Credito di imposta e rimborsi per le spese di sanificazione
Ansa
Economia

Credito di imposta e rimborsi per le spese di sanificazione

E' caos per quanto riguarda

Confusione, confusione e ancora confusione. Palazzo Chigi anche sul tema del bonus sanificazione è riuscito a creare un disordinato elenco di regole e norme di difficile comprensione che lasciano disarmati sia gli esercenti che devono operare la sanificazione dei locali commerciali per poter riaprire nella fase 2 dell'emergenza Coronavirus sia gli stessi operatori che non sanno come muoversi a livello legale e fiscale.

Il motivo è presto detto. In teoria all'interno del Decreto Cura Italia è previsto un credito d'imposta al 50% valido per tutto il 2020 per un importo massimo di 20.000 euro per la spesa di pulizia straordinaria e disinfezione di uffici e aziende, un obbligo previsto dalla legge che comporta spese e oneri.

Le agevolazioni fiscali però arrivano in ordine sparso e creano confusione. In particolare non è chiaro se oltre alle opere di sanificazione sono detraibili anche le spese sostenute per l'acquisto di strumenti di protezione individuale dei lavoratori (guanti, mascherine, visiere, tute protettive).

Queste ultime secondo quanto recita l'art.43 del Dl18/2020 sarebbero, invece, sottoposte a un rimborso diretto grazie a un fondo da 50 milioni previsto dall'Inail che dovrebbe essere emesso, però, solo a favore delle aziende.Tradotto significa che i datori di lavoro comprano tutto ciò che serve per mettere in sicurezza i dipendenti e poi Inail risarcisce direttamente l'impresa con un importo massimo di 500 euro per ogni addetto e 150.000 euro a impresa.

Il credito d'imposta, invece, da quel che si capisce dal farraginoso decreto, sarebbe valido solo per le spese periodiche di sanificazione e il beneficio fiscale questa volta sì che riguarda i soggetti esercenti attività d'impresa, l'arte o la professione. Per l'attuazione di questa norma occorre aspettare, però, un decreto interministeriale dello Sviluppo economico e dell'Economia.

C'è poi un terzo elemento che va a intersecarsi con i precedenti due ed è contenuto nell'articolo 30 del decreto legge n. 23/2020 e prevede l'estensione del credito d'importa anche per l'acquisto di dispositivi di protezione individuale nel terzo settore e per artisti e professionisti. In pratica quel che succede è che le imprese hanno diritto al rimborso diretto dei dispositivi, mentre gli artisti, i professionisti e il terzo settore hanno diritto a un credito d'imposta sugli acquisti effettuati.

Quindi la questione al momento è capire chi ha diritto a cosa e in che forma e soprattutto aspettare il decreto attuativo perché senza quello sono le solite parole al vento. Inoltre, a differenza di quanto accade per il bonus affitti, l'erogazione del credito non sarà immediata ma bisognerà prima sostenere la spesa, avere tutte le certificazioni e poi procedere alla richiesta presentando tutti i modelli e i moduli necessari e anche su questo fronte il governo è ancora in alto mare.

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Barbara Massaro