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Economia

Sugar Tax, una nuova stangata senza senso (anche per la salute)

Fatturato in calo causa Covid ma non basta. Il settore delle bibite analcoliche si trova anche la sugar tax che colpisce anche i prodotti senza zuccheri (e rischi per la salute)

"Una tassa inutile e pericolosa", così Giangiacomo Plerini, Presidente di Assobibe, associazione italiana industrie bevande analcoliche, ha definito la Sugar Tax, la cosiddetta tassa dello zucchero che, dopo un lungo iter politico e burocratico, dovrebbe entrare in vigore a partire da gennaio 2022 rischiando di mettere in ginocchio un settore che già da un decennio lamenta un progressivo e costante calo di fatturato.

Un calo lungo un decennio

"Questo provvedimento – ha spiegato Plerini a Panorama.it - ritarda la ripartenza di un settore che è in difficoltà da anni visto che in Italia il consumo di bevande zuccherate è meno della metà di quello della media europea e si tratta di un trend che è in calo da un decennio (-27%)".

Non solo: Assobibe sottolinea come la pandemia abbia contribuito ancora di più a mortificare i consumi in quanto, spiega il capo degli imprenditori delle bibite analcoliche, "ha colpito il canale di vendita che dà maggior profitto al mercato ovvero quello dei consumi fuori casa, del mondo del turismo, delle pause pranzo che sono i momenti in cui si vendono maggiormente i nostri prodotti. Questo canale è stato azzerato a causa del lockdown e giusto ora che lentamente ci si sta riprendendo ci ritroviamo nella situazione in cui tra tre mesi dobbiamo versare all'erario un'imposta che è tutt'altro che piccola".

Pressione fiscale al 28%

Sebbene, infatti, la sugar tax preveda un aumento di soli 10 centesimi a litro di bevanda zuccherata l'effetto a catena che andrebbe a ricadere sull'intera filiera determinerebbe un aumento della pressione fiscale del 28%.

"In questo modo – sottolinea ancora Plerini – l'80% delle imprese, soprattutto le medie e le piccole, passerebbero da un bilancio in attivo a uno in passivo".

"La tassa – spiega il Presidente di Assobibe - prevede sì 10 centesimi al litro, ma il legislatore stabilendo questa cifra, ha pensato ai prezzi al consumo, non a quelli all'ingrosso che sono, in realtà, i prezzi su cui va a pesare l'imposta visto che quelli al consumo non li fa il produttore ma il rivenditore.

Questo meccanismo applicato all'intera filiera determinerebbe un inabissamento dei ricavi con aziende che passerebbero dall'utile alla perdita con le relative conseguenze economico occupazionali. La gente, infatti, comprerebbe di meno, ci sarebbe un calo dei volumi venduti, quindi calo del fatturato e il tutto determinerebbe un collasso della filiera: dalla materia prima al packaging.

Tenendo conto di questi dati si prevede una perdita di 250 milioni di euro solo di materie prime italiane".

Gli effetti della Sugar Tax sulla filiera

L'introduzione della Sugar Tax determinerà, secondo i numeri forniti da Assobibe, una contrazione del 16% del mercato a volume, ovvero -180 milioni di euro di fatturato rispetto al 2019 e -344 milioni di euro se si considera la perdita di giro d'affari nel 2023 rispetto al 2019.

"Alla fine – chiosa Plerini - è una tassa pensata per le imprese che si ripercuote su tutta la filiera e in questo momento storico non c'è bisogno di questo".

Cosa fare adesso

Secondo il leader degli impreditori di bevande analcoliche la politica economica adottata dal Governo Draghi con scelte incentrate verso la crescita e lo sviluppo concede ancora margini di dialogo con l'esecutivo per chiedere l'abrogazione totale del balzello.

"Questo è il momento propizio per aprire un tavolo di trattative col Governo – ha spiegato Plerini - visto che l'esecutivo sta iniziando a lavorare alla prossima legge finanziaria. Per questo la richiesta che abbiamo fatto ai ministri competenti è quella di cancellare del tutto questa tassa. Una tassa pensata in un momento storico molto diverso dall'attuale e ipotizzata sul getttito derivato dai volumi del 2017. E il gettito fiscale atteso per quest'anno sarà di gran lunga inferiore al gettito previsto tenendo in considerazione i volumi del 2017. A conti fatti, si tratta di 140 milioni di euro in meno e di conseguenza mancano proprio le risorse per far sì che il settore possa sopportare l'ennesimo onere fiscale.

"La cancellazione della tassa – specifica ancora il Presidente di Assobibe - non implica il fatto che il mondo dell'impresa del settore non abbia a cuore la salute dei cittadini. Noi crediamo che per contrastare il fenomeno dell'obesità – ragione per cui è stata pensata la tassa – non servano più tasse, ma maggiori investimenti in innovazione e crescita per studiare nuovi prodotti a ridotto contenuto di zuccheri. Per questo, coi soldi risparmiati dalla sugar tax, sarebbe più semplice investire in questa direzione e ampliare la gamma di offerta per contribuire all'ulteriore diminuzione dell' immissione di zuccheri sul mercato".

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Barbara Massaro