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Economia

Aumentare il gettito fiscale delle sigarette e ridurre il consumo: ecco come fare

Un vero e proprio tesoretto nascosto: 250 milioni di euro in più da raccogliere. Uno studio di The European House  - Ambrosetti

C’è un “tesoretto” nascosto, nelle pieghe del gettito fiscale, qualcosa come 250 milioni di euro in più da raccogliere, solo a volerlo: facendo anche, contemporaneamente, un’opera di bene alla salute pubblica perché con le mosse giuste il gettito fiscale delle sigarette potrebbe aumentare e il nocivo consumo di tabacco diminuire, o almeno non aumentare col gettito. 

Ma il governo, per ora, da quest’orecchio inspiegabilmente non ci sente.

È la conclusione cui giunge uno studio effettuato da The European House — Ambrosetti sull’andamento fiscale delle entrate da prodotti del tabacco, nella seconda release annuale (uno studio realizzato con un contributo di Philip Morris ma, come specifica una nota della società di ricerca, “con la propria totale responsabilità”).

“Dagli ultimi dati di gettito sulle accise forniti dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (agosto 2015) e da una nostra stima sull’IVA”, recita il testo, emerge come il gettito totale derivante dalle imposte sul consumo dei tabacchi” è aumentato nel 2015 “tra 250 e 300 milioni di euro rispetto al 2014, evidenziando un successo della Riforma fiscale”. Il dato è dunque positivo ma non deve far dimenticare che questo gettito è ancora inferiore di ben 300 milioni a quanto totalizzato nel 2012.

Anche perché, rilevano i ricercatori, la riforma ha funzionato ma sta peggiorando il proprio indice di efficienza, a causa di alcuni errori di impostazione che andrebbero corretti: “L’aliquota di base continua a salire, divergendo da un processo di allineamento europeo. In questo modo si attenua lo spostamento della tassazione verso la componente specifica e fissa, sbilanciando nuovamente il sistema verso la componente proporzionale”.

“Quindi, con riferimento al 2016, le stime evidenziano un consolidamento del gettito su valori leggermente superiori rispetto a quelli attuali”, annota la ricerca Ambrosetti passando alle previsioni. “Tuttavia”, aggiunge, “senza una prosecuzione della Riforma intrapresa, non si assisterà nei prossimi anni ad un recupero di gettito, tale da riportarlo stabilmente sui livelli raggiunti nel 2012”. Cosa c’è da migliorare, a questo fine?

Nel 2016, “l’aggiornamento del Prezzo Medio Ponderato (WAP) genererà un aumento dell’incidenza fiscale solamente per i prezzi superiori ai 4,40 euro al pacchetto: questo livello infatti, definito dagli esperti “kick-in price”, rappresenta il prezzo sotto il quale gli aumenti automatici di tassazione, dovuti a questo aggiornamento, non hanno effetto, in quanto si continua sempre a pagare lo stesso onere fiscale minimo”.

Di fatto, con questa estrema progressività fiscale che “grazia” tutti i prodotti di fascia media e medio-bassa, si fa un favore alla diffusione del vizio del fumo, che si contrae tipicamente nell’età in cui risparmiare mezzo euro fa la differenza più che mai…

In questo modo, sottolinea la ricerca, “il sistema fiscale perde gradualmente quell’impronta di equità di impatto sul mercato e sui diversi operatori del settore che era stata alla base delle scelte adottate nella Riforma del 2014, generando effetti asimmetrici sul mercato nel 2016. Basti pensare che circa il 20% dell’intero mercato non sara? interessato da alcun aumento di tassazione.

Cosa fare, in concreto?

I ricercatori avanzano una serie di proposte di modifica alla normativa vigente. “Rimane presente nel mercato un incentivo ad abbassare i prezzi sotto il livello del prezzo-soglia, sotto il quale non si subisce un aumento di tassazione”. Se quindi lo Stato non rialza questo prezzo-soglia, “ritornano sul mercato forti incentivi ad assumere comportamenti opportunistici nella direzione di una competizione di prezzo al ribasso, negativa tanto per le casse dello Stato quanto per le politiche di salute pubblica (e in parte li stiamo già registrando nel 2015)”.

E allora, “sulla base dei risultati del nostro modello di simulazione riteniamo sia necessario aumentare l’onere fiscale minimo di 5euro/kg, a 175 euro/kg”. 
Se poi accanto a quest’aumento, si rialzassero anche l’aliquota di base e l’accisa specifica, l’effetto fiscale globale farebbe aumentare i prezzi di accesso al mercato del tabacco e genererebbe maggiori risorse per lo Stato: circa 150 milioni di euro in più, nel caso del solo aumento dell’Onere Fiscale Minimo; circa +250 milioni nel caso del pieno esercizio dell’intera Delega Fiscale.

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Sergio Luciano