Madia
ANSA/ LUCA ZENNARO
Economia

Pa, ecco la soluzione per i precari storici

Il progetto del ministro Madia prevede la possibilità di spostare fondi per posti a tempo verso assunzioni stabili

Potrebbero arrivare già per la metà di febbraio le prime indicazioni chiare sulla strada che il governo intende seguire per debellare la piaga del precariato nella pubblica amministrazione. Per quella data infatti è atteso il decreto attuativo della riforma della Pa messa a punto dal ministro Marianna Madia. Contestualmente si potrebbe dunque mettere mano anche all’annosa questione delle assunzioni a tempo indeterminato per tutti quei lavoratori del settore pubblico che da anni svolgono la propria attività in regime di assoluta flessibilità contrattuale. Ma cerchiamo di fare chiarezza su quello che è il panorama dei cosiddetti precari storici della Pa e quali potrebbero essere le decisioni in merito da parte del governo.

Un esercito di precari

Secondo gli ultimi dati forniti dalla Ragioneria generale dello Stato, attualmente si conterebbero nel settore pubblico 82mila dipendenti a tempo determinato e altri 37mila con contratti di collaborazione. Numeri che sommati a tutte le altre forme di lavoro flessibile porta a circa 300mila unità l’esercito di precari che operano nella pubblica amministrazione. Un conteggio dal quale tra l’altro mancano gli oltre 57mila addetti tra regioni ed enti locali e i 30mila nella sanità.

L’idea del governo

Quello a cui starebbe lavorando il ministero della Funzione pubblica è una soluzione che rispecchia il modello utilizzato l’estate scorsa per risolvere la vertenza delle maestre delle scuole d’infanzia. In pratica si dovrà trovare il sistema di spostare fondi utilizzati finora per rinnovare contratti a tempo, verso assunzioni a tempo indeterminato.

Le vie percorribili

Per ottenere questo risultato la via burocratica a cui si sta lavorando prevedrebbe di consentire alle amministrazioni di prendere in pianta stabile chi ha passato un concorso e garantire delle riserve, a chi da anni lavora nel pubblico, nei futuri bandi. Un sistema che salverebbe comunque la possibilità di effettuare nuovi reclutamenti, e d’altra parte cercherebbe di sanare la piaga del precariato.

I tempi della riforma

Ovviamente un percorso di questo tipo non potrebbe realizzarsi in tempi brevi. Il programma di assorbimento dei precari prevede infatti che le assunzioni stabili siano spalmate su un periodo di circa due anni, ovvero dal 2018 al 2020.

La posizione dei sindacati

Le sigle sindacali del settore pubblico guardo con comprensibile fiducia a un intervento di questo tipo. Si affrettano però anche a chiedere che esso venga reso operativo in tempi rapidi, in modo da non mortificare le tante professionalità che da anni prestano nel pubblico la loro attività senza nessuna garanzia sul proprio futuro lavorativo.

Anche l’Europa ce lo chiede

L’intervento sui precari del settore pubblico tra l’altro, non è un tema caldo solo per i sindacati. Su questa questione infatti da tempo è intervenuta anche l’Unione europea chiedendo al più presto una soluzione. Un motivo in più per aspettarsi dunque in tempi brevi una proposta in merito dal ministro Madia.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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