Stati Uniti, perché investire in ricerca aiuta la ripresa
Gli Stati Uniti hanno portato al 2,5 per cento la crescita dell’economia nel primo trimestre. Anche grazie alla spesa delle imprese per lo sviluppo che per la prima volta entra nella contabilità del pil e lo rende più grande del 2 per cento.
Gli ultimi dati sullo stato di salute dell’economia americana mostrano alcune sorprese e tendenze importanti. Secondo le prime stime rese note la scorsa settimana, il pil è cresciuto del 2,5 per cento nel primo trimestre dell’anno. Nell’ultimo quarto del 2012 la crescita era stata solo dello 0,4 per cento riflettendo un aggiustamento delle scorte e una contrazione significativa di alcune poste del bilancio federale, in particolare nel comparto della difesa.
Sebbene si tratti di un dato preliminare soggetto a revisioni nei prossimi mesi, l’accelerazione nella prima parte dell’anno, pur al di sotto delle aspettative, appare confermare che l’economia Usa si muove su un sentiero di moderata crescita sospinta dalla favorevole dinamica di consumi e investimenti. Questi ultimi riflettono il maggior vigore della domanda privata irrobustita dal progressivo miglioramento della situazione occupazionale. Negli ultimi 3 anni, il settore privato ha generato qualcosa come 6,5 milioni di nuovi posti di lavoro. Persino il settore finanziario è tornato a contribuire alla crescita del valore aggiunto, elemento che sembra confermare l’inversione di tendenza manifestatasi già nell’ultimo trimestre dell’anno passato. Le migliori condizioni nel mercato del credito, il favorevole andamento dell’occupazione e il ridimensionamento dello stock di abitazioni residenziali disponibili stanno alimentando una risalita del mercato immobiliare.
A fronte della favorevole dinamica nella domanda privata, il bilancio federale continua a moderare lo slancio dell’economia contribuendo negativamente a causa dei tagli lineari di spesa entrati in vigore nell’ambito del «sequester» delle poste di bilancio messo in opera dal Congresso. Nel complesso, forse scontando un accordo tra l’amministrazione e il Congresso per il rientro del «sequester», l’indice elaborato da policyuncertainty.org conferma una diminuzione del grado di incertezza percepito dagli operatori economici nel primo trimestre, fornendo ulteriore trazione alle attese di crescita, pari ad almeno il 2 per cento per l’anno in corso e al 3 per il 2014.
La favorevole tendenza congiunturale potrebbe far passare in secondo piano il sostanziale sforzo di adeguamento, da parte dell’agenzia statistica americana Bea, della contabilità nazionale agli standard internazionali aggiornati sotto l’egida delle Nazioni Unite. A partire dal luglio prossimo, l’economia Usa sarà di circa il 3 per cento più grande, in seguito alla revisione di alcune poste, tra cui le spese in ricerca e sviluppo che verranno retroattivamente incluse tra gli investimenti. Queste ultime, da sole, faranno lievitare il pil di oltre il 2 per cento, confermando il ruolo che questa moderna forma di investimenti svolge nell’economia. In Italia, la ricerca e sviluppo è poco più dell’1 per cento del pil, un risultato che la rende fanalino
di coda fra le economie avanzate.
* direttore del dipartimento di Economia globale presso il Center for international governance innovation (Cigi) di Waterloo, Canada