Economia

Perché le famiglie italiane sono sempre più povere

Secondo Bankitalia, a influire negativamente sulla ricchezza c’è il calo dei prezzi delle case, che costituiscono sempre il grosso del patrimonio

La crisi sembrerebbe essere passata, ma i suoi effetti purtroppo continuano a farsi sentire sulle famiglie italiane, sul loro livello di ricchezza, o forse meglio sarebbe dire, su quello di povertà.

E una conferma di questo scenario poco incoraggiante arriva da un'indagine condotta dalla Banca d'Italia su oltre 7.000 nuclei familiari, che ne analizza i bilanci domestici con riferimento al 2016. Ebbene, quello che emerge è che lo spettro della povertà continua ancora a minacciare le sorti di un individuo su quattro.

Nel 2016, infatti, per quanto il reddito medio sia tornato ad aumentare, il rischio povertà è salito al 23% (era il 19,6% nel 2006), il massimo storico mai toccato prima. Ma quali sono i fattori che stanno influendo più negativamente sul valore del patrimonio degli italiani?

Immobili, valori in discesa

Secondo lo studio realizzato da Bankitalia, tra il 2006 e il 2016 la ricchezza netta delle famiglie è diminuita del 5%, quasi interamente per effetto del calo dei prezzi delle case, che costituiscono sempre il grosso del patrimonio degli italiani.

A fine 2016, infatti, quasi il 70% delle famiglie italiane possedeva l'abitazione di residenza e circa un quarto di esse aveva anche altri immobili. Il crollo dei prezzi degli immobili quindi, ha fatto sì che questa parte di ricchezza diminuisse vistosamente, contribuendo a rendere più povere molte famiglie.

Il fattore disuguaglianza

A preoccupare poi contribuisce un altro deprecabile fenomeno, quello dell’aumento delle disuguaglianze economiche nel nostro Paese.

A testimoniarlo in maniera incontrovertibile c’è il fatto che il 30% più povero delle famiglie detiene appena l'1% della ricchezza nazionale, pari a circa 6.500 euro, mentre il 5% delle famiglie più ricche detiene il 30% della ricchezza complessiva, con un patrimonio netto pari a 1,3 milioni di euro.

Allarme Mezzogiorno e immigrati

Tornando alla povertà, come detto, è aumentata la quota di individui a rischio, definiti come coloro che dispongono di un reddito medio inferiore al 60% di una soglia fissata a 830 euro al mese circa nel 2016.

E l'incidenza di questa condizione interessa soprattutto le famiglie giovani, del Mezzogiorno, o degli immigrati: nel caso di questi ultimi, ad esempio, sono a rischio povertà ben il 55% degli individui (contro il 33,9% nel 2006).

Ma una crescita consistente si verifica anche al Nord del Paese, con il rischio povertà passato dall'8,3% al 15% degli individui. Da notare infine che negli ultimi 10 anni, ovvero fino al 2016, tale rischio è diminuito solo tra le famiglie con capofamiglia pensionato o con oltre 65 anni.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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