Perù
(Ansa)
Economia

Il Green Deal del Perù

Un paese ricco, ricchissimo di risorse naturali ma gestite in maniera errata e con conseguenze dirette sui prezzi delle materie prime

Circa un anno fa Robert Friedland, fondatore e co-presidente esecutivo di Ivanhoe Mines, ha detto che i politici che parlano di transizione dai combustibili fossili all'energia e ai trasporti a basse emissioni di carbonio non capiscono realmente l'entità della trasformazione che si propongono di realizzare. "Stanno parlando di eliminare la combustione di carbone e idrocarburi senza alcuna idea, in realtà, di ciò che ci vorrà effettivamente" sostiene Friedland.

Ai fini di una maggior comprensione di quali siano i costi sociali ed ambientali dell’approvvigionamento dei metalli per la transizione “verde” quanto sta avvenendo in Perù in queste settimane è un’ottima cartina di tornasole. Utile a comprendere perché i cittadini europei, spalleggiati proprio da quelle stesse associazioni ambientaliste che pretendono una transizione verde accelerata, si oppongano fermamente a qualsiasi ipotesi che preveda l’apertura di una miniera "nel proprio giardino" scordandosi come sono entrati nell'era dell'elettricità, delle luci domestiche, dei telefoni e degli elettrodomestici, dei motori e dei generatori.

Le proteste e i blocchi stradali nelle Ande meridionali del Perù, i peggiori verificatisi da decenni, con scontri tra manifestanti e forze di sicurezza che hanno provocato la morte di 48 persone, stanno bloccando la produzione di rame del secondo produttore mondiale. Innescando previsioni di un ulteriore aumento dei prezzi del metallo rosso in un mercato già teso per la riapertura dell'economia cinese affamata di risorse. Le interruzioni della fornitura dal Perù sono semplicemente un altro fattore che spinge verso l’alto i prezzi di un metallo ormai divenuto indispensabile per i piani climatici occidentali. Quest’ultima riacutizzazione dei problemi di lunga data del Perù con l'industria mineraria, ha indotto ulteriore volatilità che potrebbe portare i prezzi del rame fino a $ 12.000 per tonnellata.

Il Perù è afflitto da quelle che viene definita maledizione delle risorse: la sua abbondanza di risorse naturali invece di favorirne la crescita economica lo rende preda di sistemi politici autocratici o corrotti. L’Osservatorio dei conflitti minerari dell’America Latina nella sua mappa elenca 264 conflitti connessi alle attività minerarie: 46 di questi sono in Perù. Oltre la metà di questi conflitti sono dovuti a crisi dell’approvvigionamento idrico: di questi 23 sono in Perù. Nel luglio 2021, l'Ufficio del Difensore civico del Perù, un'organizzazione che protegge i diritti e le libertà fondamentali degli individui e delle comunità peruviane e monitora le prestazioni dello stato, segnalava 195 conflitti sociali nel paese, il 63,8% dei quali erano legati all'estrazione mineraria.

Nonostante le sue risorse idriche, il Perù è soggetto a forti stress idrici a causa della distribuzione ineguale dell’accesso all’acqua ed allo scioglimento dei ghiacciai nella regione andina. Si ritiene che la scarsità d'acqua e gli elevati investimenti minerari siano i due fattori che aumentano la predisposizione al conflitto nella regione. Il consumo d’acqua del settore minerario appare un evento scatenante: secondo la National Water Authority (ANA) l'inquinamento di 16 dei 21 fiumi del paese sarebbe dovuto ad attività minerarie o industriali presenti o passate.

Nel 2020, il Ministero della sanità peruviano ha dichiarato che circa 10 milioni di peruviani, quasi un terzo della popolazione, erano a rischio di esposizione a metalli pesanti e ad altre sostanze tossiche. Tra questi, 6 milioni erano esposti ad arsenico e ad altri semimetalli come germanio, e tellurio. Tra le zone dove la popolazione corre il rischio di essere esposta a sostanze tossiche è stata identificata l’intera regione andina. La mancanza di acqua potabile pulita, secondo i residenti del distretto di Espinar è legata alla miniera di rame, argento e oro di Antapaccay di Glencore, oggetto di gravi scontri in questi giorni.

Nel maggio del 2021, Amnesty International ha pubblicato uno studio, secondo le cui analisi, su individui appartenenti a 11 comunità e sui campioni d'acqua prelevati vicino alle miniere, i livelli di metalli e sostanze tossiche rilevate rappresentavano un rischio per la salute della popolazione della zona. L'indagine ha riscontrato livelli elevati di arsenico, manganese, cadmio, piombo e mercurio in campioni del sangue e urine nel 78% delle persone che hanno partecipato volontariamente ai test. L'area di influenza delle attività estrattive della miniera di rame di Antapaccay comprende i fiumi Cañipia e Salado: solo in una delle 43 località, attorno alla miniera, da cui sono stati prelevati dei campioni, è stata trovata acqua adatta al consumo umano.

Glencore ha affermato che le tracce di metalli nell'acqua e negli animali erano una conseguenza normale di un “ambiente ricco di minerali” senza comunque rispondere allo studio di Amnesty che collega l'attività mineraria ai residui tossici nelle riserve idriche. Secondo la Plataforma Nacional de Afectados, un’organizzazione nazionale peruviana per le persone affette da metalli tossici, su 157 punti d'acqua analizzati, nella provincia di Espinar, 129 contengono metalli pesanti. Mentrea causa della mancanza di acqua pulita e della contaminazione da metalli tossici, gli animali delle mandrie dei residenti sono morti o hanno abortito, e la gente si è ammalata gravemente il gigante minerario con sede in Svizzera ha recentemente pianificato di investire 1,47 miliardi di dollari per ampliare la sua miniera.

Secondo il londinese Times La Oroya è uno dei dieci luoghi più contaminati del mondo e sempre secondo il Times cinque dei dieci luoghi più contaminati del mondo, lo sono a causa dell’attività mineraria. A far scalare questa poco prestigiosa classifica a questa città di 24.000 anime, nella regione andina peruviana, a 3.800 metri sul livello del mare è stata la fonderia, costruita più di 50 anni fa senza né filtri né depuratori, per processare i minerali estratti dalle miniere di Cerro de Pasco, ma non solo. La fonderia, attualmente in gravi difficoltà economiche, in questi anni ha continuato ad operare senza mostrare interesse per i danni causati all'ambiente e alla popolazione.

Uno dei problemi più gravi è la contaminazione da metalli pesanti, in particolare il piombo, il cui livello nel sangue della popolazione e in particolare dei bambini, supera di gran lunga le soglie di tolleranza definite dall'OMS. Gli studi condotti sul sito indicano che il 98% dei bambini che hanno tra i 6 mesi ed i 12 anni, hanno ancora alti livelli di piombo nel sangue. La percentuale raggiunge il 100% a La Oroya Antigua, l'area della città più vicina al complesso industriale. Nell’area della fonderia si nota che le montagne sottovento sono senza la minima traccia di vegetazione: tutto viene ucciso dai fumi della fonderia. Successivamente interviene la pioggia e, quindi, il deflusso contaminato, che si snoda verso i corsi d'acqua esistenti. La falda acquifera situata al di sotto della falda alluvionale può essere inquinata in questo modo da livelli elevati di metalli pesanti.

Queste sono le ragioni che rendono il Perù una polveriera pronta ad esplodere. La crescita e la diffusione dei social media hanno permesso ai gruppi locali di essere più consapevoli della loro situazione e di essere in grado di comunicare e coordinarsi per pianificare proteste allo stesso tempo e tenersi reciprocamente informati, consapevoli ed aggiornati. E se per l’Occidente pare che il carbonio sia l’unica priorità, in realtà, ciò che è realmente essenziale per la vita umana è l'acqua. I governi di questi paesi saranno progressivamente posti sotto pressione per soddisfare le richieste locali di standard di vita accettabili e presto il treno della transizione “green” potrebbe deragliare sulla spinta del nazionalismo delle risorse.

I più letti

avatar-icon

Giovanni Brussato