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Economia

La sentenza europea su Tercas: tutta da rifare la storia dei crac bancari

La Corte di giustizia europea ha annullato la decisione della Commissione Ue che aveva configurato come aiuti di stato il contributo concesso dal Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd) alla Banca popolare di Bari per salvare Tercas nel 2014.


I giudici europei hanno infatti sottolineato come la Commissione abbia commesso «un errore di diritto quando ha ritenuto che le autorità italiane avessero esercitato un controllo pubblico sostanziale nella definizione dell'intervento del Fitd a favore di Tercas». E che dunque le condizioni per qualificare l'intervento del Fondo interbancario di tutela dei depositi come aiuto di stato non erano soddisfatte, dato che questo «non era né imputabile allo Stato italiano né finanziato mediante risorse statali da esso provenienti». Gli errori della Commissione hanno però avuto delle ripercussioni su altre banche italiane che si sarebbero potute salvare grazie all'intervento del Fitd. «La Corte di Giustizia europea ha dichiarato legittimo l'intervento del Fitd su Tercas che fu solo il primo ad essere predisposto e bloccato dalla precedente Commissione europea che cosi bloccò conseguentemente anche i seguenti interventi preventivi del Fitd per i salvataggi delle quattro banche, a cominciare dalla Cassa di risparmio di Ferrara Spa che lo aveva anche approvato in assemblea», dichiara Antonio Patuelli, Presidente dell'Associazione bancaria italiana (Abi). Viste le ripercussioni negative sul settore bancario Patuelli chiede che i risparmiatori e le banche concorrenti italiane vengano adeguatamente e tempestivamente risarcite per i gravi danni subiti per l'errore di diritto compiuto dalla precedente Commissione europea. Dello stesso parere anche gli eurodeputati del Movimento 5 stelle, Mario Furore e Chiara Gemma, che in una nota congiunta scrivono come: «con la vicenda Tercas il sistema bancario e i risparmiatori italiani hanno subìto pesanti ricadute e perdite. L'errore della Commissione, certificato oggi dalla sentenza della Corte Ue, è costato diversi miliardi di euro al nostro Paese. Adesso chi ripaga i risparmiatori italiani e, in particolare, quelli pugliesi?".

Ma facciamo un attimo un salto nel passato per capire la vicenda e le successive decisioni prese dalla Commissione Ue che hanno portato a questo risultato finale. Nel 2013, la Banca Popolare di Bari SCpA (Bpb) manifestò il proprio interesse per la sottoscrizione di un aumento di capitale di Banca Tercas, che era stata posta in regime di amministrazione straordinaria in seguito a delle irregolarità accertate da parte di Banca d'Italia.

Questa manifestazione d'interesse da parte di Bpb era tuttavia subordinata alla condizione che il deficit patrimoniale di Tercas fosse interamente coperto dal Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd), consorzio di diritto privato tra banche, di tipo mutualistico, che ha l'obbligo di intervenire a titolo di garanzia legale dei depositi in caso di liquidazione coatta amministrativa di uno dei suoi membri. Il Fitd ha inoltre anche della facoltà di intervenire in maniera preventiva per sostenere una banca sottoposta al regime di amministrazione straordinaria. Questa mossa è però possibile solo se esistono prospettive di risanamento e se si prevede che l'operazione sia di minor onere rispetto a quello derivante dall'azione del Fitd. E dunque, nel 2014, dopo che si era verificato che un intervento preventivo a favore di Tercas sarebbe stato economicamente più vantaggioso del rimborso dei depositanti della banca in caso di liquidazione coatta amministrativa, il Fitd ha deciso di coprire il deficit patrimoniale di Tercas e di concederle determinate garanzie. Il tutto approvato da Banca d'Italia.

Il 23 dicembre 2015 la Commissione europea ci mette lo zampino e blocca il tutto sostenendo che l'intervento del Fitd, a favore di Tercas, andava a costituire un aiuto di stato illegittimo da parte dell'Italia. E dunque, ne ha ordinato l'immediato recupero. Questa mossa ha poi bloccato le successive opere di salvataggio di altre tre banche del centro Italia. Contro questa decisione, il nostro Paese, Bpb e il Fitd, sostenuto dalla Banca d'Italia, hanno fatto ricorso per annullare la decisione. Con la sentenza del 19 marzo 2019, il Tribunale ha accolto il ricorso annullando quanto stabilito della Commissione, con la motivazione che le condizioni per qualificare l'intervento del Fitd come aiuto di stato non erano state soddisfatte. La Commissione Ue non contenta impugna la decisione ma la Corte di giustizia Ue, riunita in Grande sezione, rigetta il tutto e da definitivamente ragione all'Italia. Ora resta da capire come ci si muoverà visto che a causa un errore della precedente Commissione Ue quattro banche italiane potevano essere salvate.

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Giorgia Pacione Di Bello