Mps, perché perde tanto in Borsa
Il titolo del Monte dei Paschi in forte calo a Piazza Affari. Timori per la ricapitalizzazione che potrebbe superare gli importi previsti
Un tonfo di quasi il 6%. E' la performance registrata questa mattina a Piazza Affari daltitolo del Monte dei Paschi di Siena, che è il peggiore del listino. Nell'ultimo mese, le azioni della banca toscana hanno ceduto oltre 12 punti percentuali mentre in un semestre il calo raggiunge dimensioni da capogiro: -70% circa. Il crollo in borsa ha origine da diversi fattori: le incognite sulla futura ricapitalizzazione dell'istituto, il ruolo della fondazione Mps nell'azionariato e le possibili aggregazioni con qualche altra banca italiana, in particolare con il gruppo Ubi. Ecco, più nel dettaglio, cosa bolle in pentola a Siena e dintorni.
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La ricapitalizzazione in vista
A pesare di più sulle quotazioni di Mps, che oggi si muovono poco sopra il prezzo di 40 centesimi, sono i dubbi della comunità finanziaria sul prossimo aumento di capitale. Essendo stato bocciato agli stress test, cioè all'esame sulla solidità patrimoniale degli istituti di credito effettuato dalla Banca Centrale Europea, il Monte dei Paschi di Siena dovrà dotarsi di nuova liquidità per circa 2,5 miliardi di euro. Nei prossimi mesi, dunque, ci sarà un aumento di capitale che, secondo alcune indiscrezioni circolate in questi giorni, potrebbe avere però delle dimensioni superiori al previsto. La cifra di cui si parla è attorno ai 3,5 miliardi di euro, 1 miliardo in più rispetto a quanto preventivato inizialmente. Il che, rappresenta senza dubbio una cattiva notizia per chi detiene le azioni della società. Ogni aumento di capitale, infatti, comporta l'immissione sul mercato di nuovi titoli, che vengono collocati a prezzi scontati rispetto a quelli già in circolazione, con un effetto-zavorra sui prezzi.
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Le alleanze possibili
Un altro fattore che preoccupa gli investitori di Piazza Affari sono le incognite sul ruolo di Mps nel sistema bancario italiano. Con tutti i problemi che ha, l'istituto toscano potrebbe non farcela a camminare con le proprie banche e potrebbe dunque decidere di unirsi con altre grandi banche nazionali. Il candidato più adatto a dar vita a future aggregazioni oggi è il gruppo Ubi, una della maggiori banche popolari italiane che, nei prossimi 18 mesi, dovrebbe trasformarsi in una società per azioni (spa). A stabilirlo è un decreto approvato di recente dal governo che, se verrà convertito in legge, renderà gli istituti popolari scalabili da altri gruppi o protagonisti di possibili fusioni. In questo scenario, però, si aprono alcune incognite riguardo al futuro ruolo della Fondazione Monte dei Paschi, ex-azionista di maggioranza della banca e oggi detentrice di una piccola quota del 2,5%. Nelle scorse settimane, sono circolate voci (ancora tutte da confermare) sulla volontà della Fondazione di non partecipare al futuro aumento di capitale di Mps, che comporterebbe per gli ex azionisti di maggioranza un esborso di almeno 62 milioni di euro.
Cosa pensano gli analisti
Vista l'aria che tira, negli ultimi giorni gli analisti delle case d'affari non sono stati particolarmente teneri nei confronti del titolo di Mps, nonostante i ribassi degli ultimi mesi che fanno sperare in un rimbalzo. Gli esperti di Hsbc, per esempio, hanno appena tagliato il prezzo obiettivo (target price) sulle azioni della banca toscana, da 56 a 42 centesimi, confermando il proprio rating underweight (sottopesare nel portafoglio). Una limatura del target price delle azioni c'è stato anche da parte dell'ufficio studi di Deutsche Bank che, il 20 gennaio scorso, lo ha abbassato da 1,1 a 1 euro, mantenendo però il consiglio di tenere il titolo nel portafoglio.