Cos'è il Qe, il quantitative easing della Bce
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Economia

Cos'è il Qe, il quantitative easing della Bce

Come funzionano, a grandi linee, le misure che la Banca Centrale Europea ha messo a punto per spingere l'economia

Il 22 gennaioMario Draghi, presidente della Banca Centrale Europea (Bce), ha annunciato il suo quantitative easing (Qe). Si tratta di una misura straordinaria che ha lo scopo di rilanciare l'economia dell'Eurozona, facendo scendere il costo del debito degli stati e i tassi di interesse, rilanciando il mercato del credito e fermando la deflazione, cioè il calo dei prezzi al consumo che si registra oggi in diversi paesi del Vecchio Continente. Ecco di seguito una spiegazione di come funziona il Qe e di quali effetti può avere.


Cos'è il Qe

Quantitative easing è espressione inglese che in italiano, tradotta alla lettera, significa alleggerimento quantitativo. E' una misura con cui la banca centrale effettua degli acquisti programmati di titoli finanziari (in particolare di bond, cioè di obbligazioni) negoziati sul mercato. In questo modo, a intervalli regolari, la Bce immette nel sistema finanziario una massiccia dose di liquidità che serve appunto per comprare i titoli.

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Gli obiettivi

Lo scopo delle autorità monetarie che effettuano il quantitative easing è (in linea massima) quello di ampliare la quantità di moneta in circolazione, in modo da stimolare l'economia. È ciò che hanno già fatto negli anni scorsi, molto prima della Bce, altre banche centrali extra-europee come la Federal Reserve americana, la Bank of England britannica e la nipponica Bank of Japan. Ora, anche la Bce si appresta a muoversi nella stessa direzione con delle misure di cui non si conoscono ancora i dettagli. Si parla dell'immissione complessiva nel sistema finanziario di 1.000 miliardi di euro da qui al 2016 impiegati per lo più in acquisti programmati di titoli di stato dell'Eurozona di media e lunga scadenza.

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Gli effetti immediati sul mercato

Se la la Bce compra delle obbligazioni, la domanda sul mercato di quest'ultime sale. Di conseguenza, anche i prezzi dei titoli crescono mentre i loro rendimenti scendono. Se infatti il valore di un'obbligazione (che dà un interesse prestabilito) è più alto rispetto al passato, chi la acquista oggi porta a casa ovviamente un rendimento netto inferiore, rispetto a quello incassato da chi se l'è messa nel portafoglio qualche mese fa. Dunque, se per esempio la Bce acquista delle obbligazioni governative, cioè dei buoni del tesoro dell'area euro, i rendimenti dei titoli si abbassano e i paesi che li hanno emessi ottengono subito un vantaggio: devono pagare un po' meno interessi per finanziare il proprio debito pubblico.

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Le conseguenze (possibili) per l'economia

Oltre a dare beneficio ai conti pubblici dei governi, che avrebbero così un po' più di risorse per sostenere la crescita economica, il quantitative easing può avere però effetti positivi anche sul sistema creditizio. La banca centrale, infatti, compra i titoli di stato anche e soprattutto dagli istituti di credito del Vecchio Continente, che hanno le casse piene di bond governativi. Con i soldi ricevuti da Francoforte, le banche dovrebbero in teoria essere stimolate ad allargare i prestiti concessi alle famiglie e alle imprese.

Più soldi in circolazione

Il Qe può avere effetti positivi anche sulle borse. Se i rendimenti delle obbligazioni scendono e i prezzi salgono, infatti, le attività finanziarie delle famiglie si rivalutano e la maggiore ricchezza generata inizia a spostarsi su asset più rischiosi come le azioni, che sui listini cominciano a viaggiare con il turbo. Inoltre, avendo un po' più soldi a disposizione grazie al rivalutarsi delle loro attività finanziarie, i consumatori sono portati a spendere un po' di più, allontanando così il rischio di una deflazione generata dalla crisi.


I rischi di un flop

Le iniezioni di liquidità delle banche centrali possono però avere anche un effetto perverso, cioè dare troppo fiato alla speculazione, generando una bolla sui mercati. Inoltre, se il quantitative easing ha funzionato bene in altri paesi come gli Stati Uniti, non è detto che abbia gli stessi effetti nell'Eurozona. L'economia d''Oltreoceano, a differenza di quella europea, riceve infatti una spinta notevole dal mercato dei capitali. Nel Vecchio Continente, invece, la principale fonte di finanziamento per le imprese e per l'economia sono le banche. E non è detto che gli istituti di credito, inondati di liquidità dalla Bce, la usino poi per sostenere le aziende e riaprire i rubinetti dei prestiti alle famiglie. Le banche, infatti, potrebbero usare le risorse in arrivo da Francoforte per fare una montagna di profitti sui titoli che hanno nel portafoglio, come ha dimostrato anche la storia recente.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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