al lancio avrebbero generato profitti per oltre 35 milioni di dollari. Una cifra straordinaria ma già destinata a continuare a crescere in maniera esponenziale visto che per contenere la febbre da Pokémon Go Nintendo & co hanno annunciato l'arrivo sul mercato di nuovi accessori in grado di rendere il gioco ancora più avventuroso.

Resta da capire dove vadano a finire i profitti generati da questo nuovo videogioco sviluppato da Niantic con la collaborazione di Game Freak, The Pokémon Company e Nintendo.

I profitti di Pokémon Go

Partiamo dall'inizio: quanto costa agli utenti. Potremmo dire niente, visto che la app è scaricabile gratuitamente sia da App Store sia da Play Store, a seconda del sistema operativo utilizzato, ma chi vuole vincere non può fare a meno di acquistare una serie di accessori extra, abitudine che, secondo i dati di Sensor Tower, azienda informatica americana che si occupa prevalentemente di app, avrebbe portato Pokémon Go ad assestarsi a un livello di introiti pari a circa 1,6 milioni di dollari al giorno

Stime attendibili affermano che siano Apple e Google ad assicurarsi un terzo di questi guadagni, visto che ad entrambe le aziende spetta una percentuale degli acquisti di accessori a pagamento acquistabili online. Google avrebbe poi un vantaggio in più rispetto ad Apple visto che Alphabet, la holding che fa da ombrello a Google e a tante altre società, è azionista anche di Niantic. 

Se un altro 30 per cento viene incassato da Niantic (e poi diviso tra i vari azionisti), e lo stesso vale per Pokémon Company, è evidente che nelle mani di Nintendo resta pochissimo, si è no il 10 per cento, arrotondabile per eccesso visto che Nintendo è azionista sia di Niantic che di Pokémon Company.

Il futuro dei videogiochi

Attenzione però: per calcolare i guadagni attuali e futuri, reali e potenziali, è necessario fare una serie di considerazioni extra. Pokémon Go non ha fatto altro che confermare che il futuro dei videogiochi non è soltanto online, ma è in mano agli smartphone. Nintendo fino ad oggi è rimasta troppo concentrata sulle console, senza riuscire a sfruttare le opportunità che arrivavano da piattaforme come telefoni e tablet. Pokémon Go rappresenta un primo cambio di rotta, anche se l'enfasi posta sul braccialetto GO Plus che da fine agosto aiuterà i fanatici di Pokemon a trovare più in fretta i loro animaletti in qualche modo conferma l'orientamento pro-hardware dell'azienda giapponese. 

Pokémon Go 2.0

Mentre il numero di giocatori che è riuscito a completare il gioco aumenta, è realistico immaginare che la frenesia Pokémon duri ancora per un po'. Questo giochino piace molto, è più interattivo di tanti altri, sia perché costringe gli utenti a passare del tempo all'aria aperta sia perché li porta ad interagire tra loro. Le stime attuali dei guadagni annuali della app sonno "fermi" a un miliardo di dollari, ma non appena arriverà la conferma della possibilità di inserire annunci pubblicitari e contenuti sponsorizzati le valutazioni sugli introiti futuri subiranno inevitabilmente una nuova impennata. E nulla vieta a Niantic di mettere sul mercato nuovi accessori (a pagamento) per facilitare la caccia.

Quanto a Nintendo, se è vero che attualmente potrebbe non essere la compagnia meglio posizionata per sfruttare al massimo i profitti generati da Pokémon Go, non si può fare a meno di notare come, da un lato, il colosso giapponese sia riuscito a mettere in campo un nuovo gioco vincente. Dall'altro, quanto non sia poi così irrealistico pensare che, dopo il successo di questi animaletti colorati, gli orientali decidano di rilanciare eroi come Super Mario e Zelda. Rigorosamente in versione smartphone. Per un successo globale assicurato.

 




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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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