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Spid a pagamento con InfoCert: ecco cosa cambia per i cittadini (e come non pagarlo)

Spid a pagamento con InfoCert: ecco cosa cambia per i cittadini (e come non pagarlo)

I costi dell’abbonamento e come recedere. Intanto il governo tratta il rinnovo delle convenzioni con i gestori, mentre cresce il peso della Carta d’Identità Elettronica

Spid, da oggi si cambia. Accedere gratuitamente ai servizi online della pubblica amministrazione con Spid tramite InfoCert non sarà più possibile, scatta l’abbonamento, come nel caso di Aruba. E intanto si lavora al rinnovo delle convenzioni tra governo e gestori, con un futuro incerto.

Spid a pagamento dal 28 luglio: per chi scatta l’abbonamento e come recedere per non pagare

Dopo dieci anni di gratuità, InfoCert ha deciso di introdurre un abbonamento annuale di 5,98 euro (IVA inclusa).Da oggi chi desidera continuare a usare Spid con la società del gruppo Tinexta dovrà dare il consenso esplicito al pagamento: senza questo passaggio, il servizio verrà automaticamente disattivato, ma non verranno addebitati costi. Per chi non accetta il nuovo modello, il recesso è possibile e gratuito. Le modalità sono due: inviare una PEC a [email protected] oppure una raccomandata con ricevuta di ritorno alla sede di InfoCert a Roma. In alternativa, è possibile ricevere assistenza tramite il sito ufficiale infocert.it, la web chat o il call center al numero 049 78 49 360. La mossa di InfoCert segue quella già compiuta da Aruba qualche mese fa, mentre il governo punta con decisione a sostituirlo gradualmente con l’identità digitale basata sulla Carta d’identità elettronica (CIE) e sul futuro IT-Wallet. Tuttavia, non tutti i gestori Spid hanno scelto la strada della monetizzazione: PosteID, che da sola gestisce oltre il 70% delle identità digitali attive, mantiene per ora il servizio gratuito.

Spid, convenzioni in bilico e un futuro sempre più CIE-centrico

Il passaggio a un modello a pagamento da parte di alcuni provider è determinato dal “difficile” rapporto tra gestori e governo, che da anni discutono in cerca di una soluzione. Le convenzioni originarie sono scadute a fine 2022 e sono state prorogate d’urgenza dall’Agenzia per l’Italia Digitale fino all’aprile 2023. A ottobre 2023 sono state firmate nuove intese, ma i 40 milioni di euro promessi come sostegno economico sono stati sbloccati solo a marzo 2025, dopo due anni di incertezza, lamentano i gestori. E ora? Le attuali convenzioni scadranno il prossimo ottobre e dal 9 luglio scorso è iniziata la finestra di tre mesi prevista per aprire formalmente le trattative per il rinnovo. Una partita delicata sulla quale incombe l’obiettivo imposto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR): il 70% della popolazione deve avere un’identità digitale entro giugno 2026. Traguardo ormai vicino, anche grazie ai 40,5 milioni di Spid emessi finora, gratuitamente. Si lavora a un’intesa ma intanto l’orientamento dell’esecutivo è di rendere la Carta d’identità elettronica lo strumento principale per accedere ai servizi pubblici. Il suo utilizzo è in forte crescita. Il rapporto d’uso tra CIE e Spid, che un tempo era di 1 a 20, si è ora ridotto a 1 a 10, segno che il passaggio alla nuova infrastruttura digitale è già in atto.
Il futuro dello Spid è sempre più legato dunque alla sostenibilità economica per i gestori e alla volontà politica di semplificare l’accesso ai servizi pubblici, riducendo il numero di sistemi. Per i cittadini alle prese tra costi, rinnovi e alternative gratuite, l’identità digitale diventa sempre più una questione non solo tecnologica, ma anche economica.

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