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Esenzione IMU, cosa succede se i coniugi vivono in due case diverse

Il Ministero ha chiarito che marito e moglie che dimorano, per motivi di lavoro, in proprietà differenti possono scegliere su quale casa richiedere l’esenzione IMU

Il Ministero dell’Economia ha approvato importanti cambiamenti in termini di esenzione Imu. Una recente riforma ha, infatti, cambiato le regole relative al pagamento dell’Imposta municipale unica sull’abitazione principale per i coniugi che vivono in due case di proprietà differenti per motivi di lavoro.

Esenzione IMU, va scelta la dimora principale

In particolare, si è intervenuto per stabilire in che termini e quante volte sia possibile usufruire dell’esenzione di imposta sulla cosiddetta “abitazione principale”. Secondo quanto stabilito i coniugi che, per motivi di lavoro, dimorano abitualmente in due proprietà diverse possono decidere, a propria discrezione, su quale delle due richiedere l’esenzione dell’imposta.

Il tira e molla tra Ministero e Cassazione

La legge di Bilancio 2022 supera così un vulnus giuridico che, in passato, ha determinato il tira e Molla tra il Ministero dell’Economia e la Corte di Cassazione. La circolare 3/DF del 2012 aveva infatti sancito la liceità dell’esenzione IMU per i coniugi che vivono separati, per esempio a causa di motivi lavorativi.

La Cassazione però con la sentenza n. 20130 del 24 settembre 2020 aveva ribaltato la norma sostenedo che l’esenzione IMU prevista per l’abitazione principale veniva negata perché il contribuente aveva spostato la residenza anagrafica in un immobile in un altro Comune, proprio per esigenze lavorative.

Questo per evitare facili elusioni (si pensi a chi fissa la residenza nella dimora estiva, pur non vivendoci) che venivano perpetrate da coniugi che, pur vivendo sotto lo stesso tetto, fissavano le residenze in due case diffenti per godere del doppio sconto Imu.

La Legge di Bilancio fa chiarezza sulla norma

La realtà, però, è che esistono tante famiglie che devono davvero vivere in comuni diversi per motivi di lavoro e il caterpillar della Cassazione li escludeva da qualsiasi forma di esezione.

Con la nuova norma, invece, si è andati a ristabilire l’equilibrio cercando di contenere gli abusi.

La scelta dell’immobile esente va fatta dal soggetto passivo del tributo, in sede dichiarativa. Di conseguenza, l’onere compete al titolare (proprietario o titolare del diritto reale di godimento) dell’immobile che sarà indicato come destinatario dell’agevolazione.

La decisione va presa in sede di compilazione della dichiarazione IMU riferita al 2022, quindi entro giugno 2023. Il Ministero, inoltre, ha fatto sapere che non verranno corrisposte sanzioni nel caso in cui l’errore del contribuente sia stato causato dall’essersi conformato ad indicazioni contenute in atti dell’Amministrazione finanziaria e dalla stessa successivamente modificate.

Allo scopo, occorrerà barrare il campo 15 relativo all’esenzione e riportare nelle annotazioni «Abitazione principale scelta dal nucleo familiare ex art. 1, comma 741, lett. b), della legge n. 160 del 2019».

Perché non saranno applicate eventuali sanzioni

La circolare, pertanto va a chiarire in maniera definitiva la situazione per i coniugi. Secondo la legge, d’ora in poi, va scelta la casa per cui si vuole richiedere l’esenzione nella prossima dichiarazione IMU e nei controlli non saranno applicate sanzioni, visto che in un primo momento sono state seguite le indicazioni della circolare MEF del 2012 (con la doppia esenzione IMU), per poi ritrovarsi davanti all’interpretazione completamente opposta della Cassazione (nessun esonero per entrambi i coniugi).

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Barbara Massaro